Stantuffo, il martellatore pazzo

Stantuffo, il martellatore pazzo

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Martella tu che martello anch’io; con questo slogan, in Martellonia, si riassumeva tutto il codice legale dello stato suddetto. In quel paese chi più martellava, meno non martellava; si viveva di martellate: a passare per le strade di quel paese v’è da guardarsi bene in giro, ogni persona che incontrate prima vi dà il buongiorno e poi una martellata; se vi becca in testa 5 punti, il resto, invece, 5 punti

A cosa servivano questi punti, ci si chiederà o meglio, se lo chiederanno i più curiosi? Logicamente servivano a fare un totale di punti; questo totale, invece, serviva a distinguere le classi della nazione (che nazione, fra l’altro!), in quanto chi aveva tanti punti era ricco, chi ne aveva pochi era ricco, e chi non ne aveva invece, era ricchissimo

Ormai tutti eran9o specializzati in martellate: ce le si davano ad occhi chiusi, a testa in giù, a piedi in bocca, a braccia conserte, con la bocca, con le orecchie, sull’ombelico, sui calli, eccetera; particolarmente e particolartesta il colpo preferito era la martellata sul ditone, altresì detto alluce, ma là chiamato allucione

Col passare del tempo, il progresso aveva donato anche il martello pneumatico, ma era stato messo al bando dallo stato, la macchina per martellarsi da soli (in tal caso però i punti non si ottengono), il martello ricurvo per martellare anche negli angoli, nonché nei mozambichi, il martello con due pestoni, per martellare contemporaneamente zucca, testa e piedi. 

Inutile dire che in quel paese tutto era martellato, tutto in cocci, tutto frantumato dalle martellate locali. 

Lo stato, un bel dì, così bello, ma così bello, ma così un bel sì che, decise di invitare i popolani a una bella gara di martellate, da svolgersi, possibilmente al di fuori del territorio nazionale. 

Venne finalmente il giorno di questa gara, ma noi ce ne freghiamo di questo giorno, perché non sappiamo ancora in cosa consiste, a che cosa serve e come si svolge. 

Or dunque, o meglio, dunque ora, dovete sapere che essa si girava perché a furia di martellare non c’era più nulla da martellare, per cui il comune ben pensò di organizzare tale competizione, al fine di offrire un quid martellandum ai popolani del comune in cui, non essendoci più nulla da martellare, il comune ben pensò di organizzare tale disputa per dare qualcosa da martellare e giovare ai suoi popolani. 

Nel martello che veniva distribuito ai concorrenti, era inserito un martellometro, cioè un coso per misurare le martellate, la loro intensità, potenza, ecc…

 

Inutile dire che tale martellometro aveva pure un contatore che registrava i punti via vai accumulati. 

Ora che sappiamo in che cosa consisteva tale gara, possiamo anche dare il via ad essa, ma se glielo diamo così, che gusto c’è se non abbiamo ancora deciso per chi fare il tifo. Lo faremmo per uno che abbiamo già adocchiato da tempo, ma poiché costui o costei il tifo l’ ha già fatto, punterelleremo la nostra azione tifica su un altro uomo. 

Logicamente sceglieremo il più chiù. Ecco, forse costui è il nostro tipo: due punti, tre metri di larghezza per mezzo di altezza, capelli biondi, baffi neri, peli rossi, occhi da lince orba, orecchie bicornute, coda a cavapappa, e altri requisiti che ci inducono a puntar su di lui gli obiettivi del nostro racco‐on. 

Appena poi siamo venuti a sapere di Stantuffo, non abbiamo avuto più dubbi, ed ecco che ora siamo impegnati a seguire le sue peripezie. 

Sfrom! I concorrenti sono partiti, chi a nord, chi a sud, e chi invece a nord o a sud. In ogni direzione la marea umana si allontana dalla partenza, ognuno alla ricerca di qualcosa da martellare al di fuori dal confine nazionale. 

