Strani incontri a...Zanzibar

Dopo il tempo delle frappe e delle chiacchiere (o: stranezze di Candelora)

Andando ‐ che me n'andavo ‐ a zonzo per le strade stregate dalla luna di Zanzibar, mentre nulla facevo se non che ruminar sui pensieri miei, d'improvviso ch'era ‐ sì d'un botto ‐ anzi, d'un tratto (a bella prima) in un bar sito lungo i bordi d'un ampio e solitario boulevar(d) il ramingo fantasma del poeta Zanzotto incontrai; il quale, esso, mi riconobbe (ci eravamo frequentati, quando lui era in vita, in alcuni salotti del Veneto bene, che lui, però, detestava e frequentava soltanto per "facciata"), mi fermò e mi chiese:
‐ Ehi, "straniero" (mi chiamava così: lo faceva benevolmente, con fare paterno), come ti va la rima? Scrivi ancora poesie? 
Al che io, di rimando in questa (ch' è proprio codesta e non...qualcun altra!) maniera, così li risposi:
‐Non c'è male, grazie tante sua eccellenza, sua eminenza, sua...mmm; anzi, meglio di prima!
Lui [il poeta: anzi il fantasma del poeta!], allora, mi fissò per qualche istante e poi, con burlonesca aria e divertita assai, esclamò:
‐ Ma vaffan...quale eminenza (del cavo...), quale eccellenza (sì, del caz...); ma dai su, amico mio, lasciamo stare i convenevoli e gli appellativi: vieni con me che ti offro da bere. (Pur essendo un fantasma, adesso, il "maestro" non aveva perso la sua genuinità ed il suo essere...alla mano).
E così fu: entrambi prendemmo posto intorno ad un tavolino del bar su nominato (non so, però, il nome di quel bar visto che non aveva insegne) e ci intrattenemmo a parlar del più e del meno. E, per la cronaca, strada facendo (ossia: per trascorrere meglio quelle ore) ingurgitammo i seguenti malsani liquidi: otto birre da tre quarti "bevi&zitto",  quattro aperitivi "a digiuno prima dei pasti", dieci cocktail "strizzacervello, rompipalle"... ‐ Alla faccia del bicarbonato di sodio! ‐ avrebbe probabilmente detto la buona anima di un principe.
Il fatto strano, però, quello ancor più strano di questa pur stranissima vicenda, fu questo: entrambi [io ed il poeta, anzi, il suo fantasma] sopravvivemmo al nostro parlottio e, soprattutto, restammo del tutto sobri e vegeti dopo gli annessi (e connessi) che n'erano seguiti. Nel frattempo s'era fatta alba. Io e Lui ci salutammo ed ognuno di noi riprese ad andare per la sua strada, ovvero: io, a camminare a zonzo ‐ e solitario ‐ per le strade di Zanzibar, lui a fare il poeta, cioè, il fantasma ramingo del poeta.

Taranto, 16 febbraio 2016.