Il piccolo Albero

Svettava nel grande centro metropolitano con rami possenti che sfioravano le cime dei grattacieli, aghi sempreverdi adornati di splendidi fili argentati, dorati, ricamati sulle fronde che splendevano di migliaia di lucine colorate pulsanti, riflettendo il mondo nelle sfere iridescenti, nelle comete, nei pupazzi innevati, angioletti, stelline, cristalli di ghiaccio, pacchettini natalizi dal fiocco colorato… Ammirato da tutti i bambini che sognavano ai piedi della sua immane grandiosità, fotografato da turisti, adulti, passanti… osannato per la sua lucentezza… riportato in tutti i notiziari del mondo… i tg lo riprendevano…  quotidiani, stampa e rotocalchi lo riportavano sulle copertine delle feste… era l’albero di Natale più grande del mondo !!!

Accanto alla base digitale che comandava l’accensione a intermittenza delle luci multicolore c’era un potente trasformatore che alimentava un enorme faro, posizionato sulla cima… da qui irradiava l’intera città ed era visibile a tutti, anche da molto lontano… scaldava il cuore di tutti i cittadini hinterland incluso… era la luce che brillava nel giorno e nella notte portando a tutti gli uomini il dolce segreto del natale…

Nel silenzio della festa, un raggio di luna si spostava tra le case… scendeva la neve argentando i tetti dei palazzi, le strade, i semafori, le auto parcheggiate nella notte… proiettato verso uno spazio senza confini il faro del grande albero guidava l’esercito bianco a posarsi soffice e delicato sul mondo che dominava dall’alto, sovrano divino dell’atmosfera… eretto in pieno centro storico per proteggere, dominare, allietare, splendere, illuminare…

Eretto… illuminante…

Sempreverde…

Sempre…

il piccolo alberello spoglio stava nell’aiuola sottostante, freddo, rigido, con i rametti sottili immobili al gelo, silenzioso e buio, senza luce, senza fili argentati, senza palle colorate… nessuno poteva vederlo, notarlo, invisibile arbusto senza foglie, senza vita apparente, senza cuore…

Lui invece svettava, possente e potente, lui era l’Albero, l’Albero di Natale, abete sempreverde, sempre luminoso, sempreluce, illuminante… con questa magica potente luminosa stella rivolta al cielo che si accendeva, si spegneva, si accendeva ancora, si spegneva ancora… si accendeva…

Si spegneva….

Si accendeva…

Si spense…

Gli addetti alle luminarie vennero ad abbatterlo, segandone i grossi rami con selvagge motoseghe, falciandone le fronde, diserbandolo, raccogliendo nei cassonetti da magazzino gli addobbi e le lucine spente, il grande faro estinto… tagliandolo in ceppi da camino e gettando nei composter della discarica le parti inutilizzate affinché potessero trasformarsi in concime per piante vive… finivano le feste, finiva la gioia natalizia, finiva il suo ciclo di potere, il senso della sua luce, finiva abbattuto… perché era solo un albero di natale, solamente quello…

La luce era nel giorno, ora… solamente nel giorno, una luce tiepida che filtrava tra le grigie nuvole metropolitane, tra la nebbia e lo smog, mentre la notte era diversa, buia, oscura… si vedevano solo le stelle, a volte la luna… raramente…

Ma il giorno tornava, tornava sempre… sempre più lungo, più tiepido, più caldo… tornavano le rondini, gli uccellini a cinguettare, spuntavano germogli, piccoli fiori, volavano insetti e l’aria portava armoniche sinfonie tra la terra e il cielo, l’energia del risveglio, della vita, dell’amore…

Il piccolo albero sentiva tutto questo, poteva sentirlo… nel tronco, nei piccoli rami che sbocciavano socchiudendo le minuscole gemme che si aprivano al sole rivelando splendidi petali di fiore colorato… ora non c’era più l’ombra di una fronda artefatta… ora raccoglieva la luce che scintillava nella sua linfa interiore, cresceva, maturava… e tutti lo ammiravano nel caldo profumo floreale… nell’esplosione gioiosa di colori naturali, autentici, reali…

Era bello, realmente e naturalmente bello… era bello perché vivo, autentico, reale…

L’albero di Natale… provvisoria ideologia della bellezza… non poteva essere, esistere, vivere… non aveva radici…