Regine seducenti

Abramo Minozzi aveva delle generalità un pó particolari, il nome faceva pensare ad un’origine ebraica ma si sa che gli appartenenti a quella religione si sposano fra di loro, il cognome era quello di un attore comico del varietà in verità molto simpatico, che avesse preso da lui il suo innato senso dello humour? Di padre italiano e di mamma tedesca sin da piccolo parlava due lingue, dopo la licenza di maturità fu iscritto anche per comodità alla International School che si trovava vicino alla sua abitazione di piazza Bologna. In tre anni apprese anche francese, l’inglese e lo spagnolo, era diventato un poliglotta. In tempi di scarsezza di posti di lavoro non aveva avuto problemi a impiegarsi come traduttore simultaneo in alcune rappresentazioni e convegni parlati in lingua originale, era diventato inoltre scrittore di articoli per un giornale, era stato apprezzato dal direttore per il suo stile in romanesco di ‘fotografare’ l’atmosfera degli spettacoli. Andò in crisi allorché ebbe l’incarico di recarsi all’ambasciata iraniana dove nel teatrino interno era stata programmata una commedia nella lingua ‘FARSI’ a lui completamente sconosciuta. Il titolo scritto nel menu dell’esibizione gli fu gentilmente tradotto in italiano da una signora di nero vestita con indosso lo HIJAB, il viso scoperto era interessante, sorridente, piacevole, attirò l’attenzione di Abramo da sempre sensibile al fascino femminile. La signora presentatasi come Amira Akter si era seduta in una fila laterale del teatrino, Abram pensò bene di rimanere in piedi appoggiandosi al muro lì vicino pur essendosi un posto libero vicino a lei, aveva in passato sentite poco rassicuranti notizie sugli usi iraniani in merito alla promiscuità fra uomini e donne, non voleva correre rischi di spiacevoli sorprese. Durante l’intervallo fu la signora ad avvicinarsi a lui: “Sono Amira Akter, la moglie di un attaché dell’ambasciata, mio marito Darab Kemal non è intervenuto allo spettacolo perché in servizio, può sedersi vicino a me, qui siamo in Italia e qualcosa è cambiato nel nostro comportamento anche se devo riconoscere che rispetto a voi siamo ancora al Medio Evo.” Da vicino Amira emanava un profumo sessualmente piacevole, una profumazione naturale che mandò su di giri ‘ciccio’ che, non avendo l’approvazione del ‘padrone’ malvolentieri si ritirò in buon ordine. La signora si era avveduta del rigonfiamento nei pantaloni di Abramo e si esibì in una risata che fece voltare dalla loro parte più di una persona. La fine dello spettacolo grandi applausi cui si unì anche Abramo anche se non aveva compreso nemmeno una parola della recitazione degli attori. “Venga all’interno dell’ambasciata, voglio farle conoscere mio marito, parla italiano.” “Questo è il signor Abramo Minozzi, è corrispondente di un giornale, deve scrivere un articolo sulla recita effettuata nel nostro teatrino, ho voluto che lo conoscessi.” Darak Kemal non era molto alto, la moglie con i tacchi lo sovrastava, non aveva il solito barbone ma solo dei baffi, evidentemente non voleva assomigliare ai guerriglieri islamici sul cui comportamento si avevano pessime notizie. “Signor Abramo il suo nome ricorre anche nella nostra religione, è un antenato di Maometto, il suo nome significa ‘Amico di Dio’, io amo molto la cucina romana, in altra occasione potremo mangiare insieme e conoscerci meglio.” “Posso fare una foto a voi due, voglio farvi conoscere a mia moglie Rossella che spero presto potrete incontrare.” Darab e Amira inaspettatamente si posero di profilo baciandosi in bocca, che significato aveva? Adamo rientrò in casa, era all’ultimo piano di una palazzo a piazza Bologna, mise al corrente la moglie degli avvenimenti del pomeriggio. “La dama deve averti affascinato, con te ci vuol poco, non sapevi che pericolo correvi, gli islamici in fatto di donne…” “Guarda la foto…” “Bah non so che pensare, lui non sembra il solito fanatico con la barba lunga, è anche fine, mi farà piacere invitarli a casa nostra a pranzo tanto più che ti ha detto di apprezzare la nostra cucina, Gina è una specialista. Darab e Amira con l’ausilio del navigatore satellitare giunsero a piazza Bologna con una Samand auto di lusso venduta in Iran. Fu Abramo ad accorgersi dal balcone del loro arrivo, insieme a Rossella scese al pian terreno per accoglierli. Solo una stretta di mano e poi in ascensore che non era particolarmente grande