Scrutare il mare verso sera
è sfogliare le pagine dell’ignoto
un penetrare durante la veglia
nel mistero del sogno
è impadronirsi delle nostre memorie
terapia che squarcia
la patina opaca dell’oggi
è violare il labirinto dell’anima
bussare a porte chiuse da tempo
svelare luoghi e doni inaspettati.
Per questo una poesia
si scrive ammirando il mare
ospiti discreti di un miracolo
che si compie all’insaputa di noi stessi.
E’ varcare i confini del già visto
è un delirio sacro in cui si rischia
la dannazione o una carezza divina.
La poesia è l’arcobaleno della vita
e il suo canto il lamento di Dio
mentre prega per la stoltezza degli uomini.
Poesia è creazione di senso
e potersi specchiare nell’immenso
che il mare al tramonto squaderna
svelando orizzonti poco usati
come le rotte di antichi velieri.
Scrivere versi una sera di settembre
è assistere ad una messa profana
innanzi al mare che si ritrae in silenzio
è ascoltare il respiro del cosmo
mentre ride delle nostre miserie.