Sogni nel cassetto

La stupidità degli uomini la stava facendo diventare sempre più ricca e un giorno avrebbe coronato il suo sogno. L'ultimo cliente le aveva regalato un anello con tanto di pietra preziosa che valeva non meno di 20000 dollari.
Faceva la prostituta d'alto bordo da ormai 5 anni e in tutto quel tempo aveva spennato tanti di quei gonzi da poterci scrivere un romanzo. Roxanne era il suo vero nome, ma a Boston la conoscevano tutti come la bella Lulù. A 30 anni aveva un fisico scolpito, seno e glutei perfetti, il viso dalla pelle chiara era esaltato da 2 occhi azzurri che contrastavano con la fluente chioma corvina. Le sue mani affusolate, le sue gambe slanciate e ben tornite completavano il quadro. Lei era consapevole della sua bellezza e non aveva fatto fatica a farsi un giro di clienti ricchi ed influenti.
Eppure un tempo era una normalissima ragazza innamorata del suo fidanzato e viveva una serena esistenza nel nord del paese; su, nel tranquillo Maine. Aveva terminato gli studi con ottimi risultati e la sua carriera nel campo dell'insegnamento sembrava segnata; infatti aveva già ricevuto richieste d'impiego dall'asilo della sua cittadina e lei aveva accettato senza riserve, adorava i bambini. Bob, il suo ragazzo, aveva storto il naso affermando che lei meritava di più, aveva le capacità per puntare in alto e non doveva accontentarsi di quell'impiego. Lei cercò di farlo ragionare, si trattava di cominciare ad inserirsi nel mondo del lavoro e poi avrebbe valutato altre strade; lui non era convinto ma alla fine si arrese.
Nei successivi 3 anni Roxanne aveva ingranato e da circa un anno conviveva con Bob; le cose andavano bene, dopo un primo periodo di scetticismo anche lui si convinse della bontà della scelta e nell'ultimo periodo capitava spesso che fosse lì ad aspettarla all'uscita dell'asilo.
Ma un giorno accadde l'irreparabile. Lei sostitì un turno con una sua collega che le aveva chiesto un favore e quindi si liberò un paio d'ore prima del previsto. Quella settimana Bob faceva il turno serale nello stabilimento di conservazione e lo avrebbe trovato ancora nel letto a dormire, gli avrebbe fatto una sorpresa rientrando prima. Infatti trovo Bob ancora nel letto ma sveglio e atttivo; insieme a lui c'era una giovane che si dimenava come un serpente. I 2 si accorsero della sua presenza ma presi dalla foga non si fermarono e continuarono nel loro amplesso. Roxanne non fece e non disse nulla fino a quando i due si furono calmati. Poi parlò con voce ferma e chiara:
"Dai ragazzina, rivestiti e togli il disturbo. E tu non fiatare!" Disse rivolta a Bob. La giovane impiegò pochi secondi a prepararsi e andarsene. Lei riprese a parlare:
"Ovviamente non è come penso. E' la prima volta, una debolezza passeggera. Sono sicura che non succederà più, non sarà certo una scopata con una ragazzina che distruggerà il nostro amore, perchè tu mi ami, vero? Confessalo, questo episodio increscioso non può rovinare il nostro rapporto, giusto?" Lui non fiatava, sapeva di averla fatta sporca e lei lo stava massacrando; gli conveniva fare silenzio ma invece rispose:
"Hai ragione, ho sbagliato ma ti amo e tu lo sai. Perdonami se puoi, restiamo insieme, ti prego" La stava supplicando ma lei aveva già preso la sua decisione e rispose:
"Lasciami un'ora per prendere le mie cose e andarmene. In quanto a te, vai a farti fottere!" Dopo un'ora esatta stava uscendo da quella casa diretta alla stazione dei bus. Salì sul primo mezzo libero e senza volerlo si ritrovò a Boston.
