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Ritengo che oggi la poesia sia in disarmo, che la stragrande maggioranza di coloro che sono qualificati come poeti siano scrittori in versi che non sono più nemmeno versi.

Io ho un’idea precisa dell’essenza della Poesia (e uso non a caso la maiuscola) e non scrivo neanche una riga per compiacere miei amici o ‘clienti’. Scrivo quello che penso anche se non è politically correct.

A dettar legge nella poesia del terzo millennio, come in generale nell’arte, salvo qualche eccezione, parrebbe proprio il contrario della Bellezza.

Oggi la poesia è un esercizio di ingegnosità lambiccata, senza l’entousiasmòs e la gioiosa bizzarria dell’estro barocco.

Leggo le parole dei poeti per capire il mio cuore e quello degli altri.

A Genova ho scritto le prime poesie, che la domenica andavo a ricopiare a macchina nello scagno di mio padre in piazza della Commenda, in pieno porto, e più tardi in piazza dell'Acquaverde, accanto all'antica chiesa di San Giovanni di Prè, grigia a(…)

A monte, c'è una qualche ferita, perché io credo che se uno fosse perfettamente felice e in pace con se stesso non gli verrebbe in mente di scrivere poesie.

È un'esigenza che nasce, io credo, da un desiderio di emulazione. Si leggono poeti che si ammirano da ragazzi, da adolescenti, e si vuole essere come loro

Mai nessuna donna prima ha messo in modo così straziante la poesia su tela come ha fatto Frida.