Sul brano musicale "Bocca di Rosa", di Fabrizio De Andrè (impressioni) & varie cose

Ho riascoltato ieri, alcune volte, il brano "Bocca di Rosa", di Fabrizio De Andrè: scritto e 
composto da lui stesso ed arrangiato da Gianpiero Reverberi.
La storia di Bocca di Rosa, credo ‐ e spero ‐ la conosciamo tutti: è la storia di una donna di facili costumi, una puttana (o una troia, o una battona: a seconda delle latitudini, vengono così brutalmente apostrofate...ma tutti si dimenticano che sono donne, esseri umani come tutti gli altri!) che arriva, un bel giorno senza data, in un fantomatico paese della provincia nostrana (Sant'Ilario): è comincia a prostituirsi, anzi, a concedersi a tutti; il bello della storia (per alcuni, però, forse è il brutto!) sta proprio nel fatto che la suddetta lo fa in uno strano modo; lo fà, stranamente, senza farsi pagare; lo fà per passione, appunto! 
Sta proprio quì, l'inganno, ma no, l'inghippo della storia, ciò che mette il pepe al culo alla gente, ciò che non va giù ai benpensànti, ai savi, ai sensati, ai timorati di Dio: che una puttana si conceda a tutti, no per denaro ma perchè li và di farlo!
Capite Signori, qual'è il nocciolo della questione: non è il fatto che Bocca di Rosa eserciti la professione più antica del mondo, ma il fatto di cui sopra detto, che lo faccia senza farsi pagare.
Io sono un anarchico, per mia libera scelta, anzi, sono un anarchico sui generis, visto che da alcune settimane oso definirmi un comunista‐anarchico (non mi frega niente se non vado a genio nè ai comunisti, nè agli anarchici: ho scelto così, superando, dopo quasi quarant'anni le barriere ideologiche che mi bloccavano, facendo finalmente parlare ‐ merito di una donna con cui sto chattando su un sito di incontri ‐ il mio cuore!), e sono ‐ ahimè! pure un romantico: per questo motivo sto, e starò sempre dalla parte di Bocca di Rosa; cioè, dalla parte dell'AMORE vero, quello che si dà senza chiedere nulla in cambio, quello che si dà a tutti senza chiedersi il perchè, incondizionatamente e senza doppi fini, senza fare calcoli o compromessi di sorta...alla faccia dei preconcetti, dei pregiudizi o quant'altro; alla faccia dei bigotti e dei benpensanti: di coloro i quali pensano ancora che avere un crocifisso in mano ti dia il diritto di sentirti migliore di chi non lo ha, di chi la domenica fa l'amore piuttosto che andare a sentir messa. Ebbene, io Signori, sono di Taranto ed ivi abito: in un appartamento, sito all'ottavo piano ‐ da quasi mezzo secolo ‐ che dà proprio, udite, udite di fronte ad una chiesa, la più grande della città, la nuova concattedrale (costruita nel 1970‐71 dall'architetto Giò Ponti): forse, chissà, per ironia della sorte, a voler ricordare perpetuamente, a uno come me, ateo, di essere un essere (scusate il gioco di parole!) infinatamente più piccolo e inferiore agli altri. Ebbene io, Signori, non mi sento nè più grande nè più piccolo di nessuno: io AMO,
come tutti gli altri, AMO (in una poesia lunghissima che poi riporterò quì, su APHORISM l'ho chiaramente fatto intendere: la considero il mio "manifesto programmatico", se mi si concede il termine!) la natura, la poesia, l'arte, il bello, l'AMORE, le donne, le città, la campagna, la vita semplice... ed ancora il mare, i tramonti in riva al mare, quei tramonti vermigli e fiabeschi che ti mozzano il fiato, il cielo, le stelle, la luna, il creato tutto all'infuori di Dio; perchè tutto ciò che conta per me vive quaggiù, senza risposte di vita eterna ultraterrena, tutto, per mè finisce quaggiù, insieme all'uomo; amo tutti i paesi del mondo come se fossero i miei paesi, le mie patrie: è per questo che noi anarchici amiamo il mondo intero, è per questo che il mondo intero è la nostra patria!
Quindi, ripeto, di non sentirmi inferiore a nessuno: soltanto per il semplice motivo di non credere in Dio, nè di non frequentare le patrie ga...pardon chiese!
