Egoista per amore

Un anziano signore ogni giorno, come d’abitudine, faceva la sua passeggiata pomeridiana lungo il viale che costeggiava il bosco. Un giorno vide cadere da un nido, situato su di un albero da lui poco distante, un piccolo uccellino. Lo raccolse, aveva giusto qualche piuma e non potendolo rimettere nel nido, poiché troppo in alto, decise di prenderlo con sé per evitargli una sicura morte. Pensò subito che avrebbe potuto allietare le sue giornate grigie e solitarie, con il suo canto. 
L’uccellino aveva ricevuto tutte le cure di cui necessitava e in poco tempo, dopo che l’anziano signore lo aveva messo in una bellissima gabbia, l’uccellino cantando, ringraziava il suo benefattore. Aveva l’abitudine di cantare da quando il sole nasceva fino al tramonto, solo per allietare i giorni di chi gli aveva dimostrato amore, dandogli a mangiare, evitandogli il freddo durante l'inverno, aiutandolo ad apprendere a volare nell'esigua stanzetta del soggiorno, diventando così a sua volta, confidente delle malinconie dell'anziano signore, quando, preso dalla solitudine parlava con lui. Intanto, l'uccellino era cresciuto ed era diventato un bellissimo usignolo, era come un figlio per l’anziano, egli riversava su di lui tutto il suo affetto ed amore, non avendo nessun’altra persona d’amare.
Il tempo scorreva e l’inverno volgeva alla fine, i giorni iniziarono a vestirsi di luce e nell'aria c’era  profumo di primavera. Fiorirono i mandorli, i ciliegi e tutta la natura si vestì a festa, la vita s’era risvegliata dal lungo sonno invernale, lasciando la tristezza dei giorni freddi e grigi alle spalle.
L'uccellino continuava a cantare per il suo benefattore, ma in cuor suo, aveva voglia di volare e non sapeva come farlo capire a lui che, era così buono ed aveva bisogno del suo canto, per sopportare la sua solitudine.
Passarono alcuni giorni, e l'usignolo cantava, sì, ma non metteva più tanta armonia nel suo gorgheggio, l'allegria era latitante e c'era una nota di tristezza nel suo canto. L’anziano che lo conosceva bene, si domandò perché quella nota fosse così malinconica, tanto da toccargli il cuore.
Si accostò alla gabbia e vide che l'uccellino non mangiava più ed il suo occhio piccolo e vispo era chiuso a metà, allora domandò lui che cosa l’angosciasse. Non ebbe risposta. L’usignolo continuava a deperire.
Pensò: “Forse non è contento, chissà, il cibo non gli piace più?” Cambiò mangime, ma l’uccellino continuava a deperire e la sua tristezza era palpabile.
Una mattina, l’anziano signore si affacciò alla finestra, poggiò vicino a lui la gabbia sperando che il suo piccolo amico si riprendesse, ma l’uccellino ormai era debole e triste e non si mosse dal suo giaciglio situato nell’angolo della bellissima gabbia, l’anziano, alzò gli occhi verso il cielo e vide che gli uccelli riempivano gli spazi azzurri dei loro voli e con i loro canti colmavano l'aria d’allegria. Si girò e guardò il piccolo uccellino triste, che aveva accennato un volo che terminò tenendosi appena aggrappato alla sua altalena, l’anziano avvicinò la sua mano alla gabbia, e con il dispiacere che gli serrava il cuore, aprì la porticina, dicendogli:
"Vai sei cresciuto e la tua vita è là, fra il cielo e la terra negli spazi che ti sono stati riservati per allietare tutti con il tuo canto e non solo me, povero egoista che sono.Vola e vivi la tua vita, quando vuoi vienimi a trovare, qui ci sarà per te sempre da magiare e dormire."
L'uccellino volò sulla sua spalla, e aprì l’occhietto che subito diventò vispo, guardò il suo benefattore fino a trasmettergli la sua contentezza e farlo sentire felice per il suo gesto pieno d’amore, poi spiccò il volo lasciando dietro di sé l’anziano che lo salutava con la mano sorridendo, anche se in cuor suo soffriva tanto.
Da quel giorno, l'usignolo riprese a cantare regalando a tutti la sua gioia, ogni giorno, non essendosi dimenticato del suo amico anziano, andava a trovarlo facendolo felice, sostava sul davanzale della sua finestra e cantava solo per lui, vivendo comunque la sua vita, come tutti gli uccelli di questa terra fanno dopo che hanno appreso a volare.
L’anziano, nonostante la sua età, aveva capito ancora qualcosa della vita, si avvide che il suo amore per l’uccellino era paragonabile a quello di un buon genitore che sa mettersi da parte al momento giusto. I figli, come gli uccelli quando imparano a volare devono lasciare il nido per costruire a loro volta il proprio.