Un lungo 5 maggio nel cuore della vita.

Tutte le volte che si scrive un racconto l'autore commette sempre una colpa, quella di non distinguere le emozioni dalle parole. Per tale ragione diventa difficile scrivere su se stessi. Ho scritto questo racconto perché ero arrabbiato per il fatto che tanta attenzione fosse rivolta agli assassini, e nessun interesse sfiorasse le vittime delle strade. Nel famoso mese di Maggio le mie giornate si svolgevano con un ritmo regolare, nessuna variante minima o significativa mi sopraggiungeva all'improvviso. Dopo essere stato tranquillo nei miei anni milanesi improvvisamente ho perso la mia pace.  L'incidente che me l'ha tolta è cominciato con un messaggio sul mio telefonino da parte di Anna la mia ragazza, un messaggio che diceva: Mi manchi amore mio, perdonami vediamoci domenica. Dopo aver passato un Venerdì e un Sabato tormentato da patemi del cuore, d'amore, da pianti improvvisi, litigi, finalmente arrivò quella domenica, una calma apparente e la pace mi raggiunse il cuore. Ricordo quella domenica cosi viva e forte come l'impatto di un incidente che di li a poco avrebbe stravolto la mia vita. Quella domenica ero in compagnia dell'amore di un abbraccio unico, ricordo che portavo la collana che lei, Anna mi aveva regalato simbolo del nostro amore, non mi separavo mai da quella collana, ricordo che quel giorno brillava in nome dell'amore. Lunedì ore 6.30 del mattino, tempo fuggiva, quel giorno all'alba che scivolava via, mentre il suo vento nel mattino di una primavera amara, mi accarezzava il mio viso inconsapevole  al mio destino, ignaro al mio evento. O strada mia, verso il mio cammino,
leggero e sempre violento nel suo destino.
Cammino verso la solitudine più vera.
D'improvviso.....
L'attimo....  il flash......
la fine del Respiro....
L'istante.....
di un tremendo impatto....
uno schianto improvviso.... crack......
la collana al collo si rompe nell'impatto,
e con la collana si spezza anche l'amore.
Fuggito il momento via dalla mia vista,
quella visione dell'inevitabile.
Il mio pensiero accelerava i suoi ricordi, le mie sensazioni, le mie vibrazioni.
Orrenda paura mi bloccava lo stomaco, le lamiere sul mio corpo, i vetri in faccia.
La mia morte “Morte guardava il mio destino”, io la guardavo “la mia morte ma ancora non mi era nota”. Tutto aveva il colore del senza sale, affetti di immagini scolorite, mentre il mio cuore si gelava al freddo di un impatto, diventavo una lastra di ghiaccio, ricordo il freddo addosso. La sospensione della coscienza, e quel trauma cranico nei pensieri che vibrava dolente nella mia testa. Mi scopro Miracolato d’esser vivo, ma già stanco di aspettare i soccorsi, quell’autoambulanza che non arrivava mai mentre il mio dolore al piede tumefatto aumentava, quell' infinito gonfiore. In un attimo l’ho perduta per sempre la serenità, quel pericolo sempre dietro l’angolo, quando cala il sipario della Prudenza, quell' incidente che capita sempre a chiunque, e quello sguardo che non si ferma mai a chiedere quando succede a me potrei rovinare e perdere la mia vita, lungo la strada del pericolo trovavo sempre la prudenza mia, ma a volte capitava l’imprudenza degli altri. La corsa in ospedale con un dolore atroce al piede che mi toglieva il respiro, quella telefonata da non fare ai miei genitori , con forza nel cuore trovai il coraggio di dirgli, mamma ho fatto un incidente grave, ma sto bene, un' altra telefonata restava da fare erano le ore 14.00 del pomeriggio chiamai la mia Anna, dicendole che avevo fatto un incidente, lì sull 'istante non mi ero accorto, che avevo incidentato anche il nostro amore, la catena del collo si ruppe in mille pezzi proprio come il mio piede. Sul letto di un ospedale trovai le mie lacrime, dopo tutto ciò che ho vissuto sento che la strada deve sempre essere il luogo sacro della prudenza, in un attimo si distrugge l’amore, ogni forma d’amore. Ogni forma di prudenza è sempre giusta.