Tutto ebbe inizio per gioco, per dar sfogo alla sua frustrazione e in poco tempo si ritrovò a fare la prostituta diventando sempre più richiesta. Un giorno venne contattata da Milk‐Fray il protettore più potente di tutta Boston.
"Ragazza sei un vero schianto. Non so cosa tu facessi prima ma sei nata per questo mestiere. Se ti metti con me avrai clienti sicuri e soldi a volontà. Nessuno, dico nessuno, ti torcerà mai un capello, ti sta bene pupa?"
In effetti qualche rischio lo aveva corso in precedenza. Fare sesso con degli sconosciuti non la disturbava, ma rischiare di essere picchiata, derubata o di prendersi una palla in fronte non era una prospettiva allettante. Fece la sua proposta:
"Ok Milk‐Fray, ci sto. Ma tu ti accontenti del 50% degli incassi e non del 80%. Inoltre mi devi assicurare buoni clienti lasciandomi la possibilità di scelta; decido io con chi farlo. Infine voglio un appartamento tutto mio, in una zona riservata" Aveva scoperto le sue carte. Milk‐Fray era un afroamericano abituato a comandare e quelle pretese lo irritarono un po'; ma era anche un'abile uomo d'affari e sapeva di trovarsi davanti una miniera d'oro, doveva solo scavare con precauzione. Rispose gentilmente:
"Ok bambola, mi piacciono le ragazze decise. Per l'alloggio non c'è problema, ho giusto un appartamento libero a sud, appena fuori Boston. I clienti gestiscili come meglio credi, io ti garantisco protezione assoluta, tu pensa a guadagnare e parlando di soldi; il 50% non mi sta bene. 75% e non se ne parla più" I due si strinsero la mano, l'accordo era fatto e lei era soddisfatta, sapeva di aver ottenuto il massimo. Milk‐Fray mantenne le promesse e nel giro di due giorni era comoda nel suo appartamento di Roxburi, immerso nel verde. Avevano concordato 5 giorni di riposo, in maniera tale che lei si ambientasse e sistemasse la casa come meglio credeva. Milk‐Fray avrebbe pensato alle spese e lei fece un buon lavoro. Alla fine fu contenta del risultato, aveva trasformato un'anonima casetta in uno splendido alloggio in cui sarebbe stata a suo agio nelle varie occasioni.
Per anni esercitò egregiamente la professione, lei e Milk‐Fray gestivano un giro d'affari da circa 80000 dollari al mese. Il protettore era contento e chiudeva gli occhi anche quando lei circuiva i clienti facendosi fare regali costosissimi.. Lultimo della serie era un potente avvocato di Portland che vedeva da circa un anno, le aveva ragalato l'anello e lei lo aveva ringraziato alla sua maniera, riempiendolo di attenzioni e premure. Un giorno la sua amica Corinna le disse:
"Sai Lulù, agli uomini piace essere coccolati. Scopano, fanno sesso selvaggio, magari esagerano anche con le offese o ti mettono le mani addosso, ma alla fine vogliono comprensione. Sono contenti se li riempi di complimenti e li fai sentire al centro dell'attenzione. Tu non sei una battona da strada, da te vengono persone d'alto rango e anche se troverai dei cafoni tra loro, gioca sempre la carta della complicità e li avrai in pugno" Non era proprio così, pensava adesso Lulù, ma a volte le cose andavano in quel senso, come nel caso dell'avvocato che aveva promesso di tornare con altri regali, perchè <solo lei sapeva capirlo>. Non le interessava minimamente il motivo, l'importante era che tornasse con i suoi dollaroni.
Aveva un paio d'ore libere e decise di farsi un idromassaggio per poi riposare un po'. Era immersa nell'acqua ribollente quando suonò il telefono; doveva essere Milk‐Fray. In casa era installato un impianto centralizzato e dalla vasca rispose premendo un bottone.
"Si?"
"Ciao baby, sono io" Era Milk.
"Dimmi tesoro, tutto ok?" Lei lo trattava come un fratello.
