Una mamma ingenua

La notizia era apparsa su un giornale locale, Ettore Colucci imprenditore edile si era suicidato, la moglie Giulia Dickenmann la sera non vedendolo ritornare a casa era andata a cercarlo al cantiere di cui era titolare e l’aveva trovato impiccato ad un ringhiera. La Polizia intervenuta per far chiarezza sull’episodio nei giorni seguenti non aveva voluto comunicare l’esito delle indagini in corso, l’unica cosa certa era il suicidio dell’imprenditore. Il giornale dopo dieci giorni aveva scritto un articolo su quel suicidio, varie ipotesi erano state formulate come debiti di gioco, uso di stupefacenti ma nessuna con prove concrete e la notizia cadde nell’oblio ma non per la consorte che finanziariamente si trovò a dove fronteggiare le spese ordinarie di ogni giorno senza alcuna entrata, l’unico che lavorava e portava i soldi in famiglia era il marito. C’erano da dover provvedere anche alle esigenze della figlia Aurora tredicenne, non sapeva dove sbattere la testa. Aveva conosciuto Ettore a Rimini, era in vacanza in quella località con i genitori svizzeri del Canton Ticino, si era fatta coinvolgere sentimentalmente del bel riminese ma aveva fatto male i…conti ed era rimasta incinta. Ettore era un impresario edile, a ottobre in quella località c’era poco lavoro per la sua professione ed allora aveva accettato la proposta di un messinese in vacanza nella sua località di nascita e si era trasferito nella città dello stretto. Dopo i canonici nove mesi era nata Aurora, bellissima sin dalla nascita, la gioia dei genitori. La bambina sin da piccola aveva dimostrato di essere brava a scuola ed anche di possedere una furbizia innata forse retaggio della dinastia paterna fatto sta che era una furbacchiona. La famiglia Colucci abitava in un appartamento di lusso in affitto a Messina in viale San Martino, il canone era piuttosto elevato e presto i risparmi erano finiti. Giulia aveva cercato un lavoro, qualsiasi lavoro pur di guadagnare ma lo stipendio di cui avrebbe usufruito non avrebbe coperto nemmeno le spese dell’affitto, a questo punto quando Aurora: “Mamma ti vedo preoccupata, troveremo una soluzione.”Cosa aveva portato la ragazza d essere così ottimista? La sua vita sessuale non era quella di una ragazzina di quella età, da vari anni coltivava l’amicizia con un compagno di scuola tale Baldo Caruso figlio di un farmacista di due anni più grande di lei, spesso andava a studiare a casa del giovane, Baldo si trovò a dover combattere col suo coso in crisi di aumento del testosterone, mise in mano ad Aurora il suo uccello diventato uccellone ed avvenne…il matrimonio sopportato con stoicità da parte della ragazza. Per evitare lo stesso problema a suo tempo accusato dalla mamma la ragazza chiese a Baldo di farsi prescrivere dal padre una pillola anticoncezionale adatta alla sua età, la sua saggezza fu premiata con rapporti senza problemi. La sua freschezza di gioventù era stata notata ed apprezzata da tempo dal proprietario dell’appartamento Tindaro Arena gioielliere il quale sin quando Aurora era piccola le lisciava la testa, la baciava in fronte, sul naso ed una volta anche in bocca. Tindaro era vedovo da tempo, Aurora sperava che corteggiasse sua madre ma nulla di tutto ciò, il padrone di casa col tempo dimostrò di essere più portato verso i giovanissimi o meglio le giovanissime, insomma un pedofilo. Aurora furbescamente non chiese mai a Tindaro dei gioielli, avrebbe dato troppo all’occhio, una ragazzina per di più orfana… chiese al cotale di abolire a sua madre il pagamento dell’affitto ed anche del condominio, contropartita un suo incontro ravvicinato a casa di Tindaro per la prima volta con relativo ‘contatto’ manuale con la sua ciolla. Una delusione facendo il confronto con quella del coetaneo Baldo ma era un sacrificio che le avrebbe portato molti vantaggi. Chiese che fosse raddoppiato lo stipendio a sua madre, nel frattempo assunta da Tindaro come commessa nel suo negozio. Come interpretare da parte di Giulia quel compenso aggiuntivo? Che