Una Vita Avventurosa

“Tirate fuori agnelli e cacciagione, le scatolette di carne ve le mangiate voi, non prendetemi per i culo!” La frase decisamente sboccata proveniva dal capitano Primo Tabani comandante delle Compagnia della Guardia di Finanza di S.Maria Maggiore (Novara) da cui dipendeva il distaccamento di Lago Matogno, m. 2.000 di altezza, reparto che il cotale ufficiale era venuto ad ispezionate in una bella giornata di luglio. “Intanto presentatevi prima che vi rompa le corna, non avete preso una sola bricolla, bravi, qui siete in villeggiatura, grandi dormite e mangiate  a spese dei poveri baitani, vi fottete pure le loro donne, intanto presentate le vostre schifose persone , allora..” “Brigadiere Vazzara Efisio, comandante del distaccamento.” “Senti susardo pecoraio qui non comandi un cazzo e poi ricordati che si dice prima il nome e dopo il cognome, ignorante! ” “Finanziere Alberto Minazzo, romano ex studente.” “Con te ci vediamo dopo.” “Finanziere Alessandro Loretelli  coltivatore diretto di Foligno.” “Ti fa schifo dire che sei contadino?” “Finanziere Lupini Antonio contadino di Foligno.” “Ah due paesani, due crucchi senza offesa per i crucchi.” “Finanziere Mauro Roncaccioli di Bologna cuoco.” “Ecco tu mi sei più simpatico, sicuramente ci preparerai qualcosa di buono.” “Finanziere Luigi Martinese macellaio.” “Sei  la persona adatta per scuoiare gli agnelli, a proposito andate a dissotterrarli, li voglio mangiare a mezzogiorno. “ “Finanziere Cesare Mattioni.“ ” Bello robusto non come quello sdrucinato che ti sta vicino che sembra la morte in vacanza, come ti chiami?” “Sono Piero Nisseno siciliano studente.” Il capitano non aveva fatto alcun commento, dalla voce  si evinceva che era omo. “Finanziere Giacomo Minardi di Loreto (An) disoccupato o meglio…chierichetto.” “Sono senza parole, prima un frocio e poi un pretacchione, ma chi cazzo stanno arruolando in Finanza, bah. Lasciamo perdere, Roncaccioli fatti onore, la passeggiata mi ha fatto venire fame e poi ho portato del Barbera, ho visto due fucili da caccia, sicuro sono dei due crucchi e quindi…” Loretelli: “Io e Lupini abbiano cacciato  galli cedroni, pernici e altri uccelli, li faremo un po’ alla brace un po’ nel sugo della pasta, l’agnello arrosto.” Roncaccioli si era fatto onore. Il capitano era un po’ brillo: “Ho mangiato benissimo ma che dico al comandante del Gruppo di Novara che i miei finanzieri sono bravi cuochi ma di contrabbando non ne mangiano proprio…, mettetevi d’accordo con i contrabbandieri, insomma non devo spiegarvi io come fare. Minazzo  vieni con me. Conosco tuo fratello Tenente che comanda la Tenenza di Laglio sul lago di Como dove mia moglie ha un albergo, mi ha pregato di trasferirti a Piaggio Valmara sul lago Maggiore, così ti levi da stè montagne, ti va bene?” Alberto era rimasto senza parole, una notizia meravigliosa, non ce la faceva proprio a  fare chilometri con zaino  in posti pericolosi, l’anno prima un collega era caduto in un dirupo ed era stato ricoverato in ospedale con fratture. “Grazie signor capitano.” “Non devi ringraziare me ma tuo fratello che si scopa mia moglie, non fare quella faccia, potrei separarmi ma la mignotta è piena di soldi…” L’unico non propriamente contento era Piero Nisseno, innamorato pazzo di Alberto era andato a piangere fuori dalla caserma. Alberto lo seguì, gli faceva pena. Considerava gli omo persone sfortunate senza quel disprezzo che la maggior parte della gente provava per loro anche se a lui piacevano i fiorellini. “Alberto te ne andrai presto, per me è una tragedia, anche gli omosessuali si innamorano ed io lo sono di te, pazzamente, prima che tu vada via vorrei…ti ricompenserò, i miei in Sicilia sono ricchi.”
