su "Uno, nessuno e centomila"

Il testo, sintesi del pensiero pirandelliano, portato ai suoi estremi risultati, esce nel 1926, ma ha una lunga gestazione iniziata nel 1909. Un libro sul quale ha molto riflettuto, l’ultimo della sua vasta produzione, perché ad esso consegna il significato ultimo della sua intensa disamina sull’uomo. In una continuazione ideale con Il fu Mattia Pascal, Vitangelo Moscarda, partendo dalla banale osservazione che il suo naso è agli occhi della moglie diverso dalla percezione che ne ha lui, si avvia  alla ricerca interiore della sua vera essenza. Lo scavo, che lo conduce ad una forma di pazzia, di cui è ampiamente soddisfatto, lo convince del relativismo della nostra immagine che cambia con la  percezione che abbiamo di noi e che gli altri hanno; il relativismo sbriciola l’Io in tanti frammenti, sicché diventiamo molti, ma, a  ben vedere nessuno, perché l’uomo è soltanto un fantasma della percezione.
Considerato che, per via della maschera che indossiamo siamo costretti a ricoprire  un ruolo che ci sta stretto, il fu  Mattia si crea un’altra identità, Vitangelo le rifugge tutte e cade nel nulla, ma in questo nulla scopre la sua essenza umana e si sottrae alla condanna della percezione. Ecco perché è contento della sua “pazzia”, perché essa lo libera delle false credenze delle sovrastrutture sociali; la destrutturazione dell’Io coincide paradossalmente con la sua catarsi.
Il messaggio, oggi molto abusato, coincidente con un procedimento di svuotamento dell’Io narciso, trova in Pirandello un precursore notevolissimo, visti gli agganci che egli struttura con la contemporanea psicoanalisi di Freud. Si parte dalla consapevolezza che lo stesso nome proprio, in quanto affermazione identitaria, è narcisistico ed è un retaggio delle convenzioni sociali; cominciando col destrutturare il nome proprio si procede nello smantellamento dell’Io stesso che si sublima della sua onnipotenza, toccando così i vertici del Misticismo, corrente religiosa a cui Pirandello si accosta fin dalla giovane età.
Il diventare Nessuno è un modo per ripartire con una nuova consapevolezza dell’essenza umana da godersi nell’arte e nel rapporto con la Natura, una Natura Madre in cui si riflette lo sguardo estasiato del protagonista. Il romanzo psicologico ben si colloca nella temperie della prima metà del Novecento con la crisi delle certezze positivistiche che riponevano una totale fiducia nelle possibilità umane; già Leopardi tuonava contro il suo “secolo superbo e sciocco” ed è da lui che parte la crisi dell’uomo che arrivata al Novecento salta per aria, mettendo in seria discussione l’Io, che come ben aveva individuato Freud ”non è padrone nemmeno a casa sua”, perché abitato dall’inconscio che parla per lui. Visto che l’inconscio è il risultato dei condizionamenti ambientali, l’uomo è pirandellianamente costretto ad indossare una maschera sociale che contenga l’irruenza dell’inconscio.
Quindi, Vitangelo, liberando l’inconscio che in lui si libera catarticamente della  maschera in un trionfo di libertà.

Uno, nessuno e centomila

di Luigi Pirandello

Libro "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello
  • Casa Editrice
    Giunti Demetra
  • Dettagli
    192 pagine
  • ISBN
    8844034050