su "Il giardino dei pensieri"
Fedel Franco Quasimodo è un poeta esplicito, si rivolge al suo lettore con un tono pacato e sobrio. Con umiltà e forte senso di responsabilità verso il mondo e verso la sua poesia. Si inerpica in campi introspettivi, nei quali, indagando su se stessi si dà lustro a un’esperienza umana che diviene esempio nella continua ricerca di motivi ancestrali, per divenir un uomo degno, di lodevole moralità.
Il suo è un messaggio sincero, in cui non smette di brillare la presenza di Dio e dell’amore verso il prossimo. Uno sguardo aperto alla vita, alla storia, al nostro essere uomini. Uno sguardo perpetuo e sempre neonato, nel descrivere le bellezze del nostro universo nella loro pienezza: “[…] Occhio beato, nel contemplar la meraviglia/ del creato”.
Ci pensa lui stesso a descriversi come poeta:
“[…] C’è il vero poeta
che non scrive
se non per far luce in se stesso,
non si vende a sette o partiti
né alle mode correnti;
reputato mediocre forse,
ma valente perché non commette
l’errore di vantare
i propri successi,
rifugge da ogni inutile
esibizionismo
e la sera ripone
i suoi scritti
nel labirinto della mente”.
Questo è Quasimodo. Un uomo che ha un bisogno viscerale di far poesia, perché è la sua forma di ragionamento che unisce cuore e mente, sul mondo e sulla gente.
Lui, “cantore di Cristo/ e di impegno civile”, fiero del suo essere e delle sue scelte.
A questo proposito, è d’obbligo la chiusura con i primi righi del suo componimento “Se ritornerò”:
Se rivivrò un’altra volta
su questa terra
non mi cambierei
con nessun altro;
tornerei uomo,
piccoletto occhialuto
con gambe da fantino;
inguaribile romantico
e costante sognatore.
Il giardino dei pensieri
Edizioni Movimento Salvemini
80 pagine