all’antipode delle mie incoerenze

Ora mi sto leggendo: il mare
in questo giorno di dicembre
in cui mi sale la marea All’antipode delle mie incoerenze
ho solo una bocca nuda e una finestra
con due foglie morte incollate al vetro
e il silenzio di un pensiero riverso   nel posto della sabbia
dove l’orizzonte assale la pioggia   Muro di latte e piombo: il cielo
cancella la corteccia del platano
e scortica foglie di filigrana ascensionali Sul lato opposto dello stesso sogno
di traverso affondo nel rumore prono
bianco come ventre di pesce
nero sospeso e informe come l’evento   ho quasi dimenticato il senso della direzione
e senza oscillazione alcuna dondolo a capo chino   Questo giardino stretto intorno al collo
è solo una smorfia grottesca di nuvole ghiacce
e un drago strozzato che brama l’inverno per stordirsi di neve scomposta e sconfitta
in una soffitta di un quarto piano qualunque
con un ascensore di apparenze e di ruderi arcani
dove il tempo toglie il respiro   la nebbia ora mi sale come fumo negli occhi
come un madrigale omoritmico di figura ascendente