il titolare del negozio volesse da lei delle prestazioni sessuali, si adattò all’idea ed un sabato pomeriggio bussò alla porta di casa dl datore di lavoro vestita sexy per ‘sacrificarsi’ ma dopo l’ingresso nell’appartamento capì che non era bene accetta sessualmente da parte di Tindaro che la trattò cordialmente ma senza avanzare alcuna avance ed allora come spiegarsi quell’aumento di stipendio? Nessuna spiegazione, Giulia accettò la situazione senza porsi altre domande. La domenica seguente incontrandola all’ingresso Tindaro prese sottobraccio Giulia e: “Cara vorrei fare qualcosa per Aurora, la conosco da tanto tempo, la considero come una figlia, ti vorrei dare del denaro in contanti per acquistare vestiti e tutto quello che lei desidera, alla sua età si comincia ad essere una donnina con relativi desideri.” La spiegazione non avrebbe convinto una persona smaliziata ma Giulia era per natura un’ingenua ed accettò la verità che Tindaro le aveva propinato, ci pensava sua figlia con le sue prestazioni a ricompensare il ‘benefattore’. Aurora ‘si rifaceva’ sessualmente con Baldo sempre più innamorato di lei, le passava sotto banco dei soldi sottratti alla cassa della farmacia, insomma in casa Colucci non era il benessere che mancava. Una mattina Aurora marinò la scuola c’erano delle materie che conosceva molto bene, volle fare una sorpresa a Tindaro, bussò alla porta del suo appartamento, aprì uno sconosciuto, la ragazza rimase perplessa, fece un passo indietro, controllò la targhetta… si quella era proprio la casa di Tindaro e allora. “Signorina la vedo perplessa, sono Luigi Proietti, Gigi per gli amici, il cugino romano di Tindaro, sono in vacanza qui Messina, mi ero stancato della pioggerellina romana, si accomodi, mio cugino è in bagno. Tindaro…Tindaro… c’è una visita per te.” Dopo un po’ apparve il padrone di casa in accappatoio, dall’espressione del viso non apparve molto felice della presenza di Aurora: “Il tempo di vestirmi.” Nel frattempo Gigi aveva ‘fotografato’ dalla testa ai piedi Aurora, parve soddisfatto ma: “Quando avrà finito di sbirciarmi tutta potremmo parlarci!” Sopraggiunto, Tindaro istintivamente ed anche per dimostrare quali fossero i suoi rapporti nei confronti della ragazza la baciò in bocca, un segnale tipo ‘questa è roba mia, gira al largo’ solo che il suo atteggiamento fece l’effetto contrario, Gigi espresse tutta la sua potenzialità romanesca: “ ’An vedi questo, s’è fatto ‘na pischella che potrebbe esse su fija, robba da Regina Celi!” Tindaro gli rispose in romanesco: “A ‘nvidioso, te conosco, anche a te te piace la robba fresca ma có Aurora anderesti ‘nbianco” “Questo s’à da vede…lassamo perde stà discussione scema, annamo ar bar, offro io la colazione.” Nel frattempo Aurora si era fatta matte risate, il dialetto romanesco era spiritoso e lei lo apprezzò, prese sottobraccio ambedue e si sedettero all’interno del bar vicino casa. “Io amo molto i cannoli siciliani, voi a Roma non li conoscete, è una nostra specialità, mia mamma li fa spesso in casa.” Gigi fece la faccia di ‘cu non ci cuppa’, sarebbe stato facile buttare là una battuta salace, se ne astenne ma seguitò a guardare Aurora apprezzandola sempre più, la ragazza non aveva seno, in compenso mostrava un bel culo. “Ci scommette che indovino la considerazione che ha fatto su di me!” “Vai facile!” “Lei o meglio tu hai fatto dei commenti sul mio popò, anche a Tindaro piacerebbe bagnarci il ‘pane’ ma sinora è andato in bianco, vero caro?” L’interpellato era visibilmente a disagio, si agitava nella sedia, non fece commenti. “Dimmi cara messinese che macchina guidi?” “Lo capisci perfettamente che ancora non ho l’età per la patente in ogni caso non ho nemmeno un motorino, sono orfana e non particolarmente abbiente!” “Ci pensa lo zio Gigi, vuol dire che quello spilorcione di mio cugino ancora non te l’ha acquistato, sotto casa ho la mia Jaguar, andiamo dal concessionario più vicino. Dammi l’indirizzo, la riporterò sul satellitare.” In venti minuti arrivarono in via Argentieri, dentro