Nebulosa Testa di Cavallo

 La mia moleskine nel cassetto. Io so che è lì, nelle cose silenziose da non portarsi avanti.
La voce comanda l'occhio a guardare ancora il cassetto color senape bronzato, le venature ocra e chissà quante altre sfumature all'interno di quei pigmenti. Preferisco soffermarmi sui colori, mi serve per ingannare la mente, provando a farmi passare la voglia di andare a prendere quella maledetta moleskine, quella con la copertina nera e le mille parole che non ho esibito, quelle solo mie, solo per me, dietro la molla. L'idea che qualcuno possa interpretarle malamente, mi mette ansia, l'idea che qualcuno mi conoscesse per una prima volta attraverso quelle parole, mi angoscia a tal punto da pensare di preferire di non vederlo mai in faccia. Insomma, esistono cose da chiudere, stringere a sè, senza assoluta condivisione. Anzi, dovremmo prendere distanza da noi stessi, quando diventiamo estranei, diversi, distorti, perchè comunque qualcun'altro che ci conosce, o ci ha conosciuto, dirà sempre di sapere qualcosa in più che non sappiamo o abbiamo poca coscienza per vedere, con quella presunzione fastidiosa che oltrepassa ogni virgola e natura, e così che noi faremmo credere loro di avere ragione, che è proprio così che siamo, come loro ci interpretano, ci vedono, inclusi madri, padri, fratelli, sorelle e amici. Come se non sapessero quello che dicono quando lo dicono, che poi è diverso da come lo pensano, da come ci pensano, quando ci utilizzano come argomento del giorno, come argomento da bar o come passatempo. Per me questa pura esuberanza surreale, tipo Dalì, con gli orologi ovunque, gli orologi che non amo molto ma forse sono l'unica cosa temperata di questa mia strofa di esistenza, si atteggia noiosa e spigolosa in un sabato pomeriggio qualunque, quando gli ormoni divampano nell'era fisiologica femminile, tipo nebulosa Testa di Cavallo. Peccato però che è ancora giorno.