Io so

Io so, l’ho sentito il gelido peso di blocchi neri cadermi sul corpo. Ne ha assorbito tutta la potenza alienante. Si è sbriciolato come cartapesta bruciata. Io so, quanto è capace di soffocare la tenaglia della malevolenza. È una maglia di ferro spinato che sorridendo avanza a braccia tese, con la bocca emette suoni gradevoli all’udito, pure cade come stalattiti d’acciaio nell’anima. Perfora tutto quanto incontra; trivella ogni organo interno, il sangue par schizzare da infinitesimi fori, allaga il cuore e ne scombina i battiti, sfreccia nel cervello e ne ferma le immagini che si confondono, perdono lucentezza, si annebbiano in fumi vacui, dilaniano il pensiero nel mentre tenta un approccio con la logica, con l’emozione, con il discernimento. Io so come sa uccidere la malevolenza. Costruisce cerchi di muri mobili di cemento attorno, e si stringono si stringono, avanzano lentamente e si stringono attorno. Soffocano. E non esiste parola voce pensiero, a sgretolare il cemento. E non esistono luci chiare e illuminanti, a sbiancare il cemento. E non ci sono fauci a ingoiare la maglia di ferro spinato e nemmeno cieli a frenare i blocchi neri cadenti. Non c’è riparo alla malevolenza. Ché l’uomo è il nemico imbattibile dell’uomo.