Leggero

Mi sono accorto di perdere peso, alcuni mesi fa. Non che la cosa mi dispiacesse, non sono mai stato grasso, ma qualche centimetro di meno sulla pancia sarebbe stato un tocco di ringiovanimento.
Normalmente mi aggiro intorno ai 75 chili, essendo alto soltanto 1 e 70 erano un po’ troppi.
Stranamente, nonostante dopo 1 mese avessi perso quasi 5 chili, i pantaloni continuavano a starmi su come sempre, la cintura continuava a chiudersi al secondo buco.
Parallelamente perdevo anche l’appetito. Ero meno attratto dal cibo. Non che mi facesse schifo o mi disturbasse, semplicemente sentivo il bisogno di mangiare meno.
Qualcosa non tornava. Comunque mi sentivo bello leggero, camminavo più speditamente e senza quei fastidiosi crampetti ai polpacci, se facevo una corsa.
Mi sentivo bene insomma.
Dopo un altro mese, altri 5 chili. Iniziai a preoccuparmi un po’. Molte brutte malattie hanno questo primo indizio, un dimagrimento veloce e continuo.
Però non stavo male. Andai dal dottore, feci un check‐up completo, tutte le analisi possibili. Niente di niente, sano come un pesce.
Il terzo mese ancora altri 5 chili. Ormai mi sentivo leggero come quando avevo 16 anni. Anche l’energia era la stessa. E anch’io però continuavo ad essere lo stesso, identico. Le mie braccia, le mie gambe, la pancetta, la faccia, tutto normale.
Era molto strana questa faccenda. Un vero mistero.
I mesi passarono e la bilancia, sulla quale mi pesavo ormai con frequenza ossessiva, continuava a registrare questo calo inarrestabile.
Ormai mangiavo come un uccellino, due o tre crackers mi bastavano per tutto il giorno.
Ero arrivato a pesare 35 chili. Neanche la più anoressica delle modelle è mai giunta a tanto, anzi a così poco.
Eppure ero in perfetta forma, mai stato così bene.
Andavo normalmente al lavoro, uscivo con la mia fidanzata, facevo lunghe scampagnate nei fine settimana. Tutto regolare.
I problemi cominciarono quando, a causa del peso ridottissimo, pesavo ormai 20 chili, camminare divenne una pratica difficile. Ad ogni passetto un po’ più slanciato schizzavo come un razzo. Ad ogni saltello mi ritrovavo nell’aria, a 3‐4 metri d’altezza, come un astronauta sulla luna. Dovetti fare molta attenzione. Così presi ad appesantire i miei abiti con delle zavorre.
Un bel giorno la bilancia segnò zero.
Io ero lì, così come adesso sono qui, c’ero tutto, testa, torso, braccia, gambe, tutto quanto. Però non pesavo più nulla.
Andare in giro con pantaloni e giacca imbottiti di piombo era una soluzione temporanea, che avrei fatto quando fosse arrivata l’estate? Più di tanto un pantalone e una camicia non possono essere zavorrati.
La situazione era imbarazzante e problematica.
Un pomeriggio andai sul terrazzo, mi tolsi i pesi di dosso e subito, al primo spiffero di vento, mi alzai dal suolo, trasportato come un soffione. Ebbi paura lì per lì. Paura di precipitare nel vuoto, dall’ultimo piano del palazzo.
Poi mi resi conto che non potevo precipitare. Non pesavo niente quindi non potevo cadere. La forza di gravità non aveva più effetto su di me. Sbracciando e dimenando le gambe riuscii a riconquistare il terrazzo.
Sentivo il sole sulla faccia, che mi faceva bene, mi nutriva, mi dava energia, così mi spogliai e mi sdraiai a prendere il sole, rimuginando su tutta questa stranissima storia.
Attesi la notte e ripetei l’esperimento.
Mi lasciai trasportare dalla brezza primaverile. Era bello, rilassante, per niente pauroso.
Direi di più, era esaltante galleggiare nell’aria a 50 metri d’altezza.
Provai a muovere braccia e gambe come se nuotassi e incredibilmente navigavo nell’aria.
Trasportato dal vento, feci un lungo giro sulla città, nelle luci della notte. Meraviglioso.
La perdita totale di peso mi faceva sentire libero, svuotato da tutte le angosce.
Ormai non mangiavo più nulla da giorni, mi limitavo a stare al sole e mi ricaricavo come una batteria. Fantastico, oltre che economico.
La notte, non potendo ovviamente farlo di giorno, me ne andavo volando per i cieli, sempre più in alto e sempre più distante. Il mondo pareva un luogo diverso, più accogliente, il cielo era mio amico, era divenuto il mio ambiente, come un uccello.
Anche la mia mente vagava libera per il pensiero, sognando, immaginando, fantasticando.
La vita di ogni giorno perse interesse per me, non che fossi diventato misantropo o peggio, semplicemente camminare e fare la vita normale non era più necessario.
Volavo, andavo dove volevo, e mi nutrivo d’aria e di sole.
Rimanevo in aria, ad alta quota, per giorni interi.
Ero diventato Leggero.