essendo stato installato nell’antico palazzo in un secondo tempo. In quattro stavano un po’ stretti e si ritrovarono vicini alle mogli a ruoli invertiti, sino all’arrivo al piano attico i signori assaporarono l’effluvio delle altre consorti. Fu Gina ad accogliere gli ospiti, la cuoca era in ghingheri con tanto di cappello bianco da cameriera e grembiule ricamato. Stranamente Darab e Amira apprezzarono l’aperitivo Martini loro offerto, era alcolico e non consono ai principi islamici, evidentemente i due avevano assunto abitudini italiane. Il pranzo molto apprezzato dagli ospiti fu ‘innaffiato’ con un Amarone d’annata che mandò su di giri i quattro che, uscita di casa Gina presero a ballare. Rossella si accorse del bozzo nei pantaloni di Darab, si mise a ridere ed abbracciò più da vicino l’iraniano che non sapeva come comportarsi. Rossella: “Caro mostro la nostra casa all’amico Darab.” Lo prese per mano e lo condusse in camera da letto. Il marito di Amira prima di andar via: “Abramo mia moglie ha qualcosa di particolare, lei ti dirà cosa fare.” Abramo non sapeva cosa aspettarsi, preferì non sbilanciarsi ed insieme ad Amira si sedette sul divano. Nel frattempo sua moglie stava dando dimostrazione di perizia sessuale all’iraniano che conformemente ai piedi lunghi aveva pure spropositato anche il ‘batacchio’ tanto da impressionare la padrona di casa abituata a quello del marito di un calibro sicuramente minore. Nel comodino prelevò un tubetto di lubrificante che usava per il popò, gli fu utile, l’iraniano si comportò da galantuomo sessuale, Rossella provò qualcosa di nuovo e di molto piacevole ed inusitato quando lo sperma raggiunse violentemente il collo del suo utero. Darab era instancabile forse per la novità ed anche per la collaborazione fattiva di Rossella sino a quando ambedue ne ebbero abbastanza e si rilassarono nel letto. Non vedendoli ritornare Amira e Abramo aprirono la porta della camera, i due nemmeno se ne accorsero erano groggy. Essendo occupato il letto matrimoniale, ai due non restava altro che unire i due letti singoli della camera degli ospiti ma le due reti si scostarono facendoli cadere a terra, grandi risate. Con dello spago tolsero di mezzo l’inconveniente ed iniziarono le grandi manovre. Amira chiese di essere penetrata nel popò, evidentemente non era di suo gradimento il grosso calibro del pisello del marito, quello di Abramo era più piacevole. Godette a lungo con il clitoride che alle sollecitazioni dell’uomo si ingrandì in modo tale da sembrare un piccolo pene. Amira gli chiese di prenderlo in bocca con la conseguenza che il clitoride aumentò di grandezza lasciando perplesso Abramo. L’iraniana non era un trans ma aveva delle caratteristiche tali da sembrarlo, della cosa mise al corrente la moglie. Dopo cena fu messo in funzione il lettore CD al suono del quale balli lenti cheek to cheek a coppie invertite che si esibirono in prolungati baci in bocca. Inaspettatamente Rossella si avvicinò alla coppia Abramo Amira, prese per mano quest’ultima che, stupita la seguì nella camera matrimoniale. “Mi sono incuriosita di quanto mi h svelato mio marito circa il tuo clitoride, non sono mai stata con una donna ma vorrei…” Intanto aveva tolto lo slip ad Amira che aprì le gambe e mostrò il suo segreto il quale man mano che Rossella lo sollecitava con la bocca si stava ingrandendo come non mai, ormai era un piccolo pene con meraviglia di Amira, era la prima volta che il suo clitoride assumeva una tal proporzione, continuando Rossella riuscì a farle provare vari orgasmi di seguito sino a quando Amira le fece segno che aveva goduto abbastanza, in ogni caso come non mai. Darab ed Amira preferirono non tornare all’ambasciata iraniana,accettarono l’invito a dormire a casa Minozzi. La mattina singolarmente i quattro si presentarono in cucina dove Gina premurosamente stava preparando la colazione. Nessuno aveva voglia di parlare, Gina notò il rilassamento del loro viso, lo attribuì al riposo notturno. Ogni componente del quartetto aveva le sue buone ragioni, i due maschietti si erano sollazzati con i ‘gioielli’ dell’altrui consorte, Rossella ed Amira avevano scoperto un approccio bisessuale. Con la Samand, salutati dal balcone dai padroni di casa i due iraniani ripresero malvolentieri la via del ritorno proponendosi di ritornare quanto prima a sollazzarsi con i due coniugi romani ed anche con l’eccellente cucina di Gina.