"Tutto ok, ma c'è un cambio di programma per oggi" Lei rimase qualche istante a pensare poi disse:
"Aspettavo il direttore della banca centrale di Boston, un bell'uomo, non viene?"
"Fra venti minuti sono da te, aspettami che ti spiego tutto e magari, se vuoi, preparami uno spuntino, grazie"
"Ok, ti aspetto"
Erano seduti al tavolo della cucina, lui con i jeans di almeno due taglie più grandi e una maglietta dei Chicago‐Bulls, lei con una vestaglia di seta semitrasparente che arrivava sopra le ginocchia. Lui era abituato a vederla così e non si era mai azzardato a provarci, le era grata per questo. Milk stava ingurgitando una birra dopo aver divorato una porzione di pollo fritto.
"Grazie baby, ora ho ricaricato le pile e sono pronto a spiegarti la faccenda"
"Parla, sono tutta orecchie" Lulù era curiosa e lui inizio a parlare.
"La mia storia la conosci, sono il più potente protettore di Boston, ma ti ho detto da dove provengo e cosa facevo prima di diventare quello che sono?"
"Centinaia di volte, sei originario di Chicago e li facevi il tirapiedi ad un boss cittadino"
"Ok. Ma forse adesso è meglio che ti spieghi bene come andarono le cose. Io ero uno dei protettori del boss e tutto filava liscio. Poi cominciai ad interessarmi al giro delle prostitute che per il mio capo era l'ultimo dei pensieri, a lui interessavano di più le armi, la droga e gli appalti pubblici. Il resto delle attività illecite le lasciava alla concorrenza pretendendo un piccolo contributo.Io riuscii in breve tempo a metter su una grossa organizzazione del sesso a pagamento che nel giro di poco raggiunse degli introiti di tutto rispetto. Il mio capo volle la sua parte di guadagno e io fui felice di accontentarlo, ma a lui non bastava. In breve mi rimpiazzò con uno dei suoi figli e io tornai a fargli il tirapiedi. Finché un giorno uno dei fratelli esagerò con una puttana.." "Milk!!" "Scusa. Con una delle ragazze... e lei per difendersi le piantò un coltello nella schiena spaccandogli la spina dorsale. Il ragazzo non morì e grazie alle conoscenze del padre fu operato dalla migliore equipe medica di Chicago, ma nonostante tutti gli sforzi non fu possibile evitargli la sedia a rotelle; vivo ma condannato alla carrozzina, capisci?"
"Capisco, e la ragazza sarà stata gettata nel Michigan con una pietra al collo"
"Ti sbagli. Il mio capo ha un senso della famiglia tutto suo e una volta accertata la dinamica dei fatti risparmiò la ragazza. A quel punto chiese a me, che avevo maturato una certa esperienza, di trasferirmi a Boston con la ragazza e avviare un giro di prostituzione di un certo livello, avrebbe pensato lui ad inserirmi nella città"
"Certo che il tuo boss era un pezzo grosso"
"E' un pezzo grosso Lulù, te l'assicuro. Comunque nel giro di un anno avevamo avviato una bella attività che rendeva bene e grazie all'intuito femminile della mia compagna d'avventura, sono riuscito ad accaparrarmi le migliori ragazze della città e successivamente i migliori clienti. Negli anni successivi ho creato quello che vedi e adesso sono il protettore più influente di Boston" Si fermò un attimo per prendere fiato e lei approfittò dell'interruzione per chiedere:
"Milk, ti conosco troppo bene, tutto questo turpiloquio per dirmi che?"
"Per dirti che la ragazza che venne con me da Chicago è la tua amica Corinna" Lei spalancò gli occhi e lui prosegui "Sorpresa? Non è finita. Tutt'ora invio il 60% dei mie guadagni al mio boss di Chicago. Si, hai capito bene, io lavoro ancora per lui, anche se qui a Boston faccio ciò che mi pare, ma da stasera lui sarà qui per affari accompagnato dal figlio paralizzato" Lei lo fissò con gli occhi semichiusi e domandò:
"Ripeto, per dirmi che?"
