Il Ballerino

Racconto dedicato ad Andrea, vittima di un atto di bullismo a Torino.   Andrea ha un sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino, uno di quelli di danza classica, proprio come Evans. Nella sua scuola egli s’impegna solamente a studiare, il resto per lui non conta niente, o quasi. Ignora gli amici perché non può fare altro che sentire i soliti sfottò di come cammina o di come gesticola con le mani, o semplicemente di come si comporta. E’ uno dei migliori della classe, se non dell’intero biennio, pratica danza in una scuola di un piccolo quartiere. Il suo blog è ricco di immagini di danza classica, video presi da youtube che ne mostrano alcuni balletti … e pochi commenti, e quei pochi commenti sono sempre offensivi, solo quelli delle sue amiche sono molto più affettivi degli altri. Sì perché sono proprio le sue amiche che gli danno coraggio a ignorare tutto ciò che è sporco, la mattina arriva a scuola con le sue compagne di classe; lo ha scritto anche su un tema in classe che il suo sogno è quello di diventare un ballerino, è passato tra le mani di tutta la classe quel tema, in tanti si sono complimentati con lui.
Mentre, nella sua classe si fa francese ‐ una delle sue materie preferite ‐  l’insegnante interrompe la sua spiegazione per una bussata alla porta della classe…
‐ Scusate professoressa, dopodomani ci sarà l’assemblea scolastica dalle otto alle dieci, firmate qua ‐  dice lo studente rappresentate del liceo linguistico, alquanto arzillo e confusionale. Mentre la prof posa lo gesso sulla cattedra e afferra tra le mani una penna BIC per poi concentrare il suo sguardo sul foglio, lo sguardo del rappresentante del liceo è minaccioso verso Andrea, che solo a guardarlo lo fa molto male, pensando a quando egli, tornando a casa, veniva seguito dal rappresentante che lo prendeva in giro in tutti i modi, ma Andrea faceva finta di niente, rivolgeva lo sguardo in avanti e continuava a camminare, poi tornando a casa si chiudeva nella sua stanza e scoppiava dal piangere, i suoi genitori lo vedevano molto triste, ma lui non ha mai spiegato la causa del suo pianto, anzi calmava le acque abbracciando sua madre, dando un bacino alla sua sorellina più piccola e regalando un sorriso piatto al padre. Lo sguardo del rappresentante però sembra durare più a lungo, chissà, forse perché la prof ci mette più tempo a firmare, Andrea ha le due mani sul banco, è ancora da terza media, è il suo primo anno al liceo, lo guarda con una faccia normalmente innocente, inerme, occhi che cominciano a custodire lacrime; lo sguardo del rappresentante è pauroso, Andrea sente delle risate dietro le sue spalle… la prof finisce di firmare, il rappresentante prende il foglio, poi mentre chiude la porta della classe volge un ultimo sguardo a Andrea. Poi la prof continua a spiegare, ma egli resta attonito, non riesce a cancellare quella minaccia che ha letto negli occhi del  rappresentante del liceo. Ed è così che passa l’ultima ora di francese… la prof, mentre segna sul registro l’assegno e lo detta anche a voce, viene ascoltata lontanamente da Andrea, che apre il diario con indifferenza.
‐Andrea… c’è qualcosa che non va? ‐ gli dice la prof mentre finisce di scrivere l’assegno sul registro… Andrea non le risponde, fa finta di non aver capito, di essere distratto, poi dopo alcuni secondi la prof gli fa
‐ Cosa c’è che non hai capito della lezione di oggi?
‐ Niente, professoressa… ‐ poi realizza una finta risata, e ripete – Scusate… nel senso che non c’è nessun problema, non vi preoccupate… la lezione di oggi l’ho capita.
Suona il campanello. Andrea prepara la cartella soprappensiero, questa volta il suo arrivederci non ha un tono allegro. Torna a casa con Amalia, la sua migliore amica, tra l’altro la sua vicina di casa.
