Un'isola infelice

Ai nostri tempi l’aggettivo felice non è quello giusto per fotografare lo stato d’animo degli italiani ed anche degli abitanti di quasi tutti i continenti, ognuno di noi guarda con sospetto anche i parenti più intimi che potrebbero essere portatori del Corona Virus. Meglio stendere un velo pietoso sulla vendita delle mascherine: introvabili quelle da sala operatoria a cinque Euro più Iva che fra l’altro servono solo a proteggere gli altri e non noi stessi, altre sono in dubbio per quanto riguarda la funzionalità e quelle veramente efficienti vengono vendute a prezzi non calmierati. La storia che sto per raccontarvi risale ai nostri tempi in cui qualche scienziato di bello spirito (non so come chiamarlo altrimenti) aveva dichiarato che il suddetto virus era un’invenzione tutta italiana, era stato poi smentito dall’evidenza dei fatti. C’era un’altra categoria di persone che se ne fregavano delle disposizioni impartite dal Ministero della salute di: non uscire di casa, lavarsi spesso le mani, indossare le famigerate mascherine, fra queste Ersilia Tettamanti signora settantenne il cui figlio Cristian Fabiani medico ginecologo era indispettito ed arrabbiato con la madre per la sua superficialità. La signora usciva sempre di casa indossando si la mascherina ma posizionandola sul collo, alla vista di una pattuglia di Polizia la collocava al posto giusto ma…male gliene incolse. Una notte Cristian sentì sua madre tossire sempre più frequentemente, recatosi in camera della genitrice l’aveva trovata con febbre alta e rossa in viso, stava delirando, capì la gravità della situazione, chiamò il 118 e di corsa al l’Ospedale San Giovanni, dopo circa mezz’ora il medico del pronto soccorso: “Caro collega…condoglianze, tua madre è giunta in fin di vita, non c’è stato nulla da fare.” Ersilia rimasta vedova aveva dedicato tutte le sue attenzioni al figlio, benché a quarant’anni fosse ancora una bella donna respinse i vari pretendenti, in vita aveva amato molto suo marito, si dedicò animo di corpo all’educazione del figlio senza essere troppo invadente anzi: “Crstian, non mi fai conoscere nessuna tua amica, mi sembra strano, non è che….” “Mammina, ho preso da mio padre, se non mi hanno male informato in vita ti ha spesso…incoronato!” “Meglio così, da vecchia fascista non avrei sopportato un figlio gay!” Funerali in forma privata, solo i parenti stretti e poi tumulazione nella tomba di famiglia al Verano. Cristian si guardava intorno, aveva amato molto la sua Roma ora gli sembrava estranea quasi nemica, decisione immediata cambiare aria ma dove trasferirsi.? Gli venne in aiuto Eugenio Bramanti un vecchio compagno di scuola che, informato della morte della madre telefonò a Cristian: “Innanzi tutto condoglianze, io mi trovo a Cuba da cinque anni, sono medico alla Clinica Matermo, mi piacerebbe rivederti, se volessi trasferirti a Cuba saresti gradito, nella mia clinica è andato in pensione un vecchio ginecologo, vai all’ambasciata cubana a Roma e vedi se, con la richiesta del direttore della clinica potresti trasferirti a Cuba a esercitare la tua professione qui, fammi sapere.” La burocrazia italiana rispetto a quella cubana era molto più semplice, ci vollero due mesi di peripezie sin quando Cristian ottenne il richiesto visto sul passaporto, aveva ragione il presidente russo Cruscev quando sparava a zero sulla burocrazia comunista. Già sull’aereo diretto a Cuba Cristian si sentiva più sollevato, il volo di dodici ore Fiumicino ‐ Jose Marti International Airport gli parve passare in breve tempo tanta era la voglia di cambiare vita. Un taxi con 15 CUC, la moneta locale più o meno dello stesso valore dell’Euro, lo condusse sino alla ‘Casa particolar Melia en Cuba’ dove l’attendeva l’amico Eugenio che insieme alla moglie Perla Bilboa gli fece feste a non finire, grandi abbracci: “Finalmente un amico, qui è difficile avere dei veri amici poi ti spiegherò il perché. Ti dovrai abituare alla cucina cubana, mia moglie ha imparato qualche piatto del nostro paese ma non mi fido gran che, una volta ha messo dello zucchero nel sugo ma in compenso…Per te è pronta la stanza degli ospiti, le altre sono riservate ai turisti, dirige la baracca Perla cui ho dovuto intestare il resort, agli stranieri è proibito acquistare abitazioni, io sono impiegato come dentista nella clinica ‘Matermo’ dove ti condurrò domani, ed ora per abituarti all’ambiente ed alla musica locale guarda la bravura di mia moglie. Effettivamente Perla era favolosa come bellezza longilinea e soprattutto nelle movenze sessuali, Cristian dopo tanto tempo di digiuno cominciò a sentire del ‘formicolio’ nelle parti basse ma poi pensò che le mogli degli amici sono intoccabili, avrebbe trovato sicuramente qualche altra cubana disponibile. Alla