"Per dirti che si fermera alcuni giorni, forse una settimana e mi ha chiesto in esclusiva per suo figlio la migliore ragazza della mia organizzazione; quella sei tu" Lulù ricostrui mentalmente il puzzle ed esclamò:
"Cazzo! Quindi per una settimana dovrò fare da balia ad un paralitico; e i soldi?"
"Quello è l'ultimo dei problemi, coprirà le spese per un mese di lavoro"
"Cioè? 80000 dollari per una settimana? E dovrò farci sesso con quello?"
"Non mi interessa cosa farete, tu vedi di farlo contento, non si scherza con il mio capo"
"Ma chi cazzo è il tuo capo?!" Lui indugiò un attimo prima di sussurrare:
"Dovrai tenere la bocca chiusa"
"Chi è?" Era decisa.
"Alan pugno di ferro" Lei sgranò gli occhi, sapeva chi era. Boss incontrastato di Chicago era uno dei tre capi più influenti della criminalità nord americana. La cosa non le piaceva, il paralitico avrebbe potuto causarle dei problemi. Milk notò il suo repentino cambio d'espressione e la rassicurò:
"Tranquilla baby. Farò in modo che non ti crei fastidi, anche se sono un tirapiedi, il vecchio Alan mi ha sempre trattato con i guanti e poi tu sai gestire tipi ben più tosti di un ragazzo sulla sedia a rotelle, ok?"
"Ok Milk, ma ho paura"
Pugno di ferro era venuto a Boston per risolvere una questione importante. Il clan dei verdi, che controllava il porto, aveva alzato le pretese sulle quote da intascare per ogni merce fatta sdoganare sottobanco. Era un porto tranquillo quello di Boston, i verdi ci sapevano fare e il boss non voleva perdere il loro appoggio. Sapeva a cosa miravano e riuscì ad accontentarli in modo tale da avere l'esclusiva per le sue merci.
Robby stava entrando da lei accompagnato da Milk.
"Buongiorno" disse lei in modo servile. Il ragazzo, che aveva 24 anni, guardo Milk con aria interrogativa. "Lulù, ti presento Robby. Robby, lei è Lulù" Il ragazzo allungò la mano, un gesto a cui lei non era più abituata e impiegò alcuni attimi prima di porgere la sua. Si strinserò la mano e lei percepì un calore che la fece star bene.
"E' un piacere fare la sua conoscenza, mi hanno parlato molto bene di lei" Adesso fu lei a fissare il protettore con sguardo truce.
"No, non è come pensi. Gli ho detto che sei una donna fantastica, sotto tutti gli aspetti... e comunque ora vi lascio così vi mettete a vostro agio" E senza aspettare risposta se ne uscì di casa.
Per la prima volta dopo tanti anni, Lulù era a disagio. Robby stava fermo sulla sua sedia a rotelle senza muovere un muscolo. Lo osservò meglio notando che era un bel ragazzo e doveva anche essere alto. Per rompere il ghiaccio andò subito al sodo:
"Da dove vuoi che cominci Robby?" Lui non rispose e la guardò dritta negli occhi per alcuni istanti poi, quando fu certo che l'avrebbe ascoltato rispose serio:
"Mi hanno detto che sei la migliore, che con te troverò il paradiso e mi chiedi questo?" Il ragazzo ci sapeva fare con le parole e lei si trovò a dover fronteggiare una situazione nuova. Decise allora di darci subito un taglio e vedere cosa sarebbe successo.