l’ampio locale motorini di tutte le marche. Aurora scelse una Aprilia SR 50 R. “Ha buon gusto la ragazzina ma lo zio Gigi non trema, al concessionario: “Ecco la mia carta di credito”, Gigi firmò la ricevuta ed ebbe in compenso un bacio in bocca da parte di Aurora, Tindaro maledisse per non aver pensato lui ad accontentare la ragazza. Qualcosa di importante era accaduto tra Aurora e Gigi, intanto di comune accordo si incontravano tutti i giorni ed in macchina circolavano per le strade secondarie di Messina e dintorni, ufficialmente Aurora si recava ogni mattina a scuola, Gigi aveva lasciato l’abitazione del cugino e, nascosta la Jaguar in un garage aveva preso alloggio all’hotel Jolly in via Garibaldi dove lo raggiungeva Aurora, Giulia more solito non era a conoscenza delle vicende di sua figlia, Tindaro non riusciva a capacitarsi del suo cambiamento tutto dovuto all’amore, si all’amore ‘scoppiato’ tra il romano e la messinese, qualcosa di inaspettato per entrambi. Era iniziato con contatti sessuali, Aurora gli concesse quello di cui mai aveva usufruito Tindaro (avete capito) ma quell’inaspettata intrusione di Cupìdo aveva stupito entrambi gli amanti, Gigi non aveva mai creduto nell’amore soprattutto con una minorenne completamente piatta davanti e dal popò invitante di cui usufruiva spesso ‘magno cum gaudio’ di entrambi. Gigi padrone di terreni nell’agro romano dovette far rientro nella capitale per seguire i suoi affari, nessuna scena patetica alla sua partenza, il cugino di Tindaro aveva promesso un suo ritorno a Messina non appena sbrigate le pratiche più urgenti ma… la sua volontà non bastò per farlo ritornare nella Città dello Stretto. Una notte mentre in autostrada stava rientrando a Roma, stretto fra due Tir fu dal secondo tamponato e si infilò con la Jaguar sotto lo chassis del primo, un ammasso di rottami. L’episodio fu riportato a livello nazionale da vari giornali soprattutto per il fatto che il primo camionista era un cecoslovacco senza patente ed il secondo era stato trovato dalla Polizia stradale in stato di ubriachezza. Aurora apprese la notizia da Tindaro avvisato da alcuni parenti romani. Talvolta i colpi violenti anche psicologici lì per lì non si sentono profondamente forse anestetizzati dalla crudezza del fatto, Aurora rimase basita, solo il pallore del viso denunziò il suo stato d’animo. Da quel momento la sua vita cambiò completamente. Baldo alla morte del padre aveva preso il suo posto ed era sempre indaffarato in farmacia a servire i clienti, si era fidanzato con una ‘brava ragazza’ una di quelle da sposare, Aurora non gli dava affidamento. Giulia la mamma non capì nulla della situazione se non che era morto il cugino di Tindaro, Tindaro stesso comprese che aveva perduto per sempre Aurora la quale per salvaguardare la madre e le sue entrate finanziarie avvertì l’ex amante di non ‘fare scherzi’ con la genitrice in fatto di denaro, aveva lasciato ad un notaio un video in cui si vedevano loro due a letto nudi e sul comodino un calendario da cui si poteva desumere che lei all’epoca era minorenne…Di preciso non riusciva a vedere un suo futuro una volta laureata in lingue ma stavolta un aiuto da parte di Hemes che: “Parlo con la signorina Aurora Colucci?” “Sono io chi parla?” Sono il notaio Eugenio Castelli di Roma, il signor Luigi Proietti ha depositato presso il mio studio un testamento a suo favore, dovrebbe venire a Roma per le complesse pratiche burocratiche dato anche che lei non risulta parente stretta del defunto, mi trova in via Marsala 75, questo è il mio numero del telefonino.” Aurora diede la notizia alla madre che: “Non capisco come un estraneo ti abbia nominata erede dei suoi beni…” “Mamma non ti porre tanti problemi, finalmente, se vorrai potrai lasciare il lavoro presso il negozio di Tindaro.” “Ormai mi ci sono affezionata, se deciderai di restare per sempre a Roma ogni tanto potrò venire a trovarti, ti auguro le cose più belle, sei la sola persona al mondo che amo.” La favola breve era finita, il vero immortale…