Onironauta

Da bambina credevo che la mia casa potesse diventare mare. Se fossi riuscita a serrare porte e finestre per bene, rovesciando grandi quantità d'acqua avrei cominciato a fluttuare come una sirena e l'acqua pian piano mi avrebbe portata senza sforzo a raggiungere la vetta del soffitto.
Il mio corpo sarebbe stato leggero di piuma e tutto intorno Debussy a ricordarmi dell'anima e del suo gioco immortale.

Allora ho scritto su di me una storia di mare e corpi leggeri. Di ululati in stanze chiuse che l'acqua vuol soffocare.
Di vita attraverso la vita. Che abbatte. Rinvigorisce. Riprende. E abbandona.
Senza peso.
Un nuotare alato di farfalle notturne. Mentre fuori tutti stonano, io sono dentro. 
Volteggio senza tempo come acrobata senza rete di sicurezza.