Tremolo

Tremolo era uno che passava il tempo a contare i suoi peli, anche se non ne aveva…

Per questo, tra un pelo e l’altro, giocava a scacchi.

‐ O.K. Tremolo, facciamo una partita! ‐

‐ Scacco di qui ‐ ‐ Scacco di là ‐

‐ Scacco a me ‐ ‐ Scacco al re ‐

‐ Mangia questo ‐ ‐ Mangia quello ‐

E via dicendo, finché puntualmente io perdevo, dal che conclusi che non vincevo.

Tremolo era sì, quello che per molti è un duro: era capace di sollevare una bottiglia di taleggio sin sopra di essa. E pian piano ci prese gusto, tanto che riuscì a sollevarne due.

Egli viveva a casa sua; la solita casa arredata alla buona, con ragnatele e cicogne e d’inverno ospitava, tra l’altro, un grosso talpone che svernava con lui.

Tremolo, dicevamo, era un duro: uno capace di piegare uno spaghetto sino al punto di rottura; i suoi occhioli color biancoenero erano proprio impenetrabili, il suo sguardo severo non ti concedeva di guardarlo storto nemmeno dal diritto. Capelli non ne aveva, ma al loro posto aveva due grossi baffi nel pieno della volta cranica che, formando due strisce pelose, giungevano quasi alle orecchie (3, per l’appunto). Sul naso poneva gli occhiali per annusare meglio, ma non sembra funzionassero molto bene tanto che non mangiava perché non sentiva l’odore del cibo.

Insomma, il nostro Tremolo sapeva come si sta a questo mondo: vivendo, per l’appunto.

Eppoi era tanto consumato nel giuoiuoco degli scacchi che promise, una volta, la sua mano alla donna che lo avesse sconfitto in una partita. E in effetti, com’è logico, venne il giorno in cui capitolò…

Sempre logicamente, la donna che lo sconfisse era brutta come due donne brutte messe insieme: il classico ritratto di giovane consumata dal lavoro e da qualcos/altro…

Ella sconfisse il Tremolo in una locomotivante partita che durò poche ore ma tanti minuti.

Al termine di questa partita stava già per saltare addosso al futuro sposo senonché questi la schivò e fuggì!

Sì, ma dove fuggire …?

Tremolo prese sottomano i suoi scacchi senza i quali non poteva vivere, una valigia di crostacei già pronta per l’uso e scappò…

Sì, ma dove scappare …?

Non era mai uscito di casa anzi, di tana, e si aspettava che il mondo fosse popolato di re, regine, alfieri, torri, cavalli, pedoni, ma così non era. D’altra parte la donnoide che lo aveva sconfitto lo stava già abbordando, per cui andò dove gli capitò…

Vaga e rivaga, giunse a Ramengo, paese noto per i viaggi turistici e, poiché la pretendentiera alle sue mani non era in vista, pensò di fermarsi a riposare un poco; chiese quindi ad un cane di passaggio:

‐ Scusi, bau bau ? ‐

E questi rispose che era in fondo a destra. Ma Tremolo era tanto stupido da non accorgersi che il fondo non c’era così, in cerca del fondo, marciò a lungo finanché si convinse di aver ricevuto un’informazione sbagliata o quantomeno approssimativa. Così sui tre piedi non sapeva da che parte andare e pensò di sedersi lì dov’era ma la cosa non gli riuscì, dato che era in mezzo ad un fiume. La corrente, inoltre, lo spingeva sino ad una cascata… il resto lo avrebbe fatto lei!

Ivi giunto, infatti, Tremolo dovette metterci tutta la sua forza per sopravvivere all’incredibile salto; per sua fortuna notò un pesce di passaggio e lo afferrò per la coda, attutendo il colpo.

La donna, intanto (si chiamava Tartina), aveva noleggiato un Finferlazzo, che è un segugio del Madagascar: lo fabbricano là…

E’ una bestia veramente intelligente, ma non lo dimostra; se gli danno un osso da rosicchiare lo finferlazza, e Dio solo sa come si fa. Ha il pelo lungo, dal naso alla coda, ma ne ha solo uno (di peli), il resto è nudo come un finferlazzo nudo. La sua miglior dote è, naturalmente, il fiuto (eccezionale) che gli consente di annusare una pulce a 5 cm di distanza dalle proprie nari. Le sue prestazioni fisiche vanno ancora al di là dei comuni orizzonti: avendo le unghie rotanti può spostarsi velocemente da un posto all’altro e viceversa. L’udito, poi, non ha confini: se parla con l’orecchio di destra riceve benissimo quello che ha detto tramite l’orecchio di sinistra.

Si dice sabbia abbaiare in greco, latino e tunisino oltre naturalmente al madagascarese, lingua della madrepatria, e che sappia pure cantare come un rosignuolo.

Ordunque la Tartina, con il suo micidiale finferlazzo, era sulle tracce di Tremolo ma, giacchè nel fiume le orme non rimangono, era in panne.

Fortunatamente per lei l’odore della marmellata di merluzzo che Tremolo recava sempre con sé in tasca (sfusa) era annusabile sin da lontano e Tartina, guidata dal segugio, riprese la caccia…

Tremolo, uscito dal fiume, strizzò le orecchie e prese a muovere qualche passo verso l’entroterra; Tartina, pochi Km a monte, incalzava col segugio di razza.

Là dove Tremolo si trovava, c’era una cartello anzi: ce n’erano molti che vietavano l’ingresso ad un recinto internamente al quale si trovavano le abitazione dei Cigoliformi, esseri molto suscettibili che passano il tempo a dormire perché quanto si muovono cigolano in tutte le giunture e questo li innervosisce assai.

Inutile dire che Tremolo, furbo come non era, senza pensarci un istante, entrò nel recinto sicuro di essere ormai al sicuro. In effetti Tartina, quando giunse al recinto, si fermò ormai abbattuta ma il finferlazzo, spinto dalla foga del segugio puro proseguì il suo cammino ignaro di tutto e in breve, avvistato Tremolo, gli balzò addosso gridando:

‐ Finferlì finferlò, al segugio scappar non si può!!! ‐

In men che non si dica tutti i Cigoliformi si destarono dal loro sonno plurisecolare dando addosso ai due, riempiendo l’aria di cigolii d’ogni sorta.

E più correvano, più cigolavano e più cigolavano più si innervosivano.

Tremolo correva a squarciagola, il finferlazzo invece saltando come un canguro; poco più indietro una infinità di cigoliformi avanzava cigolando.

Tremolo, come d’uopo, preso dalla immane fifa che poteva suscitare la situazione, cominciò a tremolare; i Cigoliformi, spaventati da tale manifestazione di tremolità indietreggiarono tosto e Tremolo, al salvo dalle loro cigolità, doveva vedersela solo con il finferlazzo.

Questi si rivelò tuttavia un osso più duro del previsto ma il nostro protagonista riuscì finferlazzarlo con una azione non ben definibile… sta il fatto che, grazie a ciò, riuscì a mettersi al sicuro in luogo riparato vuoi dalle grinfie del finferlazzo e dei Cigoliformi, vuoi da quelle, ben più temibili, di Tartina…