Alberto lo guardava con aria triste, che fare? Piero prese a sbottonare i pantaloni di Alberto che stranamente non riuscì a ribellarsi. “Ce l’hai grossissimo, mai visto un coso così, il mio pompino lo ricorderai per tutta la vita!” Piero era più bravo di tante ‘signorine’ che aveva incontrato, resistette sin quando…Alberto due giorni dopo rientrò alla Brigata di Montecrestese da cui dipendeva il distaccamento di Lago Matogno destinazione Piaggio Valmara dove giunse nel pomeriggio. L’ingresso non poteva essere stato migliore: casermiere era un certo finanziere Nando Gallozzi  romano del Testaccio. Grandi abbracci: “I colleghi sò tutti burini del nord, attenzione al brigadiere Comandante è basso e grasso, come statura arriva alle spalle della moglie che è un corazziere, si chiama Ambrogio  Bentivoglio soprannominato ‘balle da vendere’ non domandarmi il perché in ogni modo è uno stronzo, attenzione a lui è invidioso soprattutto dei giovani finanzieri che lo fanno sfigurare, a te ti vedo male, vatti a presentare, è in ufficio. Dopo l’avanti l’Alberto sfoggiò una forte battuta di tacchi in l’aggiunta ad un saluto militare. “Sono Alberto Minazzo, vengo dalla Brigata di Montecrestese.” “Ah sei il raccomandato del capitano Pagnani, qui non valgono le raccomandazioni, che titolo di studio hai?” “Ho il diploma del liceo classico” “Abbiamo uno istruito, darai una mano a fare i compiti a mia figlia Irene. Sistemati poi vai in Dogana dai vicebrigadieri Tuminello e Ferrara che ti istruiranno.” Per fortuna i due erano due simpaticoni e lo sottoposero alla  cerimonia di benvenuto portandolo a bar per pagare da bere a tutti i finanzieri in servizio. Anna la barista, dopo una stretta di mano aveva soffermato a lungo lo sguardo di Alberto, aveva fatto colpo ma l’interessato capì che era meglio non sbilanciarsi, chissà con chi se la faceva la cotale e non voleva casini. Naturalmente si beccò una settimana di casermiere che consisteva nei due incarichi contemporanei di piantone e di cuciniere, un lavoro pesante dato che la brigata era composta da 15 elementi, ma se la cavò bene con i complimenti dei due vicebrigadieri ma non del comandante che sembrava sempre incazzato di fresco (in verità aveva i suoi buoni motivi per esserlo, la natura non era stata benigna con lui.) 'Na rottura di palle le ripetizioni a Irene la figlia del brigadiere, la cotale era occhialuta e grassa come una palla (che si poteva pretendere da cotali genitori!). La baby guardava Alberto con occhi sognanti. “Irene o ti impegni nello studio altrimenti riferisco il tuo comportamento a tuo padre e non vengo più.”  “No ti prego voglio almeno vederti!” “Hai detto bene, vederti.” Alberto era il collega di un certo Carlo Toppi che sfoggiava sul braccio destro la scritta ‘Français’ e allora lo apostrofò in quella lingua che lui conosceva bene ma non ebbe risposta. “Carlo fa una cosa, togliti quella fascia, se viene uno straniero di lingua francese fai la figura del pirla.” Un giorno si presentò inn caserma un postino con un pacco raccomandato: “Chi è Alberto Minazzo.” Son io.” “Firmi qui. Sorpresa sorpresa, un biglietto di Piero – spero apprezzerai il regalo, ti ricordo sempre.” Certo che apprezzava il regalo un Rolex d’oro, valeva una fortuna! La cosa più interessante di far servizio ad un valico di frontiera è quella di avere la possibilità di conoscere  gente di tutti i tipi sia italiani che stranieri, ad Alberto interessavano la persone, soprattutto femminucce, che provenivano dalla vicina Svizzera ticinese. La sua attenzione diciamolo francamente di natura sessuale fu attratta dalle ragazze che dall’Italia andavano in Svizzera per lavoro. In particolare una di loro che in bicicletta tutte le mattine  traversava il confine. Al ritorno una sera con la scusa di controllare che non avesse merce di contrabbando  la fece accomodare nel Corpo di Guardia. Documenti: Doris Adamini anni 23 nata a Brescia a residente a Cannobio. “Dove lavora a Brissago?” “Nell’albergo Morettina, come vede non ho nulla.” “Dipende da