Il bello della favola, anzi, del racconto che sto scrivendo sta proprio nel fatto che io, in gioventù, sia pure stato chirichetto, che ho pure servito messa (come si diceva una volta!) e ho fatto parte dell'azione cattolica: non rinnego niente, però, del mio passato, in quanto ho conosciuto dei ragazzi fantastici (moltissimi sono miei amici nel mio profilo facebook: vedasi "Gruppo della Concattedrale"), che ancora oggi sono coerenti alle loro scelte, con alcuni dei quali spesso ci si incontra e ci si saluta regolarmente!
Poi, erano gli anni settanta (metà‐fine) ho cominciato a leggere testi diversi (non parlo solo di Bakunin) che mi hanno avvicinato all'ideologia anarchica; ho cominciato ad appassionarmi alle vicende dell'allora "movimento" (quello del '77, tanto per intenderci!)...e poi, il silenzio (politico‐ideologico), inframezzato da frequentazioni maldestre (dicasi, udite, udite: Figc‐Fuan, estrema destra!). La disillusione, il disincanto, il disimpegno ideologico‐politico che colpì tantissimi giovani della mia generazione: la vita spensierata dei magnifici anni ottanta: irripetibili anch'essi!
Soprattutto, però, la vita vissuta nell'ambito familiare: irripetibile, senza paragoni!
Non è questo un controsenso, cioè un contestatore come me che esalta la vita in famiglia: la mia famiglia, come ho scritto da qualche altra parte, è stata una famiglia speciale (non lo dico perchè era la mia famiglia, ma proprio perchè lo fù, nel vero senso della parola!), una famiglia ultramoderna, già agli albori degli anni settanta, quando il ruolo dei genitori veniva messo in discussione dagli stravolgimenti socio‐politici, quando il rapporto genitori‐figli stava per essere capovolto, per non dire stravolto!
La mia famiglia, invece, era un'eccezione, anzi, lo è stata in tutti i sensi: tanto che, paradossalmente, io sembravo il fascista, rispetto a loro, e loro gli anarchici; io il conservatore tradizionalista, rispetto a loro, e loro i sessantottini! 
La mia famiglia originaria era composta da mio papà Marco, figlio della bassa reggiana‐modenese, venuto in quel di Taranto a diciannove anni per cause non dipendenti dalla sua volontà (dicasi chiamata di leva: era il 1939 ed allo scoppio della guerra, come accadde per molti giovani della sua generazione, ecco il calcio nel culo...e si ritrovò sulla nave "Caio Duilio" della regia marina italiana, a trascorrere le vacanze, alias tutta la guerra!); dalla mia mamma Ada, tarantina d'oc e casalinga per quasi tutta la sua vita (tranne qualche anno di impiego presso l'allora Genio Marino); dalla zia materna Maria e dalla mia amica‐sorella ANNA, colei che ha segnato indelebilmente la prima fase della mia vita (è andata via, lei, come tutta la mia famiglia: lei però, è andata via in modo speciale, così come fu tutta la sua vita, ossia lasciando il segno; per colpa di quel mostro a sette code e dieci teste che si chiama Alzheimer!).
Ebbene, perchè la mia famiglia era speciale? I miei genitori ripetevano spesso, anzi, lo facevano sempre, quanto segue: "Luciano, fai quello che vuoi fare, dì quello che vuoi dire, và ovunque tu voglia andare purchè sia felice: e se tu lo sarai, noi lo saremo per te!". Ora, sfido chiunque a dire che una famiglia del genere non fosse ultramoderna, sfido chiunque a sostenere che una famiglia del genere andasse contestata!
Tornando al brano di De Andrè, il grande Faber, devo rimarcare questo: Bocca di Rosa verrà cacciata dal paese in cui era misteriosamente giunta; alla stazione l' accompagnano i gendarmi ed anche il parroco: messa sul treno, però, ci si accorge che il suo viaggio di ritorno (verso dove, però, non è dato sapere!) è commovente, a tratti struggente, romanticissimo; infatti, a salutarla, in ogni stazione, diventano sempre più numerose le persone di ogni età, persino qualche prete. Tutti a salutarla con un fazzoletto rosso in mano o a lanciarle addosso un fiore, oppure, addirittura un bacio!
Bocca di Rosa è uno spaccato di provincia italiana antico: che, però, persiste ancora oggi. Sono ancora vaste, a mio avviso (ringalluzzite, rinvigorite dagli eventi politici recenti), nel nostro paese, le sacche di miseria intellettuale, di povertà di animo e di grettezza di spirito. Ripeto, e con questo termino il mio racconto, io sto ‐ e sempre starò ‐ dalla parte di Bocca di Rosa, dalla parte, cioè, di tutte quelle fantomatiche Bocca di Rosa che amano senza chiedersi il perchè, pur andando contro l'ordine precostituito delle cose, pur andando contro tutto e tutti!