La mia isola che non c'è

Eccoci qui, al primo banco, nell’ultimo giorno di scuola dell’ultimo anno, mentre la prof. cerca affannosamente di spiegare l’ultima parte di programma, quante ultime cose in questo periodo. Se invece penso a quello che c’è davanti; te ne hanno parlato sempre, non hai fatto altro che prepararti per questo e ora un po’ ti vengono i brividi, un po’ come la musichetta della Champion’s League la prima volta che l’ascolti; è una cosa difficile, ma affascinante, solo che adesso non sei un tifoso, ora in campo ci devi scendere tu per rendere il lavoro di cinque anni, ed è questo che più di ogni altra cosa ti fa tremare: cinque anni sono passati e si sta chiudendo tutto ora, e se butti uno sguardo fuori capisci veramente che per certe cose non è più il tempo; ora ti manca il respiro, eppure cinque anni non sono assai, però questo è un lustro un po’ particolare, in questo tempo ci siamo formati e siamo diventati quello che siamo, oppure lo siamo sempre stati e tutte le esperienze vissute hanno tirato fuori la nostra vera essenza… come una poesia che ti ha emozionato o una pagina di storia che ti ha esaltato, o come scoprire che gente come Dante, Petrarca, Manzoni e Leopardi parlava di noi e delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti, che da Omero ad Ungaretti non sono mai cambiati, e spiegato il perché di una poesia e il doverla studiare insieme con la storia:conoscere noi stessi… lo scrisse anche uno dei sette saggi sul tempio di Apollo a Delphi, quello è il primo passo per fare qualsiasi cosa nella vita, e poi ci sono tanti altri aspetti da scoprire nel passato, come l’amore, come le tante visioni di bellezza e i tanti esempi di eroismo che in qualche maniera abbiamo sempre desiderato compiere e che sono metafore di tanti momenti, perché, c’è sempre un momento in cui si deve lanciare il dado e passare il Rubicone in armi o più semplicemente ci siamo ispirati a film, come quella scena del Gladiatore dove il protagonista si toglie l’elmo e dice chi è veramente, perché quando mostri al mondo chi sei veramente tremano un po’ tutti anche gli imperatori, e poi ci sono le scene in cui si molla tutto per andare dalla persona amata, a volte lo abbiamo fatto e ce ne siamo pentiti, altre volte no e siamo rimasti col dubbio:’’e se l’avessi fatto?’’  Ma la scuola non è stato solo questo, c’è stato il tempo per esempio di provare sigarette nascoste in posti e in modi inimmaginabili e di sorseggiare i primi cocktail, e tutto per una questione d’immagine per poi diventare vizio(o più semplicemente credere di averlo) o lasciare stare perché convinti di non averne bisogno, e poi i sabati passati in discoteche più piccole di tane per topi o passati a girare tutta la città senza meta e il ritorno a scuola lunedì, dove l’unica consolazione era commentare la giornata di campionato col compagno di banco, e fare a pugni in tutti i derby, a buttare tutte le domeniche e i mercoledì sui televisori per vedere partita, post ‐ partita e interviste fino alla notte del 9 luglio 2006 dove un pianto si è unito ad un grido di gioia “CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO’’, per poi ritornare a scazzottarsi al derby successivo, oppure provare ad emulare i nostri idoli alla Meridiana o al Vivisport e sempre con quella gioia che ci ha dato lo sport, sia che lo guardavamo in televisione, o che lo giocavamo sul campetto oppure alla Playstation. E accanto all’amicizia c’è stato il tempo del primo amore, una rivelazione, perché quello che c’era prima di lei contava quasi niente, lei è stata come la Beatrice per Dante ‐ ‘’tanto onesta e gentile pare’’, quando hai sentito quella frase hai subito pensato a lei, e l’hai sempre pensata perché se la poesia è bellezza e verità, non poteva che essere lei bella, armonica e sincera, ed hai provato a stupirla in ogni modo, perché quando ami non vuoi solo conquistare, vuoi dimostrare che sei il migliore, inarrivabile, che puoi fare cose che altri immaginano soltanto, ma alla fine è come un’equazione matematica, amare per la prima volta equivale al frantumarsi di tanti sogni, lì per lì non ti andava di piangere ed hai preso a fare il duro, ad incazzarti con il mondo e a passare i sabato sera in una squallida taverna ad ubriacarti mentre innalzavi intorno al tuo cuore un muro di cemento onde evitare in futuro di soffrire ancora e come se non bastasse in quel periodo la prof. Entra in classe annunciando che spiegherà Leopardi e il tema della malinconia;sembrava non se ne potesse più uscire, ma proprio da Leopardi imparasti che nonostante la natura o la società portava l’uomo verso l’angoscia, gli uomini insieme potevano affrontare la vita e uscirne vittoriosi;e infatti solo l’aiuto di amici ha potuto risollevarti prima di toccare il fondo, è strano ma succede sempre che ti vengono a salvare quando stai per andare al tappeto, magari prima di fare qualche cavolata, magari ti sollevano ubriaco da terra e forse è necessario che sia così in quanto quando soffriamo per un po’ di tempo riusciamo a vedere il mondo nudo e crudo e capiamo come certa gente felice viva solo di illusioni e riusciamo ad apprezzare meglio cose come l’amicizia che inizi a considerare un po’ come un dono, da non farti assolutamente scappare. E così hai finalmente rialzato la testa, senza mai mollare, senza smettere di sperare di poter tornare a sorridere, hai messo da parte i rancori e ti sei proiettato verso questo momento, ovviamente però, i problemi non hanno smesso esistere, però ora sei forte abbastanza per affrontarli da solo, e quando non ci riesci, hai sempre saputo di poter contare sulle persone che ti sono vicine;hai finalmente imparato a guidare ‐ dalla paura della strada fino a dominarla ‐ , non hai più avuto paura delle interrogazioni, sei uscito dalla massa e hai condotto autonomamente la tua esistenza come l’oltre ‐ uomo di Nietzsche. L’ultima gita poi è stata una bella avventura, un’altra occasione per scoprire una seconda volta il valore dell’amicizia, anche se pochi i veri amici, comunque preziosi. Ora tutto questo sta per finire, e proprio ora che lo vedo da fuori non voglio lasciarlo, è come voler rivedere un film appena visto, ma non posso, qui ho vissuto mille esperienze e cresciuto attraverso di esse, ma la devo pur lasciare quest’isola che non c’è, perché come dice una canzone:sempre azzurra non può essere l’età. Ormai mancano pochi minuti al suono della campanella, l’ultimo suono della campanella che sentiremo, e intanto mi viene un nodo alla gola a pensare a tutte queste cose. E penso anche al futuro, chissà cosa sarò? Cosa diventerò? Magari un giorno scriverò la nostra storia e di tutte queste emozioni, magari avrò una bella famiglia un bel lavoro o forse diventerò un eroe… ma l’ora è quasi finita, ora uscirò dalla classe, attraverserò il corridoio e porterò con me questi ricordi e l’insegnamento di cercare sempre qualcosa di bello nella vita. Addio per sempre mio luogo dell’anima.
Addio per sempre mia isola che non c’è.