"Senti Robby. Tu sei qui perchè sei figlio di! Le poche volte che ho avuto a che fare con clienti nelle tue condizioni c'erano delle regole da rispettare e tutto è filato liscio. Adesso, non raccontarmi la favola del ragazzo malato che vuole farsi compatire! Hai scelto me perché sono la migliore sulla piazza e se dobbiamo scopare mi devi dire come prenderti, visto che sei invalido, d'accordo?" Robby sorrise, forse aveva trovato quello che cercava. Si fece aiutare a distendersi sul letto e disse a lei  di fare di testa sua. Roxanne si trasformò nella splendida Lulù e fece vivere alcune ore di estasi all'incredulo Robby che, sfinito, si addormentò.
Si avvicinò a lui con un vassoio. "Vuoi mangiare qualcosa?" Lui era steso sul letto, ancora completamente nudo e arrossì davanti alla disinvoltura della donna. Cercò di afferrare il lenzuolo per coprirsi, ma era troppo distante e fini per rinunciare. "Ma allora sei proprio messo male!?" Lui si voltò dall'altra parte imbarazzato, quella situazione lo stava travolgendo. Lei continuò "Non riesci a muovere le gambe e fatichi anche a sollevare la schiena, prima non me ne ero accorta, il tuo aggeggio si solleva bene. Comunque sono la tua prostituta, non la tua serva; quindi adesso ti aiuto per l'ultima volta a tirarti su, ti rivesti e la finiamo con questa pagliacciata; chiami il tuo paparino e vai fuori dalle palle, ok amico?" Lui la assecondò e quando fu sul punto di chiamare il padre sospirò:
"Senti, io non voglio essere come mio padre. Il suo lavoro, tutti i suoi loschi affari e le porcate che combina... io non voglio fare quella vita, tu mi devi aiutare" Lei stava ascoltando ma non dava peso a quelle parole e rispose acidamente:
"Certo, come no? Rinunceresti a montagne di dollari e a tutto il tuo potere perchè hai dei disagi morali. Sei una barzelletta amico, un'autentica sagoma e poi non sei tu che ti sei beccato una coltellata nella schiena perché stavi maltrattando una mia collega?" Robby chinò il capo, aveva le lacrime agli occhi. Per un attimo Roxanne ebbe il sopravvento su Lulù e tutto il cinismo manifestato fino a quel momento lasciò il campo a un attimo di sincera comprensione. "Scusa Robby, sono stata dura con te. Mi trovo in una situazione di merda, ho paura di non soddisfare le apettative di tuo padre e non vorrei fare una brutta fine. Mi sembra difficile credere che tu abbia molestato Corinna, la conosco bene e tu non riusciresti neanche ad avvicinarti a lei senza il suo permesso. Se ti ha piantato un coltello nella schiena avrà avuto i suoi validi motivi" Robby restò in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Poi chiese a lei:
"Roxanne, puoi ordinare della pizza e della birra?" Cominciava a starle simpatico il ragazzo.
La pizza era buonissima e in un battibaleno finirono tutto. Lui si stiracchiò le braccia fin dietro la schiena.
"Senti, ti devo parlare. Ho bisogno di sfogarmi" La donna non capiva e lui anticipò i suoi pensieri "Ti stai chiedendo che razza di mezzacalzetta hai davanti e hai perfettamente ragione. Quando ho saputo che mio padre sarebbe venuto a Boston gli ho chiesto di poterlo accompagnare e di parlare con Milk‐Fray per passare alcuni giorni di svago. Ho fatto io il tuo nome a Milk, ci conosciamo bene. Ma adesso lascia che ti racconti la mia storia" Lei restò in silenzio.