Posa la cartella sulla sedia, si reca vicino a uno strumento che è stato da sempre il suo sfogo, uno strumento che converte il suo stato d’animo in note musicali… si siede, le sue prime lacrime scendono, poi chiude gli occhi, concentra le sue dita sul piano, la musica che egli suona è calma, sono note leggerissime, che persino la brezza sa portare via. Un’altra giornata finisce, egli mostra al giorno le piene palpebre per poi addormentarsi e quel sogno lo conosce a memoria ma non si stanca di riviverlo, anzi combatte per far sì che quel sogno accada anche nella realtà. Pare che abbia dormito solo per cinque minuti e subito s’intravede il crepuscolo del mattino, sette ore di sonno non sono poche e nemmeno tante, la sveglia del suo cellulare suona ancora, ma Andrea è da una decina di minuti concentrato a pensare al suo futuro guardando sul soffitto della sua stanza. Prende il telefonino e poi spegne la sveglia, si alza di scatto e subito si veste. Amalia non verrà a scuola, ha l’influenza, questo significa che Andrea ci andrà da solo. Non sono ancora le otto, così decide di mettersi vicino ai suoi “amici” di classe. Parlano di calcio, Andrea cerca d’intromettersi facendo intromissioni scadenti, tormentate, che vengono prima tirate e poi gettate nel lago del discorso a causa della sua grandissima timidezza e dal freddo che gli spezza la lingua. Uno di loro gli dice:
‐ … ma tu domani che fai? Ti stai qua per due ore a fare l’assemblea scolastica o vieni a fare la partita di calcio che stiamo organizzando?
Proprio in quel momento il campanello suona, un’altra giornata scolastica è iniziata, ma quell’amico sta aspettando ancora una risposta di Andrea, che è in uno stato paranoico: vede gli altri che entrano, pensa a una risposta solerte, che abbia almeno un senso, oppure di giustificarsi… un alibi…
‐ Allora?...
Andrea si riprende, ritorna a meditare, vuole stare a scuola, con le sue amiche, in quelle due ore potrebbe ripetere qualcosa di latino, oppure imparare qualche passetto in più di danza durante quei quindici minuti d’intervallo
‐ No, vengo a scuola domani.
‐ Andrea, ma che cavolo dici? Domani sei da solo a scuola, forse ancora non l’hai capito che nessuno fa l’assemblea… ma dimmi la verità, tu per il calcio non ci sei proprio vero?
‐ Non tanto… a me piace ballare, poi dopo viene il resto, la scuola, la musica… il calcio…
Poi lo interrompe Christian, quello che gli sorrise alle spalle in classe il giorno prima,
‐ Non aprirci bocca con questo gay… gli piace la danza, che ci fa con il calcio? Vero Andrea?
Andrea non gli risponde, non lo guarda nemmeno in faccia, affretta  il passo ed entra a scuola. Gli altri però, rimangono qualche passo prima delle scale dell’entrata principale del liceo, e dicono
‐ Ma guarda che bella camminata , è proprio da ballerino!
‐ Nel suo diario ha una foto di Evans… ehi Evans! Domani ci vieni a scuola o vai a muoverti con il tuo corpo sotto la musica di Shakira?!
Gli altri ridono alle battute innocue, Andrea le ignora anche se si sente pressoché annichilito da  quelle parole così offensive per lui.
Dimentica tutto, ricorda le parole del padre che gli ha sempre detto che Se gli altri tentano di persuaderlo durante il cammino della sua vita, non deve farsi persuadere perché lo fanno cadere nella trappola. E proprio per queste cose egli dimentica tutto, passano cinque ore in un batter d’occhio, poi… l’inferno. Quei quattro studenti del liceo che stanno ogni momento a fumarsi sigarette sul muretto, fuori scuola, lo prendono di mira. Volano pensieri del tipo Eccolo, Evans! Lasciami un autografo, dai, sei il mio mito! Ma Andrea deve resistere, affretta  il passo, corre quasi, dopo aver varcato il cancello della scuola tira un sospiro di sollievo e torna a calmarsi.
