Voci dal passato

Terminato di scrivere in prima stesura il settembre 1992, in Casalvelino (SA);
riveduto, ampliato, corretto e composto al computer per la pubblicazione nel settembre 1993.
Rivisto, ampliato e pubblicato come e book nel 2012, in Napoli (NA).

Dedico questo libro a tutti gli spiriti eccelsi del passato che consacrarono la loro vita alla conoscenza dei misteri del cosmo e all'approfondimento della realtà fisica per offrire agli uomini un universo più intelligibile; Ai miei cari, che mi hanno "preceduto in Galilea", dedico in particolare la mia "speranza" di un'anima.

"Wir verdanken den Wissenschaften
Die glucklichsten Augenblicke unseres Lebsens
Wenn jede andere Freude vorubergeht,
diese bleibt."
(Dobbiamo al sapere i momenti più felici della nostra vita. Se ogni altra gioia se ne va, questa rimane)
FEDERICO IL GRANDE
Voi che ci avete lasciati.

Voi, che ci avete lasciati,
non siete che ad un passo dai nostri respiri.
Ombre mobili, inquiete,
tra parete e parete,
tra sogno e realtà…
siete là,
non lontano dalla nostra mano,
dal soffio del vento che imprime movenze alle tende,
dal dolce tepore del sole di oggi
che scalda ricordi di ieri.
Non siete lontani:
al mattino,
le palpebre chiuse
conservano un baluginio delle vostre presenze.
Voi, che ci avete lasciato nel pianto,
sedete tranquilli
sul bordo del letto, aspettando
il nostro risveglio.
E nel sogno vi possiamo vedere.
Ci abbracciate solleciti, al nostro apparire
In un mondo, che non ci appartiene,
a mezz’aria tra quello che è andato
e il futuro, di un nostro finire.
Voi, ci tendete la mano,
ma senza ansia di afferrare la nostra.
E, col vostro lasciarci ci aprite un cammino
aspettandoci, calmi al varco del nostro destino.

Presentazione dell'autrice (rivista e contestualizzata alla data del 28/12/2011).

Guardando in me stessa oggi, non posso fare altro che rendermi conto di come siano state e siano anche oggi molte, le motivazioni che mi hanno spinto, da prima senza averne immediata coscienza e quindi con uno scopo ben preciso, a interessarmi di parapsicologia.
La prima, evidente, consiste nel fatto di essere nipote di una medium. Fin da bambina sentivo parlare delle capacità particolari di mia nonna Michela, di cui ho soltanto un vago ricordo del tempo in cui era spirito e carne. Avevo sette o otto anni, quando si ammalò. Per me era la nonna che mi permetteva di giocare con i bottoni, fingendo fossero persone e facendo "ballare" quelli che avevano un peduncolo forato dove si fa passare il filo. La nonna che lavorava velocissima a maglia, ma anche la nonna che ricordo giacere a letto, ammalata, nel tempo in cui "lavoravo" con la Rai, come ballerina (sempre setto, otto, nove anni), cui mia madre mostrava la mia immagine in televisione (allora soltanto bianco/nero e Rai uno). Mia nonna, indirizzata a guardare la nipotina danzare, non mostrava interesse: era troppo grave. Poi morì. Fisicamente. Di quella nonna, all'apparenza donna semplice, moglie e madre, seppi poi altre cose: le storie sulla sua medianità, il tavolo di legno, pesantissimo che si sollevava sotto la sua mano, rispondendo con salti e tocchi, "sì e no" o lettere dell'alfabeto, alle sue domande, di sua sorella che, possedendo un tavolino a tre piedi, lo vedeva correre sotto il suo letto quando andava a dormire. Le storie narrate da mia madre sulle previsioni azzeccate e sulla fine del suo gratuito operato di medium, facevano parte della realtà della mia infanzia, per cui non potevo stupirmi di molto. Nonna Michela, alla morte della sua terzogenita appena nata, vide la cosa come una punizione divina perché la Chiesa non ammetteva (e non ammette), contatti con l'aldilà. Non di questo tipo, comunque. Quindi, spaventata, smise. A questo proposito occorre aprire una parentesi. L’argomento relativo allo spiritismo è tutt’oggi considerato una sorta di peccato o abominio dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Questo benché in realtà (e vedremo più avanti alcuni casi), sia insito nell’uomo il desiderio di pensare che la persona amata e perduta alla vita ci attenda “altrove”. In passato le sedute medianiche partivano molto spesso da ragioni d’amore e oggi tali ragioni si esprimono diversamente, anche attraverso la nascita di associazioni variamente interessate al quesito della sopravvivenza dell’anima dopo la morte fisica. Si tratta di Associazioni per la ricerca sull'ipotesi della sopravvivenza, quali, ad esempio "L'associazione "Gnosis",  fondata nel 1981, che ha come presidente il Prof. Giorgio di Simone e tra i consiglieri l’amica Laura Guerra Rascio, ricercatrice metafonica, già partecipe del mio Premio Parmenide per la saggistica inedita e vincitrice, dopo la pubblicazione del suo “Napoli chiama il cielo risponde”, per quella edita. L’associazione stessa consiglia alcuni siti:‐ Fondazione Biblioteca Bozzano ‐ De Boni; Il Laboratorio; Luce e Ombra; Esonet Centro Studi Parapsicologici; New Paradigm Books; Koestler Parapsychology Unit (University of Edimburgh); The RetroPsychokinesis Project (Kent University at Canterbury); International Institute of Projectiology and Conscientiology; Society for Psychical Research (S.P.R.); Rhine Research Center; University of Princeton; Cognitive Science Laboratory; Parapsychological Association Inc. Su questo tema tratteremo ulteriormente più avanti. Altra Associazione simile è quella denominata “ I nuovi Angeli” dedicata ad Alfonso Gatto, giovane morto prematuramente. Questa prevede finanche un organo di stampa . Torneremo più ampiamente sull’argomento con riferimento ad un altro “amico”, conosciuto nel tempo in cui la mia Accademia dei Parmenidei portava avanti un Premio che prevedeva in settore dedicato alla Parapsicologia. La Chiesa, se anche sembra comprendere lo stato d’animo di coloro che hanno perduto alla vita un loro caro, non si discosta dall’imporre l’esercizio delle “tre virtù teologali”, ossia: la fede nella vittoria di Cristo sulla morte, la speranza di ricongiungersi spiritualmente alla persona cara nel giorno stabilito dal Signore, l'amore verso Dio e verso i fratelli. Implicando ciò di attenersi alle Sacre Scritture, le quali, fin dall'Antico Testamento, si esprimono con fermezza e severità contro di quanti esercitano la magia o altre forme di divinazione, valutate come azioni di disubbidienza nei confronti di Dio. Proprio nel Deuteronomio  la pratica di interrogare i morti è richiamata insieme con altre forme di divinazione e, riferendosi a chiunque compia queste azioni, il testo sacro dice:
" ... chiunque fa queste cose è in abominio al Signore... ". (Dt 18, 12).
Non si allontana da ciò il Nuovo Testamento, in particolare negli Atti degli Apostoli, dove ripropone la condanna di ogni mentalità idolatrica e di qualsiasi atteggiamento superstizioso e magico. Nel testo sacro a questa condanna si oppone la domanda incalzante ai cristiani di arricchire la fede nell'unico Signore Gesù Cristo e di ricevere il battesimo (cfr. At 13, 6‐12; 16,16‐24;19, 18‐20). Appare coerente con questi criteri anche l’insegnamento dei Santi Padri e dei Dottori della Chiesa pervenuti al responso negativo del S. Uffizio del 24 aprile 1917 sulle comunicazioni spiritistiche, confermato e ribadito dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
• 2115. Dio può rivelare l’avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell’abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo. L’imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità.
• 2116. Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che “svelino” l’avvenire [Cf Dt 18,10; Ger 29,8 ] La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.
• 2117. Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo ‐ fosse anche per procurargli la salute ‐ sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali (medicine alternative) non legittima né l’invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.
Avendo registrato un aumento delle pratiche spiritistiche anche tra i fedeli cattolici, la Conferenza Episcopale Toscana pubblicò in merito la Nota Pastorale "A proposito di magia e demonologia". Al N. 9 della Nota, quando i Vescovi si riferiscono alle sedute spiritiche come pratiche divinatorie si legge:
• "... i singoli partecipanti e i medium (...) si prodigano nell'invocazione delle anime dei defunti (...) in realtà essi introducono una forma di alienazione dal presente ed operano una mistificazione della fede nell'aldilà, generalmente con trucchi, agendo di fatto come strumenti di forze del male che li usano spesso per fini distruttivi, orientati a confondere l'uomo ed allontanarlo da Dio".
C’è quindi poco da meravigliarsi se mia nonna, parlando di oltre sessant’anni addietro, si sentiva colpevole nei confronti della religione e, persino, considerasse l’ipotesi di una sorta di “punizione divina” nei suoi confronti, alla morte della sua terzogenita.