"Avevo 15 anni, mia madre era morta da circa un anno. Sai, anche i figli dei boss mafiosi hanno una mamma e mio padre era innamoratissimo di lei. La sua morte fu un duro colpo, tutti i suoi soldi, il suo potere, nulla aveva salvato mia madre; un cancro allo stomaco l'ha portata via nel giro di pochi mesi. Io sono l'ultimo di sei figli, tutti maschi, in pratica il bamboccio di famiglia. Mio fratello Will, il più vecchio, è l'erede designato dell'impero, come lo definiamo noi, ci sa fare ed è veramente il degno erede di nostro padre. Mio fratello Mark è altrettanto capace, ma è il secondogenito. Inoltre è una testa calda e non potrebbe mai prendere il comando. Papà è un tipo vecchia maniera e questa cose le ha messe subito in chiaro, alla morte della mamma ci ha voluto tutti da lui e senza giri di parole ha dato dei precisi incarichi ad ognuno di noi. Io ero l'unico minorenne presente; papà disse che a suo tempo mi sarei occupato della gestione del reciclaggio del denaro. Nei mesi successivi papà prese a frequentare una prostituta in modo assiduo, fino a farla venire a casa in pianta stabile. Non era solo la sua puttana, era qualcosa di più, lui cercava una donna che riempisse il vuoto lasciato dalla mamma. Ai miei fratelli non interessava nulla di quella presenza, ma per me, che ero spesso in casa con lei, era un problema. Sapevo quando restava sola e cominciai ad avvicinarmi a lei con le scuse più banali; col passare del tempo ci trovammo sempre più spesso ed accadde l'irreparabile. Mi iniziò ai piaceri del sesso, probabilmente si divertiva a giocare con un ragazzotto e in men che non si dica io ero completamente impazzito per lei. Se mio padre ci avesse scoperto non so come l'avrebbe presa. Anche se era una prostituta, era la sua, mi avrebbe ammazzato. Eppure un giorno, saputo che papà si sarebbe assentato per un certo periodo, decisi di recarmi da lei per proporle di uscire una sera insieme, era rischioso ma allo stesso tempo eccitante. Non trovandola nella sua camenra l'ho cercata in lungo e in largo, sono sceso in palestra e l'ho trovata nella sauna, con mio fratello Mark.Non mi hanno degnato di uno sguardo, hanno continuato i loro porci comodi e solo in quell'istante ho realizzato che lei era una puttana mentre io me ne stavo pazzamente innamorando. Accecato dalla rabbia ho afferrato un attrezzo della palestra e mi sono gettato verso di loro ma mio fratello mi ha respinto facendomi cadere all'indietro infilzandomi la schiena in un gancio di sostegno. Ero lì, con la schiena rotta e mio fratello dice <Tu, puttana! Ti ha messo le mani addosso e l'hai accoltellato. Tu e il ragazzo siete i cocchi di papà, perdonerà entrambi> Detto ciò mi strappò da quel gancio, ripulì tutto per bene e mi infilzò con un pugnale che poì diede alla donna. Il messaggio era chiaro, se avessimo parlato ci avrebbe uccisi, poi persi i sensi. Ti basti sapere che la ferita procurata dal gancio mi avrebbe permesso di guarire normalmente, è stata la coltellata a ridurmi così. Ovviamente mio padre prese per buona quella versione dei fatti, era la più conveniente per tutti e forse fu meglio così. Ecco come sono andate le cose" Lei restò un attimo a fissarlo, gli afferrò le mani e parlò con calma:
"E' una brutta storia, come c'è ne sono tante altre e come c'è ne saranno sempre. Io non vi giudico, sono una prostituta, mi chiedo solo cosa speri di ottenere dalla tua vita, non hai un sogno nel cassetto?"
"Si, ho un sogno. Anzi, ne ho parecchi, ma vanno contro le regole della famiglia"
"Ne hai parlato con tuo padre? A volte basta parlare per superare degli ostacoli e spesso i genitori desiderano solo di poter aiutare i propri figli"
"No, lui è fatto alla vecchia maniera, non transige"
I due non avevano più voglia di parlare, lei aiutò Robby a stendersi sul letto e fecero sesso, ma stavolta lei lo fece con passione e lui se ne rese perfettamente conto.
"Grazie. Io non pensavo che.."
"Che una così potesse provare piacere a farlo? Dipende con chi e in che situazione. In questo caso avevo voglia di farlo con te, punto" Lei si preparò e lo aiutò a mettersi comodo sulla carrozzina.
