Il computer di Martino

Martino era un bambino molto svogliato. A scuola tutti lo deridevano perché era l’ultimo della classe.
Troppe volte sbagliava i compiti, quello che a lui interessava era il suo migliore amico: il  computer.

Un giorno, mentre stava giocando, accadde una cosa stranissima …
a sua sorpresa, vide uscire dallo schermo tante lettere che si tenevano per mano.
Strabiliato, cercò di afferrarne una, per vedere se era solo la sua immaginazione, ma la lettera A,  gridò forte: “Ahiii, mi fai male!”
Martino rimase ancora più sorpreso nel sentirne la voce.
Con molta reticenza e con un po’ di paura, cercò di afferrare la lettera M che, rivolgendosi a lui disse: “Ma cosa fai, stai attento a non rompermi una gamba!”
Martino sempre più sorpreso domandò:
“ Ma siete vere?”

Le lettere risposero in coro: “Sì certo, siamo uscite dallo schermo per dirti di lasciarci un po’ in pace.”
“Io non ho fatto nulla,” rispose, “come in pace?”
“Tu non fai altro che metterci nel posto sbagliato, ancora non sai né parlare e né scrivere, faresti bene di prendere un libro e imparare, al posto di giocare sempre; con il computer si fa anche altro, ad esempio, studiare!”
“Studiare? Non ci penso nemmeno!” Replicò Martino, ridendo.
“Ecco, vedi?Abbiamo ragione noi! Siamo qui per toglierti la parola, fin quando non saprai scrivere e parlare correttamente.
Le lettere fecero un girotondo componendo una frase:
“Finché tu non studierai resterai privo di lettere e consonanti!”
Martino riuscì a leggere appena, che tutte le lettere rientrarono nel pc, poi si mise a ridere, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono, pensò che per un momento le sue orecchie si fossero otturate. Si mise davanti allo specchio e cercò di pronunciare una parola, che non uscì, gridò forte dalla paura, ma anche questa volta nessuno lo sentì; iniziò a piangere e le lacrime uscivano silenziose, senza che un lamento le accompagnasse.
Martino corse al pc e con il pensiero pregò le lettere d’uscire di nuovo, ma nulla accadde.
Allora prese carta e penna per scrivere, ma neppure sulla carta la penna lasciava traccia di quello che scriveva.
Disperato uscì in strada, pensando che era solo uno scherzo di qualcuno, fermò un suo compagno di scuola e quando gli parlò, nessun suono la sua bocca pronunciò.
Il suo compagno lo guardò e conoscendolo, disse: “ Sei sempre il solito burlone!”
Martino capì che, l’unica cosa che gli restava da fare era di mettersi a studiare.
Corse in camera, prese la grammatica ed iniziò a leggere le regole, imparò a memoria i verbi, sfogliò le pagine del suo computer, solo per apprendere e non giocare.
Poi, con la mente, recitò quel che aveva imparato, studiò la storia che fino a quel momento non aveva mai appreso, cercò di mettere alla prova il suo sapere, ponendosi delle domande, ma ancora non sentiva la sua voce; cercò di scrivere, ma ancora niente, erano ormai passati molti giorni e la speranza di ritrovare le lettere dell’alfabeto rimase vana.
Martino in lacrime accese il pc, sperando che le lettere avessero pietà di lui …

La notte arrivò e lui, stanco, si addormentò davanti allo schermo acceso del computer.
Quando la mattina si svegliò, sullo schermo del pc trovò la scritta: “ Prova a scrivere”
Martino subito prese un foglio bianco e come vi poggiò la penna sopra, iniziò a vedere le lettere che scriveva.
Finalmente era stato premiato per i suoi sforzi. Un grido di gioia uscì dalla sua bocca, anche la voce era ritornata, che gioia! Poteva di nuovo parlare e scrivere.
Da quel giorno, i compagni di classe non lo presero più in giro e Martino capì quanto fosse importante studiare.