su "Neve"
La Turchia come confine, area cuscinetto e terreno di confronto fra Islam e laicità: al di là dei luoghi comuni, il dissidio fra Oriente e Occidente scaturisce con forza dalle righe di Pamuk.
Neve è un lungo racconto dal sapore surreale, incantato nello spazio temporale di una nevicata che ha tagliato fuori dal mondo Kars, città di confine fisico e al contempo metaforico. A Kars si consuma un colpo di stato teatrale, che ha lo scopo di impedire la vittoria degli integralisti alle elezioni comunali: un’imposizione della libertà, si potrebbe definire, in un paese dove i passanti possono rivelarsi poliziotti in borghese o appartenenti ai servizi segreti.
Integralisti, nazionalisti curdi, comunisti, polizia segreta, poeti islamici e poeti amici dell’Occidente, attori-politici e politici appartenenti al Partito Islamico: in questo complicato scenario la laicità sembra una lezione estranea, mentre per le ragazze di Kars, che si battono per il velo, libertà non è scoprire il capo ma poterlo coprire.
Nessuno può capirci da lontano – dice uno dei personaggi, al termine del libro. Ed è esattamente questo il senso che Neve trasmette: la necessità di avvicinare il punto di vista, di abbandonare le categorie dell'Occidente se si vuole comprendere l'Oriente. E forse neppure alla fine puoi adottare categorie diverse, se vieni da un altro mondo. Come un turco non può essere occidentale: questo gli abitanti di Kars insegnano e ricordano a Ka, il protagonista di Neve.
Neve
Einaudi
468 pagine
8806186183