"Ok, io devo uscire un attimo, tu aspettami"
"Ma.. Roxanne!?"
"Fidati, sarò di ritorno tra 2, 3 ore al massimo"
Erano passate quasi 4 ore da quando lei era uscita e nonostante la casa fosse munita di ogni genere di confort lui cominciava ad annoiarsi, quando udì la porta d'ingresso aprirsi.
"Roxanne?"
"Lulù, ricordi? Si chiama Lulù" Era Milk‐Fray, brutto segno. Invece dietro apparve lei, bella e sorridente.
"Ciao Robby, ho una sorpresa per te" Nella stanza entrò Alan pugno di ferro, affiancato da due energumeni. Il ragazzo spalancò la bocca:
"Papà!?"
"Ciao Robby" Rispose lui.
"Come mai sei qui?"
"Questa signorina, di cui parlano un gran bene, mi ha detto che volevi vedermi" Nella stanza calò il silenzio, Robby era confuso e Roxanne prese in mano la situazione.
"Scusi signore"
"Alan, per te sono Alan"
"Ok, Alan. Forse è il caso che restiate un attimo da soli, con tutta questa gente non potrete parlare tra uomini" L'uomo fece un cenno e i suoi gorilla uscirono insieme a Milk e Roxanne.
"No, tu resta qua Lulù" Disse il potente Boss. Poi si rivolse al figlio:
"Eccomi qua, parla liberamente" Il ragazzo respirò a fondo, non riusciva a proferir parola, allora lei diede un buffetto sul braccio del boss invitandolo a spezzare il ghiaccio e lui prese a dire:
"Robby, ragazzo mio. Io ho sempre saputo come sono andate le cose quel giorno, giù in palestra. Per orgoglio ho fatto finte di credere alla storia inventata da tuo fratello. Non gli ho mai permesso di intromettersi veramente nei mie affari e i tuoi fratelli lo tengono d'occhio. Ho peccato di egoismo e adesso voglio provare a rimediare. Lei mi ha detto che hai un sogno nel cassetto, dimmi, qual'è?" Il ragazzo aveva gli occhi lucidi, lei fece l'occhiolino per incoraggiarlo.
"Voglio aprire un ristorante"
"Benissimo. Avrai il ristorante più importante di Chicago, avrai..."
"No papà, non un grande ristorante e non a Chicago. Se mi aiuti voglio fare qualcosa in California, sul mare"
L'uomo si girò verso Roxanne " E' proprio vero, ne sapete una più del diavolo" Lei sorrise, senza rispondere.
Il mese successivo.
"Allora è deciso, te ne vai"
"Si, la mia carriera è finita. Con i soldi che ho risparmiato e con l'aiuto del tuo capo potrò finalmente realizzare il mio sogno, aprire una mia scuola" I due si abbracciarono e baciarono affettuosamente come due giovani innamorati.
"Ti voglio bene Milk"
"Anche io....Roxanne"
Il sole primaverile scaldava i verdi prati del Maine e il vento dal mare portava profumi intensi.
Aveva appena ricevuto sul cellulare una foto di Robby, sorridente nel suo locale dall'altra parte del paese, quando una delle sue bambine si avvicinò di corsa:
"Maestra, Fred mi ha detto una parolaccia"
"Dimmi Lucy, cosa ti ha detto Fred?"
"Mi ha detto puttana" Lei tirò a se la piccola fissandola negli occhi lucidi e le disse con tono amorevole:
"Piccola mia, adesso vai dal tuo amico Fred e gli dici che non sei una puttana; nessuno dovrà più chiamarti così" La bambina l'abbraccio e corse via felice.
Roxanne riaprì il suo bloc‐notes e con la gomma cancellò il titolo del suo scrittto: <Memorie di una puttana> e riscrisse <Sogni nel cassetto di una ragazza qualunque>
"Sì, così va meglio" Ripose tutto nella borsa e si avviò con passo sicuro verso i suoi piccoli alunni schiamazzanti.