Stantuffo, procedendo a larghi passi è l’ultimo ad uscire dai confini, e guardandosi intorno cerca qualcosa da martellare ma, ohi‐bò, è già stato tutto martellato. 

Che si può martellare, dirà fra sé e sé, se tutto è già stato martellato? 

Cammina e rincammina, ma di martellare neanche l’ombra; il martellometro, nel frattempo era sempre a zero

Giunto all’oceano del Maroc decise di provare a farvi un tuffino per vedere se qualche pesce era per caso disposto a farsi martellare… 

Spogliatosi delle sue vesti ed indossato un bellissimo cappotto da bagno, Stantuffo splascia l’oceano e, navigando sott’acqua a mò di sottomarino o maglia, di sotto‐oceanino, guardandosi in giro si guarda all’ingiro. Vede ad un tal punto una coda pesciosa spuntar dal retro d’una roccia, e si dirige colì per vedere se il pesce che la possiede è disposto a farsi martellar

Accostatovisi, Stantuffo è già per martellare, quando ecco che il pesce, in quanto pesce‐martello; vibra una martellata pesciosa su Stantuffo e lo stende. Andò per martellare e fu martellato. 

Sconfitto e afflitto Stantuffo esce dall’oceano e continua a cercare qualcosa da martellare; ormai gli altri concorrenti saranno già stati a buona virgola, e gli occorreva un colpo di genio. 

Più che un colpo di genio gli venne un colpo di sveglione, ma il gatto è ugualmente notevole: c’era infatti un posto dove nessuno si sarebbe mai incubato di andar a martellar, ossia il territorio privato dei Porcoli, animali fungiformi che, incameratisi nel territorio ore assunto come proprio, sono internamente dediti alla coltivazione dei funghi. Passando lungo il loro confine è infatti possibile vedere sterminiate draiate  di funghi, chilometri quadrati, cubici e piatti di funghi di ogni genere. Guai a chi, mal gliene colga, gli venisse in cranio di toccare un fungo anche solo con lo sguardo, col pensiero l’udito: in men che non lo si possa dire gli si ritroverebbe con Stantuffo però era ardito nonché armano ed arpiede, per cui, decise, per male che potesse andare, di andare a martellare i funghi dei Porcoli. (Porcino‐ovoli)

I porcoli rassomigliavano sì ai funghi, ma erano animali; alti dai due ai tre decagrammi presentavano, sotto i peli che stavano sopra alle piume, delle penne, che stavano sotto le piume. 

I peli raffreddavano le piume, che tenevano al fresco le penne, che riscaldavano vuoi i peli che le piume. Possedevano inoltre una lingua collosa e a dei poco chilometrica, ricoperta di villi prensili che, avvinghiati i nemici per il collo, gli entravano in bocca, e da qui nello stomaco, agitando tutto e incollando tutto l’interno dell’apparato digerente, per impedire a questi di funzionare; tale procedimento portava al decesso l’individuo colpito per insufficienza dell’apparato suddetto; tutte complicazioni inutili in quanto la vittima, comunque, dopo essere stata presa dai linguoni, trapassava ugualmente per lo schifo. 

Stantuffo non ignorava ciò, ma contava su fatto che brutto com’era poteva difficilmente essere slinguato e comunque, la lingua prensile e vischiosa, non gli mancava di certo neanche a lui; al limite la tensione avrebbe potuto risolversi con una lotta tra lingue. 

Messosi in cammino, Stantuffo giunge verso il tramonto, di quella mattina, al territorio dei Porcoli, e cominciò ad ammirare tutti quei bei funghi che non aspettavano altro che essere martellati

Quatto cinquo entrò nei funghi di soppiatto, ossia quatto quatto, e non visto, vibrò la prima martellata. 

Il fungo colpito andò in mille pezzettini, mentre il martellometro registrò un bel po’ di punti. 

