Viaggi e miraggi.

Inizia con la sveglia che suona sull'ora di Limerick, peccato che sono le 04,00 del mattino ed un ora è già passata sul programma di rientro al Sud.
Il tempo scorre veloce, carichi la macchina e si comonicia; la sonnecchiosa cittadina dorme ancora, forse dorme sempre durante l'anno ma stamattina ancor di più.
Superiamo alcuni semafori ed alcune rotonde, simbolo di un finto progresso che ha cementificato anche le anime, ed eccoci di fronte al casello.
In autostrada grossi bestioni gommati rombano vicino alla piccola e scattante utilitaria; 189 Km mi portano fino a Bologna la grassa; ed è quasi giorno.
Fino a quel punto la notte avvolge la macchina proteggendola da occhi indiscreti, l'alba svela la nostra origine e la nostra destinazione;due grosse valigie ed il sedile posteriore ribaltato ci uniformano a mille altre macchine, a chi da decenniaspetta l'estate per un effimero periodo di riposo che faccia dimenticare le brume invernali padane.
Intanto il tempo passa, le voci dei giovani cantautori ed i suoni etnici irlandesi mi tengono compagnia, insieme a mia moglie decidiamo che è tempo di fermarsi per il ristoro prima di proseguire , ma ci sono ancora chilometri di draghi gommati da superare in quella interminabile metafora italiana che è la variante di valico; strada dall'attenzione alta e dai percorsi tortuosi in un infinito sali e scendi.
Penso a quando finisco e all'autogrill con i suoi costosi cornetti di cartone ed il cappuccino con poco caffè ed un finto latte.
La cosa che noto dopo 296 km di strada è che la luce del giorno è diversa  rispetto all' alba che solo il giorno prima mi aveva visto sonnecchiante  e stressato nella città di Fanfulla da Lodi, soldato di ventura che trovo la morte nella battaglia di Pavia il 24 febbraio del 1525.
Penso alla faccia di un cittadino, nel momento in cui smontando ogni sua certezza ed il suo forte spirito camapanilistico gli ho riferito che secondo il Guicciardini, Fanfulla da Lodi in realtà era cittadino di Parma, il tutto mentre lui orgoglioso mi raccontava della disfida di Barletta che lo vide protagonista insieme a Ettore Fieramosca e ad altri tredici guerrieri italiani, combattere valorosamente contro altrettanti guerrieri francesi e mentre corredava il suo racconto del fatto che durante la battaglia , lo stesso pur rimanendo appiedato riusci ad uccidere un gran numero di nemici.
Sadicamente ed in maniera divertita smontavo almeno un poco le sue certezze di cittadino Laudense.
Il cappuccino è finito, si riparte su un nastro asfaltato migliore, con ancora in testa la cadenza fiorentina, musicalmente valida ma che ti irrita pensando alla loro presunta superiorità letteraria propagandata con una certa arroganza dagli stessi fiorentini.
La strada è più larga ed anche il mio modo di guidare si fa più rilassato; certo ci sono ancora camionisti che pensano sia lecito piazzarsi in tutte le tre corsie per gareggiare fra di loro, oppure schiacciare a fondo sul pedale  dell'accelleratore in prossimità di una curva se ti vedono dallo specchietto in fase di sorpasso.
Il paesaggio intanto cambia, non più capannoni di logistica vuoti e mega , super, ipermercarti ma case e palazzi sparsi in mezzo ad una natura aggredita e offesa di un Italia colpita al cuore tra le cose che ha di più caro; il suo patrimonio paesaggistico. 
Roma è vicina la seconda fermata pure, minuti in cui si pensa ai genitori in ansia a casa e alla loro paura atavica per la strada ed il suo traffico, figli loro di un tempo migliore in cui sulle strade si poteva anche passeggiare e non solo rinchiudersi in bozzoli ferrosi, climatizzati e inquinanti; chiamate nella maniera più brutale e impersonale macchine.
Il tempo di una telefonata, di un resoconto veloce del traffico e del tempo, in quei momenti ti senti tanto speaker di Isoradio, e si riparte con in testa il pensiero fisso che la prossima tappa sarà, almeno per il momento quella definitiva.
Napoli si avvicina e poi da Caserta a Salerno, con la visione fulminea di un cartello che mi preannuncia l'altra cavalcata selvaggia in direzione Reggio Calabria.
Alla barriera di Salerno, in attesa della "mazzata" che mi colpirà, con l'ennesimo aumento delle tariffe autostradali, una voce ed un urlo liberatorio attirano la mia attenzione ed il mio corpo stanco trova ristoro spirituale in una repentina e fulminea frase che suona così:" Ao staiu appicciandu, manchi i cani aiu ancora m'arrivu a Riggiu".
La traduzione suona più o meno così:" Sto morendo dal caldo, mamma mia devo ancora arrivare a Reggio Calabria".
L'espressione "manchi i cani" viene tradotta non letteralmante ma a senso con ‐ mamma mia‐; anche se sta ad indicare che condizioni simili di viaggio nemmeno i cani le affrontano.
Rido di gusto insieme a mia moglie ed entrambi pensiamo agli ultimi trentacinque chilometri che ci separanoda gustose mozzarelle di bufala, da un comodo letto e da una rigenerante doccia.
Post scriptum. Il viaggio è sempre unico, forse non si racconta, alcune volte lo inventi, in ogni caso lo desideri sempre.