cosa cerco io.” “Doris guardò a lungo Alberto, inquadrò la situazione e: “Potrei non essere d’accordo non che lei mi dispiaccia ma…” “Va bene domani  sera quest’ora?” “Ehum ehum…” Puntuale alle 19 Doris si presentò al valico, ad aspettarla un Alberto in borghese con l’ormone alle stelle. Andiamo nella caserma dei finanzieri di mare, mangeremo con i colleghi tutti amici. Alberto si era procurato una cassetta di vino Barbaresco, suo prediletto, e lo offrì a tutti i commensali. Vi domanderete come era possibile invitare una ragazza in una caserma  senza creare problemi. Presto detto: il brigadiere di mare comandante della Squadriglia abitava Cannobio e la sera…lontano il gatto i topi ballavano. Il casermiere: “C’è un letto nell’ufficio del comandante che lui usa per il riposino pomeridiano, qui ci sono due lenzuola ed una federa, 100 lire per farle lavare, buon divertimento. Doris non aveva dimostrato alcun imbarazzo, si spogliò completamente. Bruna, capelli lunghi, viso sorridente, belle tette, piuttosto robusta ma non grassa, una natura pelosissima. “Allora sei della Leonessa d’Italia.” “No di Brescia.” Bello stronzo, da una cameriera pretendere che fosse aggiornata con la storia!” La ragazza si dimostrò molto portata per il sesso con grande goduria del suo amante a digiuno da un po’ di tempo, dopo la terza goderecciata ambedue decisero di dormire. Furono svegliati alle sei dal piantone. “Può arrivare il comandante, datevi una smossa.” Doris dopo il bacino finale prese a bici e sparì oltre confine, Alberto a dormire nel suo letto, era di turno alle dodici.  Venne a sapere più tardi che il brigadiere di mare, responsabile del reparto, era stato punito perché lo spione di turno aveva comunicato ai superiori comandi che di notte in quella caserma…Commento dell’interessato: “Voi scopate e a me me l’hanno messa in c…” L’affare Doris fu presto chiuso,la baby doveva aver trovato un altro amore in Svizzera e non rientrava più in Italia. Al valico un giorno Alberto fu colpito dalla vettura di due signore di classe che transitavano con una ‘Borgward Isabelle’ auto piuttosto rara e costosa. Dato il loro passaggio giornaliero pian piano Alberto prese confidenza con le due dame. Un giorno chiese loro dove fossero dirette. “A Intra a prendere un aperitivo, se vuole…io sono Carla Roppi francese di nascita ma residente in una villa sopra Ascona insieme alla mia amica Maria Martens belga indossatrice.”  “Come vedete oggi sono di servizio, se non avete impegni domani  pomeriggio…” “D’accordo, appuntamento a domani, spero che sia simpatico a Frou Frou la nostra cagnetta che vede nel sedile posteriore. Alberto aprì lo sportello e cautamente allungò un braccio, la cagnetta gli leccò una mano.”È piuttosto strano, Frou Frou non fa facilmente amicizia…au revoir.” Alberto indossò il suo abito migliore, non era molto elegante ma…quello offriva la ditta. Precise come un orologio svizzero le due signore si presentarono al confine, Alberto le aspettò un po’ più lontano munito di macchina fotografica, la sua passione. “Ho preferito non farmi vedere dai colleghi, c’è sempre l’invidioso di turno che mi può creare problemi. Intanto le inquadrava: Carla bruna, capelli corti, occhi nerissimi, naso piuttosto pronunziato, bocca carnosa, Maria biondissima, capelli lunghi, occhi di un verde profondo, delizioso naso all’insù, bocca…invitante. “Dopo averci fotografato con gli occhi in seguito potrà farlo con la sua macchina fotografica, Maria è abituata ad essere ripresa, è una modella.” C’era dell’ironia nel tono di Carla e per sottolineare la frase gratificò l’Albertone di un sorriso. Ad Intra posteggiarono dinanzi ad un negozio di moda maschile. Appena entrati furono accolti da un giovane elegantissimo, forse il padrone, che apostrofò le due signore: “Bellissime, cosa vi porta da queste parti, io tratto solo abbigliamento  per i maschietti…”  Carla: “E qui c’è un maschietto da vestire da capo a piedi, Giangi questo è Alberto un nostro caro amico, saprai tu consigliarlo nella scelta di