casa di cura ‘Matermo’ fu accolto dal direttore professor Luis Garcia che gli fece buona impressione sia per la cordialità che per l’aspetto curato e signorile. La clinica era pulita ed ordinata, l’infermiera Amanda Alonso assegnata a Cristian si dimostrò seria ed efficiente, non più giovanissima conosceva bene la sia professione. Le clienti, la maggior parte anziane non erano appetibili in ogni caso anche se gli capitavano giovani e belle Cristian si sarebbe ben guardato di apprezzarle dal punto di vista sessuale, prima di tutto la professionalità. Il sabato pomeriggio dopo il pranzo a tavola c’erano Cristian, Perla ed Eugenio quest’ultimo: “Vorrei parlarti dei cubani, di natura sono esuberanti, solari, sensuali ma inaffidabili per motivi molto semplici, guadagnano da quaranta a settante CUC al mese e quando possono si arrangiano con gli stranieri. Recentemente un italiano che conviveva con una cubana, per la legge locale non aveva potuto intestarsi un resort , titolare risultava la convivente ma finita la loro storia l’italiano voleva vendere il resort e rifarsi dei soldi spesi, un giudice ha emesso una sentenza a lui sfavorevole, è ritornato in Italia col morale a terra e senza una lira o meglio un CUC, io penso di non correre questo pericolo, vorrei sapere qualcosa di tuo personale, che ne diresti di un ‘colloquio’ con una deliziosa signora indigena, nessun pericolo di alcun genere. Dopo cena vai in camera tua, luci attenuate ed aspetta senza meravigliarti di quello che succederà!”” Cristian era tutto eccitato, dopo tanto tempo anche il suo batacchio voleva suonare la campana, dopo circa mezz’ora un’ombra anzi due entrarono nella sua camera da letto, una ragazza ed un uomo, la prima cominciò a ballare senza musica con movimenti sensuali poi si stese nuda sul letto vicino a Cristian che riconobbe in lei Perla e l’uomo chi era? Preso dall’eccitazione si dimenticò di quella presenza anche per la bravura eccezionale della signora che dimostrò di conoscere bene tutto il kamasutra. Dopo circa un’ora Eugenio era sessualmente groggy, chiuse gli occhi e quando li riaprì sorpresa, vicino al suo letto l’amico Eugenio che stava baciando in bocca Perla, un cuckold! I due conviventi uscirono dalla stanza di Cristian che si risvegliò la mattina seguente alle dieci. Una fame da lupo lo spinse prima in bagno e poi nel ‘comedor che era apparecchiato per il pranzo. Rovistando in un mobile trovò dei biscotti che accompagnò con del latte trovato in frigorifero. Finita la sua prima colazione, nessuno in vista, uno sguardo fuori, stava piovendo, pian piano rientrarono gli ospiti bagnati sino alle ossa: Il solito grossier: “Cazzo non pensavo che a Cuba piovesse tanto.” era un italiano alto grosso e ignorante. Gli altri ospiti non fecero commenti, non avevano nulla in comune col signor Brambilla dal cognome esplicitamente milanese, bauscia era un aggettivo che gli si confaceva. Dopo pranzo Eugenio prese da parte Cristian: “Non pensare che offra a tutti le grazie di mia moglie, è stata una prova di amicizia nei tuoi confronti, dopo cena ospiterò un giovane locale dietro richiesta di una svedese e di suo marito poi capirai il perché, nel lampadario della camera matrimoniale è nascosta una telecamera, potremo seguire l’l’evoluzione della vicenda dal mio studio. E così fu: nello schermo apparvero prima un uomo ed una donna che ben presto si spogliarono, lui sedette su una poltrona lei in attesa nuda sul letto. Apparve poi un giovane indigeno che apparve ben dotato, quanto la donna lo fece eccitare mostrò una ‘sciabola’ assolutamente fuori del normale, Cristian rimase basito. La bella svedese prese l’iniziativa, si appropriò del marruggiu del giovane in erezione e senza alcun lamento pian piano lo introdusse in vagina e prese a muoversi. Il cubano era instancabile, la dama chiese una tregua, era distrutta. Il giovane prese la somma di denaro a lui destinata depositata su un mobile, non doveva essere la prima volta che Eugenio lo chiamava per le prestazioni a favore di qualche signora ospite del resort. Il marito si sdraiò nel letto vicino alla moglie e prese a baciarla, un’altro cuckold. A pranzo le novità: “Nuovo giro, nuovo numero dimmi tutto.” “Caro Eugenio qui non siamo al circo anche se…stasera avremo Camilla e due boys, una siciliana nera di capelli e di pelle sfrenata in fatto di sesso, si è prenotata due boys locali, immagina tu…” La presentazione di Eugenio era stata efficace e veritiera, Camilla si presentò nella ‘camera del peccato’ in déshabillé, in poco tempo rimase nuda in attesa di…eventi, con la mano salutò Eugenio, sapeva perfettamente di essere ripresa. Si presentarono in camera due indigeni diversi fra di loro, uno alto e robusto l’altro più basso e minuto, perché quella