Un sorso di veleno

Lo sguardo fisso dentro la schiuma della birra .
Bianca, morbida, quasi impalpabile, che lentamente si dissolve . E la lingua passa sulle labbra, raccogliendo il sapore amaro.
I bicchieri sono troppo piccoli stasera, troppo vuoti , non si riescono mai a riempire. Sorsi di un coraggio che non serve a nulla.
E tu chi sei? Vuoi un sorriso? No… No… Non sederti al mio tavolo, ti prego, non ho parole per te.
Ecco bravo, passa oltre… Ma chi è? Bastava un ciao? Bastava un sorriso?
Dai, bella bionda, siamo ancora lontani dall’oblio. Un paradiso da conquistare a sorsi. Paradiso liquido.
I dehors dei bar sono sempre affollati da fighe da vetrina e pappagalli da esposizione.
Mi servirebbe un trapano per bucare quelle loro teste di cazzo e sentire il sibilo dei loro pensieri che escono dal cranio: psssttt… Gomme che si sgonfiano.
Si, un sorriso anche per te. Contenta?
Davanti a me, seduta. Sconosciuta e carina Non t’ho nemmeno vista arrivare. Perché tengono la musica così alta?
Almeno riuscissi a sentire ciò che mi dice…
Ma sì, diciamole sì. Un sorriso anche per te.
Forse mi ha chiesto se le offro da bere. O forse se poteva sedersi perché era l’unico posto vuoto.
Guarda altrove. La saluto, ho voglia di camminare.
Riuscire a capire quanto mi ha chiesto il barman per due birre, è una impresa. Aspetto il resto e sorrido.
Via da questa ferita aperta.