Nucetto Villa

Tepore sulle persiane dimenticate lacci d’aria mozzano l’affanno delle sere in collina. Sono andato per acqua ad una fontana chiamata col nome di un vecchio del borgo tra cascine stranamente intatte dove la chiesa è spenta tra i ruderi del castello. Sono andato a consumare il vuoto dove la sorgente respira trasparenza a bere la vita come un cucciolo al seno quasi a sorprendere il tempo nel tempo. Sono andato alla fine del giorno nella parte più alta del paese dove la strada si perde a raccogliere erba lasciandomi dietro il tratto abitato alla vasca dei senza premura. La mano tesa a raccogliere il nulla che cade dove i passi marcano terra coltivata ad orto per la storia lontana di un anima sconosciuta. Tepore nel dialogo con me stesso istanti d’acqua a cancellare tracce d’intolleranza.