Diaspora, melanconia e speranza.

Lo confesso io amo la mia terra, un amore quasi tragico e struggente, che solo i figli della diaspora possono provare.
Sono andato via relativamente tardi, avevo da poco compiuto i trent'anni, con nel cuore la speranza di tornare e nel cervello la certezza che quel pensiero era sbagliato.
Ho imparato con il tempo che il posto che ho scelto per costruire qualcosa di solido e duraturo ha sicuramente i suoi concreti meriti.
Ho convissuto con quella malinconia che in alcuni momenti ti assorbe l'anima, nel ricordo di un'adolescenza e di una giovinezza vissuta a pieno, nonostante le molteplici manchevolezze di un territorio che passa in un breve lasso di tempo dall'essere padre a padre ‐ padrone.
Non ho mai odiato queste contrade , ma molte volte mi hanno fatto arrabbiare fino al punto di...
E' per questo che registro con molta felicità timidi segni di miglioramento.
Girando, oltre al mare stupendo di questi giorni, ho sentito  accendersi la fiamma mai sopita dell'orgoglio.
L' orgoglio di chi ti propone il servizio della sua nuova attività, di chi pensa che un lido meglio attrezzato, un piccolo esercizio commerciale dove ti propongono detersivi alla spina, un ristorantino dai prezzi modici che propone la tradizione , un' associazione culturale che organizza serate di poesia, possano essere scintilla di rinascita e di una ritrovata comunità di intenti, che faccia uscire definitivamente questa cittadina da una devastante malattia nichilista che porta all'auto implosione.
Che il mare cristallino di questi giorni,  divenga simbolo di una battaglia vinta da persone di buona volontà e sia bandiera di una cittadina che non merita gli stupri ripetuti di questi lunghi anni bui.
Non sempre nella notte tutte le vacche sono nere.