vestiti, camice, cravatte e scarpe, all’opera.” E poi all’orecchio: “Non spogliarlo con gli occhi, lui ama i fiorellini e tu non hai il fiorellino!” Alberto prese da parte Carla: “Mi ha messo in imbarazzo, io non sono all’altezza di…” “Ma io si, non faccia quella faccia, si rilassi a si lasci consigliare da Giangi  e poi diamoci del tu, non siamo ancora due vecchie mammalucche!” A Giangi non parve vero di poter fare un affarone nel vestire da capo ai piedi il nuovo cliente: camice estive ed invernali, pullover, gilet, vestiti interi e spezzati, calze di tutti i colori, scarpe all’ultima moda. “Giangi questo è un assegno in bianco, scrivi tu la cifra senza esagerare, carica il tutto nel bagagliaio della nostra vettura, au revoir.” Seduti al bar Alberto era diventato taciturno, perché tanta generosità, di maschietti in giro ce n’erano tanti e le due signore potevano…”Non ti porre tanti problemi, la vita è breve, appena sarai libero  manderò l’autista a prenderti a Piaggio Valmara per farti conoscere la mia villa, dove vuoi mettere tutta la mercanzia?” Alberto capì che non poteva portarla in caserma e così telefonò ad Anna proprietaria del bar vicino alla Dogana per essere autorizzato a  depositarli a casa sua. Anna gli chiese di passare a casa sua dopo mezz’ora per lasciare suo fratello Ambrogio al bar. Alberto lasciò la maggior parte del nuovo guardaroba portando con sé solo un completo.“Accidenti hai svaligiato un negozio!” “Non io quella signora in macchina…” ”Ricevuto, auguri sei un bravo ragazzo, lo meriti.”
La situazione ebbe sviluppi imprevisti: Carla invitò Alberto nella sua villa sopra Ascona. “Ti manderò il mio autista a prenderti in Dogana.” “Preferisco che si fermi alla Dogana svizzera, non voglio farmi vedere dai miei colleghi.” La solita Borgward era posteggiata sul lato destro della Dogana svizzera, all’arrivo di Alberto l’autista scese dall’auto, si tolse il berretto, fece un inchino e chiese la conferma al Alberto della sua identità poi aprì lo sportello posteriore dell’auto. “Come si chiama?” “Fulgenzio signore.” “Bene Fulgenzio, mettiamoci d’accordo: io sono anticonformista, con me niente apertura dello sportello, niente saluto col berretto in mano, io salgo davanti e poi se lei vuole diamoci del tu.,” “Signore come dice lei.” Il lago dalla parte svizzera sembrava diverso, meglio curate le sponde, più cristallina l’acqua, molti alberi ai lati della strada. Dopo due chilometri di salita, veduta della villa veramente imponente, la signora doveva essere molto abbiente. Fulgenzio aprì il cancello col telecomando. “Siamo arrivati.” Carla apparve all’entrata e salutò calorosamente il bell’Alberto. “Benvenuto a casa mia, Maria è a Parigi per una sfilata. L’immancabile Frou Frou,  scodinzolando, diede a suo modo il benvenuto al nuovo arrivato. Contrariamente alle sue aspettative che pensava ad un arredamento all’antica, Alberto si trovò dinanzi ad un arredamento molto moderno, ampie vetrate illuminavano i locali, i mobili di buon gusto  tutti di colore chiaro, un inno all’ottimismo. Un lungo viale, di lato piante basse ben curate, in alto un terrazzamento con delle statue di antichi romani, un vero Eden.  “Vedo che stai apprezzando la mia modesta magione.”  “Chiamala modesta, sono in Paradiso.” A tavola furono serviti da una cameriera in divisa, tutto molto formale, gli unici maschietti erano l’autista ed un vecchio giardiniere a nome Adolfo che, al passaggio della padrona si era inchinato piuttosto servilmente. Il dopo pranzo fuori in giardino. “Io fumo delle Pall Mall e tu.?” “Ho smesso su consiglio del dottore della caserma, un ispessimento del palato poteva portare a conseguenza spiacevoli.” “Bene allora non fumo nemmeno io.” Il pomeriggio passò in una sala con televisione ed un impianto high  fidelity da cui proveniva musica degli anni quaranta, tutto molto rilassante. Ad un certo punto si era materializzato un gatto bianco di grosse dimensioni, occhi azzurri che si avvicinò al Alberto, e, dopo averlo squadrato, si rifugiò sotto il divano. “Cosa