Il Sole splende, non c’è un grande vento come nei giorni passati, gli studenti del liceo hanno sempre criticato Andrea, partendo dalla sua condizione sessuale, lo chiamano gay, ma lui non ha detto niente ai genitori, dice che si trova bene, sul suo blog non parla mai in modo negativo della sua scuola, anzi crede che dà troppa pubblicità a chi non se lo merita come quei quattro cretini del terzo e quarto anno che stanno sempre fuori scuola a non fare mai niente. Il calcio è una passione che hanno tutti, ma Andrea ha la danza nel sangue, e se qualcuno vuole impedirgli qualcosa egli lotta per vincere. Prima di uscire di casa mette una canzone di Shakira, inventa dei passi, poi dopo aver ballato corre a scuola. Fa un po’ tardi, la prof fa l’appello poi vanno tutti quanti in palestra. Due studenti, Christian e Emran, che stanno nella sua stessa classe, lo seguono, quei quattro non sono andati a giocare la partita, Andrea si chiede perché; sono tutti quanti in palestra, perde il suo tempo parlando con un’amica di classe; vuole passargli tramite Bluetooth alcune canzoni, ma ha lasciato il cellulare in cartella, negli spogliatoi. Entra nello spogliatoio, alcuni sono seduti con dei libri aperti su dei banchi, altri entrano ed escono in continuazione. Prende il cellulare dalla cartella, lo mette in tasca, poi entrano i due, dietro di loro ci sono quei quattro che dovevano andare a giocare a calcio, e proprio quei quattro restano fuori dagli spogliatoi per non far entrare nessuno, i due ne chiudono la porta, non fanno spazio, Andrea chiede permesso, ma gl’impediscono di aprire la porta degli spogliatoi ed uscirne fuori.
‐ Ci vediamo dopo… ‐ dice uno dei due studenti, ‐ Cosa volete da me? Fatemi passare – risponde Andrea. I due lo fanno passare, ed egli torna a fare l’assemblea. Durante l’assemblea i due studenti lo guardano in continuazione, come a non volersi lasciare scappare la preda. Come previsto, l’assemblea finisce alle dieci, Andrea non fa ricreazione questa volta, resta in classe. Poi si prepara per le ultime due ore, quelle di educazione fisica, si torna in palestra, è felice perché si farà ancora una volta danza; Andrea apre tutta la sua grinta, tutto il suo amore per la danza, dimentica tutto, fuori da quella palestra c’è un altro mondo, un pianeta diverso, che Andrea raggiungerà alla fine dell’ultima ora del Mercoledì.
Termina l’ora, Andrea va di fretta, corre subito negli spogliatoi… le scarpe non sono allo stesso posto di prima, le ritrova dopo alcuni secondi, bagnate, completamente bagnate. Mentre le guarda ascolta una voce che già conosce, una di quelle antipatiche, che ha sempre ignorato... è la voce di uno dei suoi compagni di classe:
‐ Senti come sono fresche… così balli meglio! – gli dice Emran. Andrea si arrabbia, prende le scarpe e gli getta addosso quella poca acqua che era rimasta nelle scarpe. Lo spingono a terra, Christian chiude la porta degli spogliatoi, cominciano a riempirlo di pugni nello stomaco, Andrea cade a terra, prova ad urlare ma gli tappano la bocca, poi cominciano a riempirlo di calci sulle gambe, tanti calci, lo mantengono per non farlo reagire, è bloccato, sbatte gli occhi per ogni calcio che egli subisce alla gamba, calci fortissimi,
‐ Così adesso vediamo come fai a ballare – gli sussurra Christian mentre lo tiene inchiodato a terra, l’altro continua a dargli tanti calci, da ogni parte della gamba, ogni calcio è un pezzetto di sogno frantumato. Christian lo lascia, Andrea prova a reagire ma lo studente gli da un pugno nello stomaco, e l’altro continua a dargli i calci. Dolori continui, che man mano affievoliscono, Andrea è con gli occhi chiusi, non sente più niente, i due non ci sono più, sono scappati dagli spogliatoi e Andrea è a terra ed è costretto a correre in ospedale dopo nemmeno due ore dall’aggressione. Ora è a casa, danneggiamento ai legamenti del ginocchio sinistro, ematomi ai quadricipiti, vicino al suo lettino ha due stampelle, la sua forza è più potente dei bulli, del dolore provato in quel momento… una voce, la sua, che non getta la spugna. Anzi, sono bastate solo cinque parole per vincere:
‐ APPENA GUARISCO TORNO A BALLARE…