Non che la stessa Chiesa Cattolica trovasse impossibile allora e trovi impossibile oggi, la comunicazione con i defunti, altrimenti non sarebbero spiegate le apparizioni della Beata Vergine Maria o dei Santi, ma, in questi casi la Chiesa sostiene che si tratti di iniziative di Dio. Egli, infatti, nella sua immensa misericordia e nell'economia della sua Provvidenza permetterebbe, in casi esclusivi, che ciò accada, per il bene delle anime e della Sua Chiesa. Nel caso, invece, in cui siano gli uomini a evocare le anime dei trapassati, non è mai consentito dare il proprio assenso né partecipare a tali pratiche. Né si fa differenza tra i mezzi usati: medium, scrittura automatica, registratori, computer, radio, televisione o altro, giacché non si differenzia tra mezzi leciti e altri illeciti, visto che il fine da conseguire sarebbe in sé contrario alla fede. Neanche la Chiesa fa differenza tra una comunicazione spiritica buona e un'altra cattiva, prendendo come criterio di distinzione l'intenzione di chi cerca il contatto con l'aldilà. In pratica, dunque l’attività dello spiritismo non può essere giustificata né con il desiderio di conseguire un fine buono, di tipo religioso o scientifico, né con la convinzione, da parte di chi lo pratica, di compiere tali azioni ispirandosi alla fede cattolica: non è possibile compiere un atto contrario all'insegnamento della Chiesa ispirandosi nello stesso tempo alla fede cattolica. La Chiesa sembra avere ben chiara quale sia la posizione tra i figli di Dio ancora pellegrini sulla terra, quanti sono passati nell'altra vita e si stanno purificando e i fortunati che godono la visione di Dio. Le invidiamo in questa convinzione. Certamente il concetto molto materiale di un inferno di fiamme e tormenti “materiali” eterni, di un purgatorio dove anime ancora impreparate saldano, in qualche modo, i debiti con il nostro Dio e un Paradiso in cui, perennemente, altre anime “purificate” sostano eternamente a godere la Sua presenza, resta per noi molto difficile da percepirsi. Più evidente, invece, ciò che l’esperienza mi ha concesso di comprendere, ad esempio, su quanti si tolgono la vita, la cui vera fiamma eterna parrebbe il permanere nello stato di sofferenza estremo che li ha spinti al gesto e da cui, proprio con il suicidio, avrebbero voluto sfuggire. Peggio delle fiamme eterne…
Per una caratteristica insita dalla nascita, una parte di me, vive la vita con vitale fatalismo, godendo come una lucertola al sole nei giorniluminosi, ma anche lasciandosi colpire dal vento e dalla pioggia, con la splendida sensazione di essere una molecola dell'immenso mondo in cui, infinitesimale e felice, si trova a esistere. Appare ovvio che sia stato quello stesso gusto di vivere a spingermi verso la conoscenza come un assetato a una fontana; perché a mio parere la "voglia di vivere" non deve spingere alla dispersione delle qualità che la natura ci dona, nella sterile ricerca di una continua soddisfazione per la parte materiale del corpo. Questo perché io credo nell'anima. In conseguenza di ciò ho amato comprendere teoricamente e mettere in pratica, il maggior numero di "possibilità conoscitive", per cui sin da bambina mi sono lanciata sulla strada dell’esistenza apprendendo a danzare, assaporando la vitale necessità di scrivere poesie, la gioia di dipingere, la bellezza e la pace interiore che dona lo scrivere racconti e via via romanzi e testi sempre più ricchi e complessi. Tutto ciò mi ha posto nella necessità di "conoscere" sempre di più, mettendomi anche in grado di esternare questa conoscenza nel modo più gradevole e comprensibile, sia agli studiosi, sia a quanti di storia, filosofia, letteratura, sociologia, legislazione e altro, in linea di massima s’interessano poco o nulla. Alla mia prima laurea in architettura ha fatto seguito, nel 2003, quella in sociologia e, nel 2007, una magistrale in teoria della conoscenza. Con il solo scopo di apprendere. Nel frattempo, per seguire la mia ultimogenita, ho imparato ad andare a cavallo, ma, anche, ho passato ore cogliendo le ulive sulle colline di Droro , immersa nella natura.
