A volte

A volte
hai visto
come la forte sofferenza
degli altri
si avvicina e si sposa
(spesso di nascosto)
alla nostra gioia(1)?

A volte, ridendo,
in un raro
eccesso di gioia,
piango(2). 
È forse
uno spontaneo impulso
di compensazione?   Firenze, venerdì 19 ottobre 1990 10h30'. 

‐‐‐ (1) ‐ Mi piace riportarvi, a proposito di questo mio scritto dell’ottobre 1990, ciò che, nelle mie letture del settembre 1996, ho trovato di Hermann Hesse (1877‐1962): Il dolore più intenso e la suprema voluttà si esprimono in maniera assai simile. ‐‐‐ Immagino che queste citazioni siano anche di vostro interesse, come lo sono state per me; se non per altro, almeno vi trovate sottomano frutti di pensatori veri. Si potrebbe dire DOC, ai nostri giorni, di cui posso, inoltre, darvi le piene e più ampie garanzie. Dovrei allora scrivere DOCG, ossia “Denominazione d’Origine Controllata e Garantita?”. Lo so, lo so che gli Autori che man mano cito voi li conoscete meglio di me, ma se non mi esprimevo così, la battutina su quelle sigle (si dice acronimi?), come sarebbe saltata fuori? Eh!

(2) ‐ Oggi venerdì 22 giugno 2001, nel leggere alcune liriche di D’Annunzio, non ho potuto fare a meno di riportare qui alcuni versi che, tra l’altro, mi hanno ricordato un sentimento di cui ho fatto cenno in questa lirica, più di dieci anni fa.

Gabriele D’Annunzio (1863‐1938) li ha scritti ‐ da par suo ‐ in «ALCYONE», a Settignano di Firenze, a fine giugno del 1902. L’opera che l’include è intitolata «LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI».

Questi che ora vi riporto appartengono alla lirica intitolata “LUNGO L’AFFRICO”.

Inizia proprio così:
“Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto [...]”.

Il riscontrare esperienze su sentimenti di una forte affinità, mi pare confortare e compensare la mia sensazione di un’assenza di comprensione verso ciò che a volte provo ed esprimo, senza tuttavia pretendere.