Passamontagna

Erano in dieci e forse anche di più. Col passamontagna, pistole, e ferri per scassinare. Un'operazione chirurgica, fredda, calcolata. Repentina. Il vomito.
Alle quattro del mattino ho assistito ad una rapina. Ho assistito come si assiste in sala ad un film che scorre sullo schermo.
Come il meditatore testimonia l'avvicendarsi della propria battaglia interiore, senza intervenire. La danza di demoni, il samsara, il fluire incontrollato.

Parlo di fatti, di realtà. Ma parlo anche di metafore. Poco prima un camion mi è passato addosso. Reale. Nel mio stomaco.

Siamo sempre i rapinatori di qualcuno. Il tram senza controllo che si abbatte sull'anima senza ritegno.

Mi è stato tolto qualcosa. Mi è stato rubato qualcosa. Un figlio mai nato, un bavaglio intorno al viso per silenziare di me tutto. L'incomunicabilità che resta e questo rigetto da tenere sotto controllo.

Io butto il cuore oltre l'ostacolo, perché così ho imparato a sopravvivere. Ma ho assistito ad un furto adesso e mi resta solo una pace scomoda.

Respiro, a fatica.