strana, sei simpatico a Frou Frou ma non  a Pablo.” “Forse è castrato?” Carla rispose con un sorriso, evidentemente Pablo non apprezzava molto le persone dato il suo stato. Alberto aveva ottenuto quindici giorni di licenza, una sera dopo cena: “Ho pensato molto a te, ho domandato a me stessa questo trasporto verso di te, è la prima volta che mi capita con un uomo o meglio un ragazzo data la tua giovane età, sono in… buoni rapporti solo con Maria. Ho molte difficoltà a raccontarmi, penso possa fidarmi di te dato che con le mie confidenze metto nelle tue mani praticamente la mia reputazione. Come avrai notato conduco un tenore di vita molto alto grazie all’eredità dei miei genitori morti in un incidente aereo. I miei erano persone formidabili, anticonformisti, avevano accettato e protetto il mio essere… fuori del comune, sono un ermafrodita…, i mei all’anagrafe avevano fatto trascrivere il mio sesso al femminile.” Alberto ripresosi dall’iniziale stupore: “Sono un anticonformista convinto e per tale motivo spesso ho dovuto lottale contro i benpensanti, puoi fidarti di me, permettimi un abbraccio affettuoso, immagino quanto ti sia costata questa confessione.” La sera stessa appuntamento in camera da letto di Carla. La padrona di casa si fece trovare sul vano del bagno, in controluce, la stanza era illuminata da luce soffusa, un letto matrimoniale troneggiava al centro della stanza, lenzuola di seta di gran classe. Carla abbracciando Alberto lo condusse sul talamo nuziale dove si era appostata Frou Frou evidentemente abituata a far da spettatrice alle esibizioni della sua padrona.  La nudità di Carla era piacevole, ad Alberto non erano mai piaciuti i seni troppo prosperosi, gli davano l’idea di volgarità, in questo Carla eccelleva, piccoli ma sensibili al bacio di approccio del giovin signore. Carla delicatamente posizionò il capo  dell’amante sulla sua  sua ‘gatta’, Alberto notò che il ‘ciccio’ di Carla non era troppo grande né in erezione e così poté dedicarsi al clitoride della padrona di casa molto sensibile al contatto della  sapiente lingua di Alberto e dopo un po’ si esibì in un profondo orgasmo che fece vibrare tutto il corpo di Carla  che insistette per averne un secondo e dopo abbracciò Alberto in segno di riconoscimento e lo baciò in bocca, un bacio appassionato, sensuale che come conseguenza portò all’erezione del ‘ciccio’ di Alberto che si manifestò in tutta il suo splendore. “Non ho mai avuto rapporti con uomini, con Maria uso un vibratore, sii delicato.”’ L’allagamento’ precedente della vagina aiutò molto l’ingresso di ‘ciccio’ che giunse sino al collo dell’utero per poi esibirsi in una goderecciata con schizzo finale che fece impazzire la gentile padrona di casa. “Mai provato niente di simile, sei un grande! Che ne pensi di far esibire il mio lato maschile? Mi piacerebbe che lo baciassi a lungo sino a…” “D’accordo ma non godermi in bocca.” Il membro di Carla era di misura inferiore al normale ma molto duro, ci volle del tempo fino a quando Carla  sfilò ‘ciccio’ dalla bocca di Alberto per godere sulla propria pancia, un mare di sperma, evidentemente la signora aveva dell’arretrato da smaltire. “ “Che ne dici di…” “Ho compreso il tuo desiderio ma  sinceramente non mi sento di farti usare il mio popò…” “D’accordo mi accontenterò delle cosine di Maria, penso che anche tu  abbia fatto un pensierino su di lei, sii sincero, sarebbe un bel trio.” Grandi festeggiamenti al ritorno della modella da Parigi la quale comprese subito la situazione e diede il suo beneplacito con un bacio ad entrambi. Il bel trio viveva serenamente incurante degli immancabili pettegolezzi che erano ‘fioriti’ nei loro confronti. Alberto, dietro segnalazione dell’invidioso brigadiere Bentivoglio fu trasferito di sede; per tale motivo chiese ed ottenne di essere congedato. Per non per apparire un fannullone e ‘magnaccia’,  dietro raccomandazione di Carla, si impiegò a Locarno in una ditta di consulenza tributaria. Finale come quello delle favole (ma la loro era realtà), e vissero…