Seconda martellata, e il secondo fungo, andando in quattrocentocinque pezzettini diede al martellometro uno scatto di circa pressappoco settanta giri di contino, e Stantuffo, compatto e sicuro di egli, ci prese gusto e olfatto e vibrò come un forsennato, mandando all’aria tutto quanto era funghiforme e no; il martellometro come dopo esse, contava punti su punti. Cumuli cumuliformi di funghi sfarfallati e spaparallati si vanno via via via accumulando, ma i Porcoli, assidui difensori del loro patrimonio, non lasceranno certo impunito tale scempio. Mentre in effetti il nostro Stantuffo vibrava ovunque le sue martellate micidiali, ecco che, Porcolo dopo porcolo, il popolo porcolano si fa in avanti all’incontro del martellatore in quesito

Giunto un primo Porcolo ai piedi dello Stantuffo, eccolo slurpargli tutta la faccia con una linguata prensile, che avvischiando occhi e naso in tutt’unica sbavatura scende nella bocca incollando tutto quanto. Stantuffo, pur continuando a martellare, si difende egregiamente rislurpando a sua volta il Porcolo con una linguata di rovescio incrociata, a mò di formichiere. Il Porcolo se la batte con la coda fra le code e, mentre il Nostro continua a martellare, non passa molto tempo che una nuova linguata attraversa il muso Stantuffesco da cima a fondo, ossia da fronte ad ombelico; anche stavolta, pur continuando a martellare, il martello di Martellonia può reagire mettendo in riga l’avversario (Intervallo in cui parliamo di qualcosa che non c’entra per niente con Stantuffo, nato per sminuire la tensione del letterato leggente, e dargli modo di prosciugar il sudore secreto durante l ’appassionante avventura. Sentite, tanto per non annoiarvi, questa barzelletta: ci sono due matti che, camminando a testa in giù coi piedi, passano davanti ad una macelleria; uno dice all’altro: ‐ prova un po’ per caso a chiedere se lì dentro non hanno qualcosa per raddrizzare un povero uomo con la testa al posto della zucca; ‐ entra e rivoltosi al macellaio, gira la domanda rivoltagli poco prima dall’amico. Il macellaio, sulle prime sembra non sapere che risposta dargli, ma poi illuminato da una lampadina ideiforme, si rivolge al matto e gli dice: ‐ fine dello vallo. 

Circondato da una marea di Porcoli, Stantuffo si effonde nella gara di spreco di saliva più colloidale mai vista prima d’ore, ma purtroppo, come è destinato, capita col capitolare e capitola. Prigioniero dei Porcoli Stantuffo vede ora compromesse le sue possibilità di affermarsi vitto‐alloggioriosamente nella gara di martellate. 

Quand’ecco pure lui si accorge di essere intelligente e, impugnato il martello si prodiga nel martellamento di tutti i Porcoli che gli capitavano a tiro, manco a dirlo, il martellometro incassò tutti i colpi e segnò infatti molti punti. Evidentemente i Porcoli sono martellabili egregiamente se è vero che, alla fine della loro martellata, il martello di Stantuffo cominciò a scampanellare come una mucca sbronza, segnala quello, chi diceva che s’aveva raggiunto il punteggio max. Sicuro di avere ormai in calza (poiché le sue tasche erano là) la vittoria, il nostro eroe ritorna al suo paese, giusto in tempo stabilito per potere presentare anche il suo martello alla rilevazione (positivo) final, da cui, secondo il conteggio, si sarebbe assegnata la vittoria finale e il premio. 

Il premio non era, come qualcuno penserà, un pacchetto di chewing‐gum, bensì era qualcosa di molto più pesante: una poderosa martellata sulle ossa craniche con un martello interamente d’oro. 

A questo punto saremo tutti ansiosi di sapere come diavolo finirà la competizione; ebbene, non mi sembra il caso di risollevarsi, perché è molto semplice sapere come essa finirà: la competizione, infatti, finirà così:

 ‐ zione ‐ 

   

FINE