Ti stringerò forte

In quel reparto d’ospedale in cui il contrasto fra il pianto dei nuovi arrivati e i sorrisi di chi riceveva in dono la nuova vita appariva evidente. Un luogo in cui le esistenze di uomini e donne del futuro cominciavano il loro regolare corso apprestandosi ad affrontare le difficoltà quotidiane. Era qui che operava Anna, una giovane ginecologa che aveva deciso di dedicare la sua vita e la sua carriera ad aiutare, nel miglior modo possibile, le gestanti che si rivolgevano a lei. Aveva studiato con tenacia per raggiungere questo importante traguardo e, nell’ospedale in cui lavorava, era apprezzata, oltre che per la sua professionalità, anche per le sue spiccate doti umane. Aveva per tutti una parola di conforto e, anche se doveva comunicare una brutta notizia, lo faceva con enorme dolcezza e tatto. Anna era felicemente sposata e madre di due bellissimi bambini e proprio per la sua passione per i bambini aveva scelto di fare questo lavoro.
Un giorno, durante quella che sembrava una normale giornata di lavoro, nel reparto di ginecologia, dove Anna prestava servizio, si presentò una giovane donna destinata a lasciare il segno nella vita professionale e umana della giovane dottoressa. Si chiamava Francesca aveva circa ventuno anni aveva scoperto da qualche settimana di essere in dolce attesa ma non aveva ancora comunicato la notizia al suo compagno; era certa che quest’ultimo ne sarebbe stato contento. La felicità di Francesca nell’aspettare quel figlio si leggeva a chiare lettere sul suo volto, la gravidanza la rendeva ogni giorno più bella con i suoi occhi che emettevano ogni giorno una luce sempre nuova. Francesca apparteneva a una famiglia benestante, i suoi genitori non le avevano mai fatto mancare nulla e condividevano con la ragazza la sua gioia di diventare madre e nel contempo, l’idea di diventare nonni li entusiasmava ulteriormente. Francesca era anche molto devota, infatti una volta saputa la lieta notizia, si recava quotidianamente nella chiesa del suo quartiere per recitare un’ Ave Maria e accendere una candela alla Madonna: la madre di tutte le madri.
Anna dedicava a Francesca la maggior parte della sua giornata lavorativa, aveva compreso che quella ragazza aveva in sé qualcosa di speciale. Durante la sua seppur breve carriera di ginecologa, Anna non aveva mai percepito nelle sue pazienti un desiderio di maternità così forte come quello di Francesca che, nonostante la sua giovanissima età, era decisa più che mai a portare a termine la sua gravidanza. Quel primo appuntamento tra Anna e la giovane Francesca non si limitò soltanto a una visita medica; le due parlarono molto, Anna spiegò a Francesca l’importanza del passo che stava per compiere non disdegnando di raccontarle la sua personale esperienza di quando anche lei aspettava i suoi due bambini. Fin dal primo giorno il rapporto tra Anna e Francesca aveva assunto le sembianze dell’amicizia: non erano solo medico e paziente. Le due si lasciarono dandosi appuntamento la settimana successiva con Anna che raccomandò a Francesca la massima tranquillità e di affrontare il tutto con il sorriso.
Purtroppo il successivo incontro non fu allegro come il primo. Anna vide arrivare Francesca con un’espressione cupa in volto e comprese subito che qualcosa non era andato per il verso giusto. Francesca si accomodò, come la volta precedente, sulla sedia di fronte alla scrivania di Anna e quest’ultima, stringendole la mano le disse:” Francesca cara, come mai sei così triste"? "Il tuo sogno si sta avverando e dovresti essere al settimo cielo”. La ragazza continuò a rimanere in silenzio, aveva una grande amarezza nel cuore e non riusciva a esporre con tranquillità ciò che le era successo. Anna strinse a sé Francesca che a quel punto, scoppiò in un pianto dirotto: “Ma come mai piangi in questo modo, il tuo bambino aspetta solo di nascere”. “Ho detto della mia gravidanza al mio compagno e lui mi ha abbandonata”! rispose Francesca singhiozzando. "Ha detto di non volermi più vedere e che non vuole sapere nulla né di me né della creatura che porto in grembo”. Anna rimase in un primo momento impietrita, questa rivelazione di Francesca l’aveva molto colpita soprattutto in quanto donna.
