Scherzi della noia

Quella sera non aveva proprio nulla da fare. Una maledetta partita di Champions league, a cui i suoi uomini non avrebbero mai rinunciato, l’aveva privata del rilassante film horror che sperava di vedere dopo la lunga giornata di lavoro.
Non sapeva davvero come riempire quelle due ore che la separavano dal momento di andare a letto. Andarci alle 21.00 sarebbe stato davvero come sfidare la sua insonnia in una partita persa in partenza.
Se ne andò al computer: avrebbe scritto qualcosa per rilassarsi, in assenza del film horror!
Inforcò gli occhiali, malvolentieri, come sempre, e aprì un nuovo file di word.
Titolo: Scherzi della noia.

‐ Ma che razza di titolo!‐ pensò, e nello stesso istante le dita, come attratte da un’invisibile calamita, cominciarono a pigiare i tasti, uno dopo l’altro, velocemente, senza che lei li indirizzasse sulle lettere, ma proprio da sole, come se avessero una loro personale volontà e una autonoma capacità di movimento.
Dopo qualche minuto di totale annichilimento, smise di seguirle con gli occhi e si concentrò, invece, sullo schermo, dove la pagina andava riempiendosi di parole, di segni di punteggiatura, di spazi e di a capo.
Non si era ancora ripresa dallo sbigottimento quel tanto da riuscire a concentrarsi sui contenuti del testo che prendeva forma sotto i suoi occhi, quando le orecchie cominciarono a sentire una splendida melodia di sottofondo: com’era possibile? Stava lavorando ‐ o meglio ‐  le sue dita stavano lavorando su un semplice file di Word. Come si era inserita la musica? Tra l’altro si trattava di un brano stupendo, di Polanski , uno dei suoi preferiti.
Si disse che in quella situazione così strana, anomala, ogni cosa aveva il diritto di accadere, anche che in un file di word entrasse della musica. Non si sarebbe meravigliata ormai neanche della comparsa di qualche immagine.
Aveva appena finito di pensarlo, che sullo sfondo della pagina comparve uno straordinario paesaggio marino: la distesa dell’acqua azzurra e limpida riempiva per metà la pagina; l’altra metà era occupata fino alla base da una miriade di ciottoli colorati, adagiati su una sabbia finissima, dorata. Era proprio il genere di paesaggio che amava più di ogni altro, così distensivo, foriero di promesse, custode di ricordi.
Forse era un’illusione ottica, ma avrebbe giurato che l’acqua si muovesse dolcemente e che il sole, ormai al tramonto, giocasse ad accarezzare le pietre ad una ad una, facendole vibrare di sfumature iridescenti.
Intanto le dita continuavano a battere freneticamente sulla tastiera e la scrittura aveva riempito quasi completamente la pagina.
Era giunto il momento di leggere il testo, la curiosità era alle stelle.
Cosa avevano scritto le sue dita in quel modo assolutamente anarchico, ignorando totalmente la sua volontà, il suo pensiero, la sua ispirazione?
Avrebbe trascurato ogni altro particolare per concentrarsi solo sul contenuto: non doveva fidarsi, bisognava controllare che non ci fossero segreti svelati o pericolose confessioni rivelate da quelle dieci traditrici dalle unghie rosicchiate.
Si assestò meglio gli occhiali sul naso, aguzzò gli occhi e cominciò a leggere.

La mano leggera di Andrea si posò sulla sua spalla, scuotendola delicatamente, per svegliarla. Sul monitor un documento di Word appena aperto, pagina formato A4  e, al centro della pagina bianca, un titolo in grassetto: “Scherzi della noia”.