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Mattino solare d'autunno che non scorda l'estate. Ho un vestito che sembro la contadinella pallida d'un documentario anni Cinquanta. M'è presa d'andare a lavorare così.
Guido placida e calma.
Amo il mondo stamani.
Sarà per la marmellata d'uva a colazione, particolarmente buona. Sarà che c'è il sole e che nel cd ci sono i Julie's Haircut che fanno il loro dovere. Insomma, ok. Del tipo che se fossi in tv direi: ciao raga, tutto rego? E i raga tutti in coro: sì, con tripudio di sorrisi e colori.
Anche lui, no?, quello che mi taglia la strada... che non ha rispettato lo stop.
Lui, ecco.
Non lo vedo male, cioè, non mi prende di litigarci. Semplicemente gli scarico addosso il clacson, come una valanga alpina. E lui si gira ‐vorrei vedere‐ e mi guarda basito.
Ché, esprime il mio aulico sguardo, di mattina forse non si suona? Hai le orecchie delicate?
Beh, mi spiace, io ho l'auto delicata e non le va che le si spalmi
addosso una Peugeot Enfant Terrible, così, con tutte queste confidenze inopportune. E chi ti conosce. Almeno i preliminari. Che so, appoggiati piano sul paraurti. Strusciati lieve sulle portiere.
Invece no. Egli, colui che, insomma il tipo apre la mano in segno benedicente. Pare un saluto. Pare cortesia. Poi restringe il campo d'azione alla falange media e m'invita, credo, a visitare luoghi ameni e bucolici. Dove, gli ricordo, anche lui stesso sta per andare. Anzi, concludo, già che c'è, mi faccia da navigatore,
da Virgilio,
da guida,
da traghettatore
dato che non pratico bene le geografie.
"Caronte!"
gli grido infine dal pertugio del finestrino aperto, immersa nel mio divagare dantesco, figlia dell'Inferno Canto III.
Ma, per uno strano gioco di correnti aeree e  decibel cittadini, lui capisce
"Coglione"
ma no, davvero, assicuro, non era così, figurarsi poi,  io vestita da contadinella, vuoi che pronunci, dica, affermi, asserisca una parola simile?
Facevo piuttosto la citazione colto‐dantesca in riferimento al traghettatore dell'Acheronte, perdinci.
E dato che all'Inferno alla fine siam finiti, mi ripete il gesto e se ne va, con conseguente e ritmata mia strombazzata finale, durata fino al semaforo successivo.  Che sembravo al corteo d'un matrimonio, sembravo.
Altroché.