Tristi riflessioni di un anziano
Alberto non era di buonumore, circa settantenne, ex insegnante di lingue nel vicino di casa liceo scientifico di Roma guardava attraverso i vetri del salone il traffico della sottostante via Taranto lo sferragliante tram n.16 e l’autobus n.85 che, alla faccia dell’ecologia emetteva dal tubo di scarico un denso fumo nero. l’ottobrata romana era alle spalle, la novembrata non esisteva. Col binocolo tedesco marca Zeiss riusciva a vedere sino a piazza Ragusa. Era affezionato a quel binocolo acquistato anni addietro prima che i giapponesi e poi i cinesi invadessero il mercato con i loro prodotti di non eccellenza fattura. Nella via sottostante era situata una pasticceria famosa per i suoi dolci per lui off limits, motivi di glicemia. A proposito di analisi del sangue Alberto le inviava via wats app all’amico medico suo omonimo senza neppure visionarle tanto, irrazionalmente acquistava si i medicinali prescritti dal dr. Alberto ma non li assumeva, destinazione finale cestino della farmacia a favore dei meno abbienti che non potevano permettersi il loro acquisto. Né servivano i rimbrotti del suo amico dottore: “Scolasticamente hai una mente brillante ma poi ti perdi, non avanzare la scusa che l’irrazionalità è propria dei geni, tu sei un genio del c…finirai male!” Minaccia non presa in considerazione da parte dell’interessato che sfoggiava un sorriso di sfottò. Un giorno l’amico dottore si ruppe le scatole e preparò uno scherzo pesante, al una leggera febbre seguita da qualche dolore da parte di Alberto sentenziò scuro in viso:“Mi dispiace ma debbo comunicarti che sei affetto dal tifo petecchiale, malattia molto contagiosa e di difficile guarigione.” Alberto si vide perso, andò alla ricerca delle medicine non assunte. “Che cavolo stai facendo, hai bisogno di altri farmaci, quelli non sono adatti, andrò io stesso ad acquistarli.” Dall’amico farmacista si fece consegnare confezioni innocue di vitamine. “Spero che in poco tempo guarirai, ti manderò un’infermiera per curarti e per farti compagnia.” il dr. Alberto per una settimana fece a meno di Lisa l’infermiera dello studio. Al suo arrivo Alberto vista la pulcretudine della ragazza: “Cazzo si tratta bene stò zozzone!” e per un po’ non pensò alla sua malattia ma poi si ripresentarono tutti i sintomi. Lisa dopo tre giorni si ruppe quelli che non aveva, spifferò tutto lo scherzo ad Alberto che guarì di colpo. “Caro sono contento che ti sia rimesso, ricordati che sei in convalescenza.” Il cervello di Alberto andava a ruota libera, aveva compreso la burla del suo omonimo, pensava come ricambiarla….trovato, dare una festa nel suo salone ed invitare un sabato pomeriggio tutti i conoscenti. La sceneggiata si svolse come programmato, pian piano giunsero ex colleghi, abitanti della via dove abitava ed anche degli ex allievi i quali, come inizio diedero l’assalto a bevande ed a cibarie varie. Il padrone di casa nel frattempo si stava preparando per un’entrata trionfale non sospettando minimamente lo scherzo preparato dal dottore: un secchio di vernice bianca che all’apertura della porta del salone si riversò sul padrone di casa, risparmiato solo il viso che era stato coperto da Alberto con una maschera, il contrasto fra il bianco della vernice ed il nero dello smoking fecero sembrare ai presenti il povero Alberto un pinguino. Il padrone di casa non prese bene lo scherzo, prima di ritirarsi in camera sua: “signore e signori la festa è finita, tutti fuori!” Da quel momento nessuno più approcci con gli invitati e soprattutto col medico ormai ex amico. Un avvenimento particolare avvenne a piazza San Giovanni vicino casa di Alberto, cinque pullman carico di donne e di bambini si fermarono non distanti dalla casa di Alberto, gli occupanti presero a scendere quando furono ‘innaffiati’ da rovesci di pioggia, riparo degli interessati, ove possibile dentro i portoni dei palazzi. Alberto si trovò spinto all’indietro da un gruppo di giovani donne, dal loro linguaggio comprese che molto probabilmente erano ucraine sbarcate da qualche barcone proveniente dalla Libia o da qualche paese vicino. La folla seguitava a spingere le persone in avanti, Alberto si trovò dinanzi alla porta di casa sua con ‘indosso’ una ragazza tutta bagnata e tremante, riuscì in qualche modo ad aprire il portone e ad abitazione, la giovane che sembrava un pulcino prese a spogliarsi, rimase solo con lo slip…”Parli italiano?” “Only ukrainian and english.” “Come ti chiami, sei venuta da sola?” “I am Iryna, i was in the company of the my mother Alina but we got los.” Iryna era diventata proprio un pulcino, bagnatissima, sua sponte si recò in bagno e ne uscì con solo gli slip, seno bellissimo da adolescente. Alberto strabuzzò gli occhi e proseguì: “vhat’s your name, did you come alone?” “I am hungry.” La baby aveva fame, quasi svuotò il frigo poi si recò nel bagno ed indossò un accappatoio di Alberto, fine della visione. Nel frattempo gran bussare alla porta d’ingresso, una circa quarantenne, alta che prese a parlare in ucraino con Iryna.” “Signore la ringrazio di aver soccorso mia figlia, io sono Alina se possibile vorrei per me lo stesso trattamento riservato a mia figlia.”Mamma non esagerare…” “ Fija di mignotta, allora capisci e parli italiano!” “Io sono stata ballerina e spesso mi esibivo sia al Bolshoi di Mosca che alla Scala di Milano, mia figlia spesso fa finta per spiritosaggine di non conoscere la lingua italiana che le ho insegnato, le chiedo scusa a suo nome.” Mamma e figlia a nanna nel lettone di Alberto, il padrone di casa nella stanza degli ospiti. Il viaggio aveva stancato Alina che allungano un braccio abbracciò un cuscinp, nessuna traccia della figlia. Ome ringraziamentp al padrone di casa, dopo aver fatto colazione prese a pulire tutti gli,ambienti, nessuna traccia di Alberto e di Iryna dino a mezzogiorno, la figlia apparve insieme ad Alberto ‘onusta’ di pacchi e di pacchetti sicuri acquisti nei negozi di Roma. “Come intendi pagare tutto stò ben di Dio?” “Mamma ancora non ci ho pensato, mi verrà qualche idea.” Non ci volle molto per capire che a che genere di pagamento la figlia si riferisse…Alina si vestì ed uscì di casa sbattendo la porta, raggiunse gli altri ucraini nel luogo‐dove erano stati confinati. Alberto comprese il nulla osta da parte di Iryna non pose tempo in mezzo, la trascinò nella camera da letto, prese a baciarla e poi….La ‘sceneggiata’ finì al calar della notte, la solita fame malandrina costrinse i due ad una visita in cucina, mammina era stata brava a preparar cibi e bevande presto ‘spazzolate”via. Alina nel ‘ricovero’dei profughi, vedendo in giro tante miserie prese ragionare:’la vita è una sola, è come una coppa di Champagne bisogna assaporarla sino all’ultimo e così avvenne. Rientrata in casa di Alberto:”Egregio signore che ne pensi di ‘assaggiare’ anche me, non te ne pentirai…