Romantico acquazzone

Era un romantico acquazzone, quello che cadeva sulla città argentata di gocce e spruzzi, colorando di lucidi contrasti sfumati i volti e gli ombrelli delle persone come acquerelli, dolci nella loro irreale tela, incantati nel mondo disegnato da un artista immaginario, geniale ed invisibile.
Fresca era la carezza del vento appena accennato, che sussurrava canzoni brevi e sottili agli angoli delle vie; struggente, quasi malinconico, era il gocciolare copioso dei cartelli, dei tetti e delle mura antiche sotto l'abbraccio piacevole e cangiante del temporale primaverile; era un gioco irrefrenabile, un divertimento musicale, l'alternarsi rapido e caotico degli schizzi nelle pozze al passaggio delle rare biciclette, tra gli spruzzi, i salti e le risate dei monelli, negli impermeabili sgargianti.
Loro si stringevano, come per scaldarsi.
Lui con le spalle contro il muro, dimentico dell'ombrello e della giacca zuppa; lei sorridente, incurante delle ciocche umide e dei ricci biondi sfuggiti alla pettinatura che le adornavano il viso e i begli occhi scuri. Memori solo del momento, ai baci da scambiare, al piacere di giocare come i ragazzini che non sono più, facendo tardi ai rispettivi lavori, rovinando i begli abiti stirati, macchiando le scarpe lucide. Interessati solo a godere ogni istante di questo bellissimo, irripetibile acquazzone d'Aprile, che li ha sorpresi così felici e innamorati, quanto forse neppure loro sapevano. Bisognosi solo di se stessi e niente altro, come fosse scomparso, cancellato d'improvviso, il resto del mondo a parte loro.
Un passante storceva il naso, commentando a mezza voce l'indecenza di due adulti che danno spettacolo in tal modo. Una vecchia donna invece ride, con un po' di malinconia e tanta gioia, mentre li osserva ad occhi lucidi, forse stringendo al cuore qualche ricordo caro. Il ricordo
di un infinito istante perfetto