Non si può dissertare su certi temi senza l'uso di parole o espressioni popolarizzati dai mezzi di comunicazione di massa o dalle maggioranze contro le minoranze di qualsiasi tipo e natura, anche se esse possono suonare offensive o denigratorie, il che non è il caso della parola "gay", che almeno per me suona invece dolce, simpatica, fiorita e soprattutto molto naturale.
Il fatto è che tante volte i nostri antagonisti più diretti e aggressivi si trovano in noi stessi, sia nelle nostre fisime che nel rifiuto dell'altro, sempre con la tracotante e perentoria pretesa che Tizio, Caio e Sempronio debbano, così nel bene come nel male, pensarla come noi.