Marika delle Scotte

Nel lettino bianco,
due occhi sporgenti 
e confusi 
strizzano il giorno 
fra le palpebre cadenti 
Le mani protese, 
si chiudono a pugno 
sulle perle medicanti 
e lievi si innalzano 
seguendo l’onda del capo 
Le perle rotolano 
nella gola bagnata 
dall’acqua amara 
di gocce calmanti 
Risatine seguono 
ad urla arrabbiate 
e poi ritornano e colorano 
la tua voce bambina 
incastrata 
in un corpo di adulto 
che niente domanda 
ma ti comanda 
Comanda alle “voci” 
di dirti cose 
che ti fanno impazzire 
oppure gioire 
Vorrei, 
accostarmi al tuo orecchio 
e anch’io sentire 
quel che hanno da dire 
e rispondere male, cattiva, arrabbiata 
quando i tuoi occhi 
di paura si bagnano 
e le tue mani come ali tremano 
Ti guardo. 
Dai piedi del letto 
ti mando un sorriso 
e ti regalo 
parole cantate 
per farti sentire una voce 
più umana e più calda 
che come musica scende 
sul pensiero tuo addormentato 
e lo vedo accendersi 
e colorarsi di vita 
Se solo la voce, la mia 
avesse davvero la musica 
potente più delle “voci” 
per darti il risveglio,
canterei parole bellissime 
In braccio 
come una bimba ti prenderei 
allontanandoti 
da quel bianco lettino 
e per mano ti trascinerei 
in una danza gioiosa 
in un rito leggiadro
di inno alla vita, 
ti slegherei. 

dedicata ad una ragazza ricoverata a Siena, ospedale "le Scotte"