Nello specchio

Il racconto
Quando il sonno non si lascia prendere perché rapito e allontanato dalla carica emotiva, lo scrigno del pensiero si apre e, ogni parola che possa evocarlo sfugge al controllo. Sono infinite le vie che percorre il pensiero e tutte simultaneamente. Lo sguardo della mente corre più veloce di un giga sulle antenne, più potente della luce e di luce s’illumina. E vede. A volo d’uccello fotografa. S’alza sovrano e austero un silenzio sulle pecche umane, diviene sorriso materno sui figli: emuli per diventare grandi. E sorride il pensiero (simultaneo ai suoi fratelli), sorride. Quel che partorisce il proprio mondo interiore, può essere amato e condiviso da altri mondi, ma non potrà mai avere stessi colori e profumate sostanze. Così come un figlio, emulo per crescere, diviene portatore dell’esempio genitoriale, non potrà mai essere “il” genitore, se non se stesso dopo aver partorito se stesso: genitore e figlio. Così “l’altro” non potrà mai essere chi non è. Il sonno che non arriva è un armonico spazio in cui danzano le idee, i profondi sentire. Uno specchio in cui si riflette il sé e quanto il sé circonda: tutto si vede e a tutto, maternamente, si sorride. Il centro, il nucleo sa, che non esiste emulo a confondere l’immagine: chi è parto di se stesso, in ogni specchio trova solo se stesso, la propria immagine.