scelta così eterogenea? La spiegazione poco dopo, quello più prestante si mise supino a letto con ciccio bello sostanzioso già in forma, Camilla gli si mise a cavallo, il secondo meno dotato ma anche lui in forma prese possesso del suo popò, la signora aveva voluto provare il doppio gusto senza impegnare troppo il didietro, furba la dama. La situazione non mutò sino a quando Camilla stanca ma soddisfatta alzò bandiera bianca, il compenso fu ritirato dai due che senza profferir verbo, si erano guadagnati lo stipendio pari a quello percepito dallo stato cubano in quattro mesi! Dopo un periodo di stanca sessuale la novità la portò a tavola Cristian: “Stavolta qualcosa di diverso da parte mia, si è presentata in ambulatorio una donna cubana che mi ha chiesto qualcosa di inusitato, vi riporto il dialogo, è più efficace: “Dottore sono Inés Benítez, sono disperata, due mesi addietro ho partorito la sesta figlia, a parte che sono tutte femmine ho paura che mio marito, fervente cattolico mi metta ancora incinta, anche se stanco del lavoro quasi ogni sera vuol fare l’amore, usiamo il metodo anticoncezionale Ogino‐Knaus ma io ho un ciclo irregolare e così…” “Signora le potrai inserire un tappo, non so che dirle…” Ho cercato una battuta per togliermela di mezzo ma lei ha insistito: “Vorrei che mi chiudesse le tube.” “Mi debbo informare, venga dopodomani.” Il direttore Garcia, da me messo al corrente della situazione mi ha concesso il nulla osta, tramite la segretaria ho informato l’interessata che si è presentata in compagnia della figlia maggiore: “Dottore mi sono fatta accompagnare da Rosita, è la più grande delle sei, potrei aver bisogno di un aiuto dopo l’operazione.” Dopo un’ora sono uscito dalla sala operatoria ed ho tranquillizzato la ragazza sull’esito del’operazione subìta dalla madre. La baby mi ha abbracciato ed anche baciato, è rimasta attaccata al mio corpo sino a quando: “Dottore, io sono impiegata in una ditta di import‐export, sono anche iscritta all’Università nella facoltà di lingue, amo l’italiano in particolare, il mio desiderio è quello di andare in Italia ma le leggi cubane me lo impediscono. Giorni addietro si è presentato nel mio ufficio un signore circa quarantenne, Giorgio Cannavó, italiano che mi ha chiesto di sbrigare una pratica doganale, mi ha proposto di vederci la sera. Sono andata a cena con lui, abbiamo parlato a lungo, il signore è il padrone dello yacht ‘Serenità’ attraccato al porto, si è immedesimato sulla mia situazione, mi ha proposto di nascondermi sul suo yacht per farmi espatriare, la volta successiva dopo aver fatto ricavare dal personale di un cantiere navale uno spazio in cui nascondermi tornerà a Cuba, passata la visita doganale dei nostri finanziari mi condurrà in Italia, a Messina dove abita, mi ha detto di essere scapolo ma anche se non lo fosse…avevo bisogno di confidare a qualcuno il mio segreto, spero nella sua discrezione.” Dopo una settimana di calma su tutti i fronti nel mio studio si è ripresentata Inés Benitez. “Signora ha problemi in seguito all’operazione?” “No, sto benissimo come spero di mia figlia Rosita scomparsa da due giorni, è venuta a casa mia anche la Polizia, nessuno sa dove si trova, lei ne sa niente?” “Se non l’ha trovata la Polizia…” “Questa è la seconda mia figlia Carmen, ha appena compiuto diciotto anni, si è diplomata al liceo classico ‘Camagüey, anche lei come quella sciagurata di sua sorella Rosita desidera andare in Italia, pare una fissazione di famiglia il mio cuore di mamma…” “Mi dica come posso esserle utile.” “La sposi così potrà espatriare con lei, potrebbe raggiungere la sorella. Ci pensi e mi faccia sapere la sua decisione. Carmen ti piace il signore?” “Si ma sposarlo…” ”Le faremo sapere la decisione di mia figlia, in fondo è ancora una bambina in tutti i campi, sta a lei dimostrarsi un gentiluomo!” Una telefonata giunse al resort dove abitava Cristian: “Sono Ines, che ne dice di far passare qualche giorno a mia figlia Carmen in sua compagnia, parlo di compagnia, mi capisca…” “Vado a prendere la ragazza a casa sua, Eugenio che ne dici di farla alloggiare per qualche tempo da noi…” “L’importante che io non abbia casini con la Polizia che fa presto a sbattere una persona in prigione.” Carmen conquistò la simpatia sia di Eugenio che di Perla che la trattava come una figlia. Dopo una settimana di riflessioni Crstian capì che la sua permanenza a Cuba non era più di suo gradimento, comunicò la notizia della sua progettata partenza a Carmen che a sua volta informò sua madre, si sarebbero sposati in chiesa, la chiesa aveva la sua voce in capitolo anche nell’isola. All’aeroporto dell’Avana la più commossa era Inés: “Se diverrò nonna mandatemi una foto del pupo, fatelo sapere anche a Rosita…un mare di bene…”