Ti racconto san Valentino

Ciao cara, passati bene i quasi tre quarti di giornata? Spero di sì, anzi sono certa che chi ha desiderato un momento bello lo ha avuto, è pur sempre san Valentino!...
Ti racconto come me lo sono ricucito addosso il mio giorno dell'Amore, posso? ma sì, posso.
Ho rubato mezz'ora al mio "guardiano" (il tempo) e alla chetichella mi sono portata per antiche strade silenziose, dopo aver percorso, sorda al traffico e ai semafori e alla gente con fiori in mano, le strade caotiche principali.
Le strade antiche... in realtà è una traversa chiusa al traffico, oggi un manto soleggiato, il sole tiepido avvolgente le mie spalle a rendere più alato il mio andare, negli occhi il colore del cielo e nella mente il suono delle voci di bambini cantilenanti il mio nome, il loro coro: "Annamaria la più bella che ci sia"... e sorrido spostando il passo a ritmo della cantilena...
Mi fermo al terzo cancello e suono al citofono, si apre, salgo i sette gradini e giro la maniglia, mi presento e chiedo di suor Chiara; "arriva" mi viene risposto, "le dia qualche minuto, cammina con le stampelle".
Mi guardo attorno, la luce illumina di caldo la stanza attraversando le foglie di kenzia, accarezza il tavolo di ciliegio e le sedie rivestite di velluto accanto e attorno alle pareti. Respiro profumi antichi, calore sulle mani e fra i capelli, attutite voci lontane, giovani, acute, ridenti.
"Chi mi vuole?" sento la sua voce al di là della porta, non aspetto che entri, le vado incontro. E' lei, è sempre lei, uguale. Occhi celesti accesi, il volto di luna e la bocca a quarto di luna sdraiata: sorridente. Come sempre. Non fa molta fatica a riconoscermi, le è sufficiente sentirmi parlare e guardarmi. Siamo nello stesso momento di una vita fa. In questo tempo eppure nell'allora.
Ci abbracciamo, ricordiamo momenti e ci riabbracciamo, poi ci accomodiamo su quelle sedie rivestite di velluto, la mia mano nella sua e l'altra mia sull'altra sua, un gesto di continuum, di unione.
La campanella è suonata, le voci argentine superano le pareti che ne attutivano la frequenza, la loro gioia prevarica sulla robustezza dei muri, suor Chiara, luna ridente annuisce guardandomi: ricordi?
Sì ricordo, feci lì il tirocinio, feci lì il mio primo insegnamento da titolare, divenni lì la "maestra Annamaria la più bella che ci sia". Ricordiamo io e suor Chiara, ricordiamo. Siamo due stelle luminose, due giovani stelle. Per le stelle, cosa vuoi che siano quarant'anni? Ecco, oggi giorno della festa dell'Amore, mi sono regalata un pieno d'amore, fra le braccia di suor Chiara profumate di lavanda, fra le braccia di quella stanza profumata di calore, fra le braccia di quelle voci argentine profumate di Vita, a stracciare qualsiasi velo potesse sostare tra me e il cielo.
Credimi cara, nessun dolore ci può vietare di essere felici, anche se per un momento terreno, facciamo che diventi momento senza tempo.
Grazie per la pazienza, se mi leggerai.
Tua