su "I poeti morti non scrivono gialli "

Un lembo di mare di appena quattro chilometri separa Helsingborg, in Svezia, dalla terra di Danimarca, ed è in questa città tra le ombre che Björn Larsson costruisce la storia del suo libro: "I poeti morti non scrivono gialli", pubblicato da Iperborea. Bella la storia e non soltanto perché ben scritta e sicuramente ben tradotta da Katia De Marco, ma perché è la storia di un poeta e chi ha ormai il coraggio di scrivere sui poeti? Molte sono le cose che si percepiscono nel libro: c'è una certa ironia già dall'inizio, quando l'editore Petersén spera di poter convincere il poeta Jan Nilsson a firmare il contratto per il suo libro acclamato come un successo editoriale, anche se all'insaputa dell'autore che vive su un malandato peschereccio. L’editore Karl Petersén sa che non sarà facile convincere il poeta a firmare il contratto e, per questo, si è portato dietro una bottiglia di champagne, ma al suo arrivo si trova davanti all'inaspettato: Jan è morto impiccato sul proprio peschereccio. È da quella morte che parte il bandolo di tutte le verità. È dalla morte che si è costretti a ripensare la vita e l’opera del poeta.
Sullo sfondo della narrazione si sente il clangore dell’atavico scontro tra l’arte e società delle norme e convenzioni cui Jan si opponeva con la vita e l’opera, quel conflitto tra la luce che sprigiona dal vivere dei poeti e la deprivazione imposta dalla società del denaro (si ipotizza infatti che, ad uccidere il poeta, possano essere stati certi finanzieri dei quali aveva scoperto le segrete trame). Il commissario è invece del parere secondo cui i poeti si uccidono e basta, quasi come se si dovesse espiare la poesia con la vita. Ma che ne può sapere il povero commissario Barck di un poeta? Forse per il commissario il poeta si uccide perché la sua è un’attività morta o mortifera, mentre in realtà il poeta è il solo a conoscere davvero la vita perché conosce l’amore senza confini e, conoscendo questo, giunge fino al cuore dell’esistenza e può permettersi, dopo, di intuire anche i segreti periferici della vita come quelli della finanza. Tra quelli che “sanno”, il poeta è l’unico che “sa” davvero. Proprio questo scriveva Pier Paolo Pasolini nel suo famoso articolo del 1974:  “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore” e per questo lo hanno ammazzato nell'anno successivo. Anche Jan Nilsson sapeva e, anche a lui, lo hanno ammazzato. Verità e finzione, chissà quale tra le due sarà la più vera?

I poeti morti non scrivono gialli

di Bjorn Larsson

Libro "I poeti morti non scrivono gialli " di Bjorn Larsson
  • Casa Editrice
    Iperborea Edizioni
  • Dettagli
    288 pagine
  • ISBN
    8870914097