su "Colorado Kid"

Il detto recita: “Più della meta, conta il viaggio”. Si può adattare a un romanzo giallo? Stephen King dimostra, con coraggio, di sì. Colorado Kid è il suo primo mystery, un libro sostanzialmente poco amato da critica e pubblico, soprattutto - si legge in giro - per via dell'atipico finale.
Ambientato a Moose-Lookit, piccola isola del Maine, l’avvincente e ingarbugliato racconto del Re prende forma attraverso le parole dei due anziani giornalisti del “Weekly Islander”, modesta pubblicazione locale. La redazione ha da poco accolto una stagista, Stephanie McCann, incuriosita dai modi particolari del luogo e dalla sfida di una nuova vita.
Come per la novella che ha ispirato “Stand By Me”, tutto ruota intorno a un corpo, un cadavere; un’indagine irrisolta nel cuore come nella mente dei giornalisti che se ne sono occupati a suo tempo.
Con la sua consueta scrittura svelta e seducente, King agguanta il lettore per il colletto e lo costringe a condividere fino in fondo la sete di conoscenza di Stephanie, la sua curiosità, le sue speranze di giovane donna a confronto con una generazione passata, ma ancora viva e vegeta.
E neppure disdegna di disseminare lungo il percorso, velato di nebbia e malinconia, quelle perle di saggezza alle quali, fra un brivido e una lacrima, ci ha sempre abituati. Ad esempio che esistono storie diverse dalle altre, proprio come quella di “Colorado Kid”, dove, come per i meccanismi della sorte, le spiegazioni logiche lasciano il tempo che trovano. Lasciano ombre, più che luce.

Colorado Kid

di Stephen King

Libro "Colorado Kid" di Stephen King
  • Casa Editrice
    Sperling & Kupfer
  • Dettagli
    186 pagine
  • ISBN
    8868361353