su "Educazione cinica"

Il libro inizia con la storia di Zoe, una ragazza afflitta da demoni interiori, problemi esistenziali, visioni, voci, urla, melodie e suoni oscuri. Una ragazza che è uscita da un grembo molesto, che ha vissuto e vive quasi perché lo si deve alla vita, e non per il vero e proprio gusto di vivere nel pieno della bellezza delle possibilità del creato. Zoe con se stessa, sola, le mura, le voci, i fantasmi (immaginari animali domestici – tre topi che si rincorrono -). Lei soltanto, con la sua pazzia, e la solitudine: “[…] Sarebbe stato bello se qualcuno l’avesse abbracciata in quel momento ma era sola, tra le macerie della sua vita immaginata e della sua casa distrutta. Avevo distrutto tutto senza aver mai costruito nulla”. Lei che è in preda alla follia; fuori piove, corre, corre, corre, un suono sordo, una macchina, l’ambulanza, la voce di una medium, la fine.
Il secondo racconto ci presenta un ragazzo affetto d’amnèsia, una donna senza tempo e memoria, senza ieri e un domani. Con tre indirizzi nella testa: la sua casa, lo psicologo e l’ospedale. Quale futuro per uno che non ha nemmeno un passato? Solo singoli istanti di provvisoria lucidità.
Il terzo racconto potrebbe essere letto in chiave xenofoba, ma in realtà è un pretesto per raccontarci la vita di Augustus Pierce, la sua vita mediocre, fatta di continue ritualità, e di passi troppo spesso esplorati. Un giorno la sua vita si stravolgerà, e da uomo medio Pierce diventerà un uomo borghese, assaporando le lussurie e i godimenti di una vita agiata, ma tutto questo cambiamento non è frutto di una lucidità di Augustus, anzi, lui non riesce a vedere al di là del suo naso, e non si accorge che in realtà la sua vita sta andando a rotoli, sta sfumando, per poi ritornare ad essere una mediocre macchia nella storia delle altre vite.
Il quarto e quinto racconto ci parlano rispettivamente della storia di Blake che sfugge dalla realtà per rinchiudersi volontariamente nel mondo dei sogni, e della storia di Emily, di un rapporto malato, della furia umana, attraverso una particolare prospettiva; da danneggiata a danneggiante.
Ho cercato di presentare per sommi capi qualche racconto dell’opera di Salvatore D’Antoni, e non starò qui a snocciolare uno per uno i racconti che compongono l’opera per due motivi: il primo, per rispetto all’autore che non deve vedersi svelato ogni suo scritto, in seconda battuta per me, che non ritengo affatto giusto fare un elenco puntuale dell’opera.
Il libro dal titolo molto aderente ai racconti che l’opera stessa presenta, - appunto “Educazione cinica” -, tocca svariati temi che vanno dall’abbandono, al rapporto con sé stessi, alle dinamiche relazionali, fin per arrivare a temi quali la gelosia, il riscatto, l’identità, la felicità (che rappresenta il titolo stesso di un racconto), per inoltrarsi nel paradosso e nel comico (ben rappresentato nel racconto “l’amore incondizionato delle bambole gonfiabili”), e ancora si potrebbe parlare di individualità, e di identità di genere.
Un libro che si gusta a piccoli sorsi, e che attraverso una variegata essenza di storie ti fa gustare la bellezza delle diversità, dei diversi aspetti della vita, mai prevedibili e insofferenti alla razionalità.

Educazione cinica

di Salvatore D'Antoni

Libro "Educazione cinica" di Salvatore D'Antoni
  • Casa Editrice
    Melqart Communication
  • Dettagli
    144 pagine