Alle  spalle di questa "me" manifesta e coerente, esiste però da sempre un'altra me stessa, nascosta, colma di una sensibilità profonda, capace di sensazioni ed emozioni "eccessive" rispetto a questa società del benessere esteriore. Quella me stessa percepisce nell'aria pensieri mai divenuti parole, subisce le pene dei sentimenti e delle emozioni non espresse di chi la circonda e vive in sintonia continua con le sofferenze della nostra umanità contraddittoria, la quale, apparentemente, sembra ricercare soltanto l'appagamento di una felicità del tutto materiale, ma intimamente è piena di dubbi e desidera disperatamente ottenere la possibilità di credere nella presenza di un'anima. Per non morire. 
L'arte, in ogni sua manifestazione, ha rappresentato per me un mezzo con cui esprimere, realizzare e in qualche caso ritrovare la mia linfa vitale più autentica; potendo in tal modo anche impregnarmi d’infinito e placare l'ansia dell’esistere quotidiano, che si stempera e perde d’importanza a contatto con la bellezza dell'espressione artistica. Col passare degli anni si è andata affinando sempre più, nel profondo del mio io, quella che amo definire "sensibilità dell'immateriale"; ossia la capacità di percepire il dolore, ma anche la speranza e la gioia di esseri che hanno lasciato questo mondo. E' questa sensibilità una chiave di lettura in più, rispetto ai misteri dell'universo, che studio mantenendo verso essa la necessità di contenerla e non lasciarmi sopraffare. In più, percependo in modo più forte del normale tutte le piccole grandi perversioni più nascoste nel profondo della psiche di chi ci circonda, occorre una particolare quantità d’incondizionato amore e capacità di perdono. Lo studio della grafologia ha aperto altri orizzonti: osservare una grafia e percepire, attraverso lo studio, la personalità nascosta dietro quei segni in qualche caso è utile, spesso ti pone in una situazione di eccessiva e quasi immediata conoscenza del prossimo. Tuttavia consiglio lo studio della grafologia, percepita oggi come scienza esatta. E' un fatto che la vita di ogni giorno, vissuta a stretto contatto con il parasensoriale, divenga più complessa, tuttavia s’impara a convivere con le possibilità che concede. Quante "aure" buie e tristi ho "visto" intorno  a gente che sorrideva!  Quanti presagi amari, intorno ai volti speranzosi e giovani, quante mani che mi "parlavano" di morte e contatti fugaci che mi "passavano" tristezza e sconforto o luoghi nuovi a me, che si riempivano di "presenze" passate. Questo che ho provato a descrivere non è che un lato, forse il più delicato e difficile, della mia realtà di sensitiva e per questo motivo, pur se con difficoltà, ho preferito per anni fingere di non "percepire" la mia diversità, chiudendo una porta materiale agli amici che ci hanno preceduto in un'altra dimensione, benché mi rendessi conto quanto fosse necessario un po' di luce sul lato spirituale della condizione umana. Certamente non sono sola a possedere capacità parasensoriali, e oggi, finalmente, se ne parla con interesse e attenzione, non più con paura e ignoranza. E' comunque un sogno: "rendere" un'anima immortale a chi teme o crede di non possederla; far comprendere all'uomo che vive soltanto in funzione della carne che questa non è in suo potere, che dovrà lasciarla, ma anche consentire un po’ di speranza a quanti hanno perduto un loro congiunto o un essere amato, perché sappiano che esiste ancora, è ancora vivo.
Quante cose cambierebbero in meglio "nel mondo della carne", se tutti potessero essere certi di possedere anche, o forse soprattutto, una parte eterna spirituale e invisibile ai più.
Per molti difatti riesce difficile credere che esista e coesista con il corpo fisico, un corpo astrale; eppure accade che, in casi di amputazione di arti, l'arto "fantasma" sia percepito come integro, oppure che il corpo astrale, in varie occasioni traumatiche, possa rendersi visibile al corpo fisico. Su questa evenienza tornerò più volte nel  corso  del testo di parapsicologia, ma fin da ora vorrei consigliare il lettore di tentare un contatto con il proprio io immateriale, poiché un miglior modo di vivere dipende proprio dalla capacità d’interdipendere positivamente con il proprio corpo astrale.
Avrei potuto iniziare a scrivere questo libro molti anni fa, ma decisi di posticipare il lavoro al momento in cui sarei stata certa di aver raggiunto un più sano equilibrio psico‐fisico, ossia una maggiore coesione tra io materiale ed io spirituale.
