Parole del primo uomo ad aver viaggiato nel tempo

(...) E così decisero che sarebbe stato un ragazzino il primo a viaggiare nel tempo. La scelta cadde su di me per due fattori: il mio altissimo q.i. che mi rendeva il più affidabile tra i pretendenti ma, soprattutto, il fatto che, essendo orfano, nel caso nessuno sarebbe venuto a reclamarmi. Nessun modulo da far firmare, né assicurazione da stipulare, quindi. Probabilmente pochi di voi hanno mai sentito parlare di questo progetto prima di questa mia conferenza stampa. La chiesa ci era stata talmente con il fiato sul collo, per la paura venissimo a conoscenza di verità scomode, che abbiamo dovuto far finta di chiuder baracca ricominciando tutto di nascosto. Non mancando gli investitori fu cosa abbastanza semplice. L’ esperimento per come era stato previsto non doveva essere solo un’ indagine scientifica e la prova innegabile del raggiungimento di un livello tecnologico altissimo, ma l’apri‐strada per una rivoluzione nella storiografia. Con i miei appunti infatti la “compagnia” avrebbe potuto ricostruire periodi storici rimasti oscuri, colmando le lacune che i “cronisti” nel corso degli anni avevano creato. A questo scopo mi dotarono di vari gadget con i quali potei registrare e filmare tutte le mie avventure e non solo. Avevo inoltre un traduttore istantaneo per poter dialogare con chiunque avessi incrociato sul mio cammino e un dispositivo spazio‐temporale che ogni due mesi mi spostava in un’altra epoca. E per non farmi notare troppo, mi fecero indossare una speciale tuta in grado di trasformarsi adeguandosi all’anno in cui mi trovavo. Non mi furono imposte regole specifiche, ma non avevo neanche particolari libertà. Mi dovevo limitare ad osservare e trascrivere, sfruttando a mio vantaggio le varie situazioni. Fondamentale era non influire sul corso della storia: se avessi cambiato il passato chissà cosa sarebbe successo ai giorni nostri! Dovevo essere concentrato a non attirare su di me attenzione, essere quasi invisibile insomma. Immagino avrete molte domande da pormi su questa straordinaria traversata, ma essendo il mio rapporto ancora sotto esame non potrò rispondere ad alcuna. Quindi per ora accontentatevi di questo breve racconto e della conclusione a cui sono arrivato. Tornando a noi, per la data di partenza e di arrivo “l’agenzia” scelse due giorni in cui non c’erano festività in modo che quelle 48 ore fossero poi ricordate da tutti come l’inizio e la fine della “la svolta”. Fortunatamente tutto andò secondo i piani e dopo esattamente 1 anno e 10 mesi, tornai sano e salvo nello stesso posto da cui ero partito. Ma guardando altre, almeno dal mio punto di vista, tirando le somme di questa esperienza, vi assicuro che non c’è proprio niente da festeggiare. (…) Ho visto gli schiavi dei romani costruire il Colosseo e, una volta terminato, goduto degli spettacoli dei gladiatori. Ho visto Cristo sulla croce e tremato con tutta la terra nel momento del suo spirare. Ho visto, nascosto sotto un colle, Napoleone lasciare desolato il campo di battaglia a Waterloo e pianto con lui. Ho ammirato con il primo europeo gli splendidi tramonti dell’Australia e con lui sospirato per tanto splendore. Ma i lati positivi, testimonianza della evidente potenziale grandezza umana, non sono così forti da cancellare tutto il resto. Morti, guerre, persecuzioni, villaggi distrutti, la polvere da sparo, la bomba atomica. Nei 3000 anni che ho visitato, lo dico ora e aprite bene le orecchie, solo un cosa non è realmente cambiata: gli abiti, le tradizioni, il modo di coltivare e di conoscersi si è evoluto, migliorando palesemente. Non ci saranno più le malattie di una volta, non ci vorranno mesi per costruire una sedia e nessuno più darà la caccia alle streghe, ma questo è un dettaglio. Un dettaglio di fronte alla incomprensibile incapacità dell’uomo di imparare dai propri errori. Bastardo, meschino ed egoista era, e così è tutt’ ora. Eravamo e restiamo gli unici esseri in natura ad uccidersi tra di loro per futili motivazioni. E tutta l’intelligenza che con orgoglio mostriamo e con cui ci poniamo a capo del mondo, ci rende ancora più ridicoli, perché nonostante tutto non riusciamo a dominare la nostra natura, una natura malvagia, tesa al male.