Passavano i giorni e il morale di Francesca era sempre più giù, adesso la giovane aveva mille paure e mal sopportava l’idea di crescere quel bambino da sola data la sua giovanissima età. Pensava che tutti, compreso i suoi genitori l’avrebbero abbandonata in quel tunnel da cui non riusciva ad uscire. La depressione della ragazza diventava sempre più profonda tanto da far maturare in lei una decisione che sarebbe andata certamente contro i suoi principi da cattolica praticante qual era: l’aborto.
Francesca ormai trascorreva le sue notti a riflettere su ciò che le era accaduto chiedendosi continuamente perché fosse successo proprio a lei. Stringeva forte a sé il suo cuscino sempre più bagnato dalle sue lacrime di disperazione. Accanto a lei c’era la sua mamma che non la lasciava sola un minuto, aveva compreso il dramma della figliola e non si stancava mai di ascoltare i suoi sfoghi. “Mamma cara” diceva Francesca singhiozzando “Sento che non ce la farò a crescere questa creatura da sola, domani comunicherò alla mia ginecologa la mia intenzione di abortire”. “Cosa dici”? Ribatté la madre, “questo figlio è un dono del Signore e anche se non avrà un papà, sarà una gioia immensa per te e per tutti noi”. Francesca non rispose, era ferma sulla sua decisione.
L’indomani si recò in Ospedale da Anna per informarla del suo intento. La giovane dottoressa rimase sbigottita, non si aspettava che dalla bocca di Francesca potesse venir fuori la parola aborto. “ Va bene” disse Anna “se questa è la tua decisione faccio preparare subito la sala operatoria per l’intervento". Francesca svenne improvvisamente dopo le parole della dottoressa. Lo stress che aveva accumulato dopo l’abbandono del suo compagno era tanto e questa sua decisione le stava infliggendo il colpo di grazia. Fu portata con urgenza in sala di rianimazione e la preoccupazione dei genitori  era tanta: non sapevano se la giovane ce l’avrebbe fatta. Finalmente dopo ventiquattro lunghe ore Francesca iniziò a muovere la mano e aprì gli occhi. Al suo fianco trovò i suoi genitori e Anna, la sua ginecologa di fiducia alla quale chiese subito notizie del bambino. “Il tuo bambino cara Francesca è miracolosamente salvo” le disse Anna “e non aspetta altro che essere stretto tra le tue braccia”.  Le parole di Anna diedero un sorriso tutto nuovo a Francesca, adesso quel bambino lo voleva a tutti i costi e maturò in lei di nuovo quel forte senso di protezione che solo una mamma può avere.
Da quell’ultima visita passarono alcuni mesi e per Francesca arrivò il giorno del parto. Dopo alcune interminabili ore di travaglio diede alla luce un bellissimo maschietto che le somigliava tanto. La ragazza chiese di averlo subito con sé, aveva qualcosa da dirgli, anche se era molto piccolo. Appena fu lasciata sola, Francesca prese il bimbo fra le braccia e cominciò a sussurrargli parole uniche.
“Piccolo mio” gli disse “tu sei mio figlio e ti stringerò forte". Sarai avvolto nel mio abbraccio finché sarò in vita. Francesca era finalmente felice; si era lasciata alle spalle la sofferenza, il dolore e si apprestava a calarsi nel ruolo più spettacolare che ci sia al mondo: quello di mamma ed era consapevole che accanto a lei ci sarebbero stati i suoi genitori, ormai nonni felici e Anna, che nel frattempo, era diventata la sua migliore amica.