Mi hanno spinto alla realizzazione di questo libro molte "voci" che non tutti sono in grado di ascoltare: in realtà forse si pretendeva da me che dedicassi gran parte della mia vita alla  ricerca  di spiegazioni riguardanti il mondo del paranormale, ma, per essere in grado di prendere contatto con le realtà intangibili, occorre avere i piedi ben saldi nel tangibile, una grande forza  di volontà, serenità spirituale e coraggio. Tutte queste capacità erano in me ancora allo stato latente anni fa, quando "brancolavo" nel mondo irreale delle presenze eteree correndo il rischio di trovarmi coinvolta fisicamente e psichicamente in situazioni che non ero ancora in grado di gestire. Sono molti coloro che, prima di me, hanno affrontato da incoscienti questo rischio ed hanno pagato un prezzo troppo caro.
Oggi, proprio attraverso lo scorrere materiale dei giorni e degli eventi, aiutata da forze extrasensoriali che benevolmente mi hanno seguita nel mio cammino umano, ho raggiunto la capacità di dialogare con Voi, tentando di farlo con la maggiore chiarezza possibile e con l'intenzione di porre un punto di partenza o di transito, (giammai di arrivo), per successive e più approfondite diagnosi.
Il mio desiderio è che questo scritto ubbidisca, anche se soltanto in parte, al desiderio delle forze spirituali positive, tendenti a pubblicizzare la realtà del loro esistere come mezzo di speranza e di conoscenza per tutti gli uomini, che non si ponga limiti di tempo di luogo o di spazio.
L'extracorporeità difatti non è condizionata da nessuna di queste realtà "relative", ossia le riduce, le approfondisce, le altera, le sovrappone, le nega o le esalta a suo piacimento.
Abbiamo in dote un universo di conoscenza e noi stesso vi facciamo parte, in quanto "inquilini" e "condomini" ma anche molecole infinitesimali ed essenziali di un "uno" che eternamente si evolve in positivo. 
Possediamo in embrione tutto il sapere dell'universo e dobbiamo tendere alla perfezione, senza porci il problema se essa sia per noi oggi materialmente raggiungibile. I nostri sensi mortali non sono che la parvenza esteriore di altre possibilità che ci sono state offerte dallo spirito, ma queste non sono in grado di estendersi se noi ci rifiutiamo di accettarne la presenza.
La percezione extrasensoriale non è sempre una realtà facile, ma se ciascun essere umano desiderasse evolversi verso essa, certamente trarrebbe vantaggi anche materiali dalla maggiore capacità di comprensione dei suoi simili e delle realtà spesso amare che s’incontrano ogni giorno, ed anche un maggiore vigore fisico che, per contrasto nascerebbe in essere i quali non temono più la morte. La realtà del quotidiano ci impone purtroppo cento impellenti necessità per cui gli esseri  umani, troppo coinvolti a osservare quando li circonda, finiscono per "non vedere" che l'estremamente tangibile. Occorre invece imparare che la realtàvisibile non esclude quella invisibile, ossia quella che il nostro organismo umano generalmente non riesce a percepire. Un semplice esempio di come possano convivere due realtà differenti, di cui una percepibile da un dato essere e l'altra non percepibile da questi, ci giunge dai computer: è oramai conoscenza comune il fatto che, se su un “cd” s’incidono (ad esempio), due articoli giornalistici, usando due differenti e non interdipendenti programmi di scrittura, per ciascun programma l'articolo scritto con il programma differente non esista e non possa essere letto. Eppure noi sappiamo benissimo di averlo "salvato" proprio su quel cd! Ebbene: immaginiamo di essere anche noi come dei "programma" posti in grado di "leggere – vedere ‐ vivere" un tipo di realtàtangibile, perché stupirci che possa esistere un altro tipo di realtà, altrettanto viva, ma che noi non siamo programmati" a percepire?  Forse dipende soltanto da noi l'acquistare la capacità di estendere le nostre possibilità di percezione, passo per passo, cominciando a intuire la presenza di un’altra realtà, per poi "viverla e vederla" sempre di  più. 
Forse proprio a mezzo della pressione psicologica esercitata da quanti possiedono, magari soltanto in embrione, questa differente o maggiorata capacità percettiva, che si potrà indicare la strada della conoscenza "totale" a una massa sempre più estesa di mortali, pronti a divenire coscienti della loro immortalità spirituale.
Il senso del mio lavoro è proprio in questa possibilità di riflessione, che non allontani l'uomo dalla realtà tangibile, ma gli permetta di approfondirne la conoscenza attraverso la percezione di una realtàeterea "parallela". Mettendo così in grado il nostro computer umano di "leggere" sul cd della vita tutto ciò che vi è scritto.

Bianca Fasano